UNIONI CIVILI E ADOZIONI

GIUSEPPE RAFFA 17 FEBBRAIO 2016Lo spettacolo rappresentato in questi giorni al Senato, dove si sta discutendo il disegno di legge sulle unioni civili, è lo specchio fedele di una società  litigiosa che rifiuta il confronto  al fine di imporre il volere di maggioranze variabili su temi  che riguardano la condizione umana.La politica italiana, mai così subalterna all’Unione Europea, pur di copiare quanto avviene in altri paesi del  Vecchio continente mette a dura prova le nostre radici socio-culturali e religiose. Gli effetti della mondializzazione si stanno  ripercuotendo anche  qui da noi agevolando il cambiamento. Ed in virtù di queste trasformazioni, che ci consentono di essere protagonisti  nell’ambito delle società avanzate,  è giusto riconosce nuovi diritti  che fino a qualche anno fa erano impensabili finanche  in uno stato laico come l’Italia, chiamato a fare i conti con  certi residui   della tradizione religiosa. La legislazione italiana è una delle più avanzate al mondo  ed oggi riconoscere  un diritto a coppie dello stesso elimina un altro ostacolo  sul cammino  dell’uguaglianza di tutti  i cittadini.Ma non si può, assolutamente, creare un conflitto tra diritto positivo e diritto naturale. Ed è quello che, purtroppo, sta avvenendo in Senato con una maggioranza che sembra non voglia tenere conto di quanti, pur favorevoli all’approvazione della legge, chiedono  un confronto  per apportare  correzioni   al  testo del decreto di legge Cirinnà, al fine   di tracciare una netta demarcazione tra  unioni civili  e famiglia tradizionale.

Quest’ultima, in Italia, nell’ultimo secolo ha subito grandi trasformazioni con il passaggio dalla famiglia patriarcale a  quella nucleare, fino all’odierna famiglia tecnologica. Evoluzione che ha cambiato il  suo modo di essere, ma non l’ha snaturata con la sostituzione  della  mamma e del  papà con figure nono sesso.  La famiglia tradizionale non è un modello superato. E su questo Papa Francesco – che sta guidando la Chiesa  verso un’ evangelizzazione in sintonia con i cambiamenti della società –  lo ha detto chiaramente nel corso della sua visita in Messico. Per  il Pontefice,  “Oggi, vediamo e viviamo su diversi fronti  come la famiglia  venga indebolita e messa in discussione. Come si crede  che essa sia un modello ormai superato  e incapace  di trovare posto all’interno delle nostre società che, sotto il pretesto della modernità, sempre più favoriscono un sistema basato sul modello dell’isolamento”.  La famiglia è basata sull’amore e sull’unione di persone di sesso diverso, uomo e donna, e da questa unione naturale  avviene il concepimento e la nascita dei figli.

Due figure  che, pur nel sacrificio quotidiano, sono importantissime per la formazione socio-pedagogica della prole che rappresenta il ricambio generazionale di un Paese. “Preferisco una famiglia – sono sempre parole di Papa Francesco –con la  faccia stanca  per i sacrifici ai volti imbellettati che non sanno di tenerezza e compassione”. E la famiglia tradizionale ci riporta alle nostre radici cristiane che nessuna postmodernità sarà in grado di recidere, di sfilacciare.  E siamo  d’accordo con l’arcivescovo metropolita, mons. Giuseppe Fiorini Morosini il quale, con una sua lettera, si è rivolto ai giovani  della nostra diocesi  per comunicare loro l’importanza della famiglia cristiana. Padre e madre non possono essere surrogati  con altre figure o diventare genitori  affittando l’utero di una donna che concepisce non per amore, ma per soldi. Mettere al mondo dei figli, diventa  una pratica dell’attuale società consumistica in cui tutto è trasformato in merce. Anche le  adozioni a persone dello stesso sesso snaturano l’essenza della famiglia  e  provocano danni relazionali  rispetto a chi cresce con la presenza del papà e della mamma.

Giuseppe Raffa – medico

             *Presidente dell’Amministrazione provinciale di Reggio Calabria


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