UNA SOCIETA’ CHE FUNZIONA, UNA SCUOLA SENZA RIVALI

GIANOTTI HELSINKIHelsinki è una di quelle città che non sbaglia un colpo. Siamo in Finlandia, il Paese membro più settentrionale dell’Unione europea. Qui pare che tutto funzioni: nessuna crisi, innovazione continua, sviluppo sostenibile e formazione d’eccellenza. Internet per loro è cosa seria e sono sempre on-line anche perché qui la potenza tecnologica crede nel bene comune. Inoltre, i redditi pro capite sono tra i più alti del mondo e quella finlandese è stata acclamata come una delle società meno corrotte del globo. Pure la politica funziona e lo dimostra il fatto che la democrazia è pienamente applicata con rapporti tra cittadino e Stato basati sul rispetto reciproco, con diritti umani ben tutelati e la presenza di un eccellente sistema di welfare.

Questo è il Paese che ho avuto modo di visitare in una recentemente trasferta di studio sociologico e formativo, affiancato da un gruppo di direttori scolastici, accademici ed imprenditori italiani. Il tutto rientrava nel progetto MEET, Mobility in Europe for Enterprises and Trainers, nell’ambito del programma europeo Leonardo Da Vinci, dove abbiamo potuto approfondire conoscenze in merito a questo Stato del Nord che è poco più grande della Norvegia e più piccolo della Germania.
La Finlandia è molto “green”: possiede le più vaste foreste dell’Europa, una rete  di idrovie interne unica nel suo genere e uno splendore di vegetazione e fauna protetta. Circa due terzi della popolazione nazionale, pari a quasi 6 milioni, vive in città, mentre il resto è insediato in zone rurali. Sappiamo, inoltre, che l’economia finlandese funziona bene e i conti sono in ordine, il settore bancario è solido e la disoccupazione è sotto controllo, ma la vera arma segreta del popolo finlandese è certamente la scuola. E proprio la formazione e l’istruzione sono i settori che abbiamo affrontato e approfondito nella trasferta ad Helsinki, dove lo Stato investe il 5[%] del Pil per la ricerca e le scuole che sono ormai diventate un modello per tutto il mondo. Tutto questo è visto come un investimento al fine di garantire servizi di prima qualità: computer e connessione internet, libri di testo, laboratori all’avanguardia con attrezzature di prim’ordine e biblioteche attrezzate, così come la possibilità di studiare le lingue straniere: oltre al finlandese e allo svedese, infatti, nelle scuole è obbligatorio anche lo studio dell’inglese. In pratica la Finlandia è considerata una vera superpotenza dell’istruzione.

«In Finlandia studiare e avere la possibilità di ricevere un’istruzione sono diritti fondamentali di tutti i cittadini, per questo cerchiamo di formare e supportare tutti gli studenti, arrivando a raggiungere un tasso di abbandono scolastico piuttosto basso – ci ha confermato Jussi Kajander, project manager di City of Helsinki Educational Department -. Il nostro sistema scolastico è egualitario, non ha tasse ed offriamo pasti gratuiti agli studenti che frequentano i corsi a tempo pieno. Il nostro attuale sistema educativo scolastico inizia con la Scuola primaria obbligatoria di nove anni, la così detta Basic education, che dà accesso alla Scuola secondaria superiore, della durata di tre anni, la quale presenta due indirizzi: uno umanistico, per il proseguimento degli studi, ed uno professionale per l’inserimento nel mondo del lavoro.  Infine c’è il passaggio all’istruzione terziaria superiore offerta da Università e Politecnici che normalmente hanno formazioni di tre anni per la laurea, più due per i rispettivi master».

Infine bisogna aggiungere anche un altro tassello importante in merito all’istruzione e riguarda quella in età adulta. I finlandesi, infatti, studiano anche quando vanno in pensione, frequentando corsi di cultura generale, lingue e corsi tecnici. Da qui si capisce che la formazione dei cittadini  è alla base dello sviluppo e il finanziamento della ricerca è la sua naturale evoluzione.

«La maggior parte delle scuole superiori è attualmente di proprietà delle municipalizzate, un terzo è statale e il resto degli istituti sono privati, anche se questi ultimi sono pochi – ha ribadito Sari Turunen-Zwinger, referente del progetto Italia-Finlandia e responsabile della formazione ad Helsinki -. Ci sono i licei ad indirizzo classico, ma anche specialistico, con discipline sportive o artistiche, ma tutti puntano comunque ad una solida preparazione culturale globale. Gli istituti professionali, invece, si presentano con una grande quantità di indirizzi didattici diversi. Qui gli studenti affrontano due fasi formative: quella generale e quella di specializzazione. La fase generale, dura un anno, ed ha un contenuto comune a tutti gli studenti, poi scatta la fase di specializzazione dove si apprende un vero e proprio inquadramento professionale».
Le scuole professionali ricevono sovvenzioni dallo Stato. Poi ci sono le Università, che offrono un servizio quasi gratuito a tutti gli studenti, e sono tutte a numero chiuso. Ogni anno, infatti, sono disponibili non più di 18.000 posti in tutto il Paese, su circa 40mila studenti che sostengono la maturità.

«Rispetto ad altri sistemi scolastici europei,  quello finlandese non si limita a fornire istruzione, ma anche welfare – ha sottolineato Tiina Halmevuo, responsabile Qualità del Kueda Group Education and Training di Jarvenpaà -. Oltre alla formazione, infatti, si punta anche sulla sicurezza, la salute, l’alimentazione e sul benessere psicofisico dello studente: tutte condizioni basilari per l’apprendimento». Il risultato è una scuola pubblica di qualità, più pedagogica che tecnologica. Con pochissimi bocciati e dove si punta su piani di studio molto personalizzati, affrontando con tempestività le difficoltà nell’apprendimento. Tutte le scuole, inoltre, hanno un team di insegnanti di sostegno e psicologi.

Chiaro, che in tutto questo contesto gioca un ruolo fondamentale la qualità nella preparazione dei docenti. Per questo, insegnare, in Finlandia, è un privilegio destinato ai migliori, in quanto si tratta di una professione molto rispettata e ambita, e non un ripiego come spesso avviene in altri Paesi. L’insegnamento diventa così una professione morale e lo dimostra il fatto che l’accesso ai programmi universitari è altamente competitivo. Ai candidati, infatti, vengono richiesti ottimi voti nei test di ammissione oltre al conseguimento di almeno un titolo di master.
«Nella selezione che viene fatta a monte, solo 10 aspiranti docenti sui 100 in lista, riescono ad essere integrati nel sistema scolastico per l’insegnamento – ha concluso Sari Turunen-Zwinger -. Gli studenti che ambiscono alla cattedra, oltre la laurea e la specializzazione devono seguire anche corsi di aggiornamento con continue sessioni di studio, dove sono gli stessi colleghi che analizzano le rispettive classi, scambiandosi opinioni sui migliori metodi didattici». In pratica c’è un continuo controllo.
Inoltre, i prof cercano di offrire ai giovani la possibilità di assumere un ruolo attivo nella loro istruzione consentendo lo sviluppo della personalità con una costante consulenza ed un programma di studi personalizzato basato sulle aspirazioni e gli interessi proprio degli studenti. L’obiettivo, per tutti, infatti, è quello di creare un sistema d’istruzione di alta qualità che diventi un investimento redditizio sul futuro. E a quanto pare tutto questo funziona, visto che oggi, la Finlandia, ha una struttura formativa tra le più innovative del mondo.


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