UNA PROSPETTIVA DIVERSA PER GIOVANI LAUREATI,OVER 50 E LAVORO

Nicodemo BumbacaQuella del lavoro   non è solo giovanile ma riguarda anche la fascia degli over 50 che ancora si sentono attivi e hanno parecchia volontà di essere ancora parte vitale della società. Voglio cominciare con una riflessione personale partendo dalla situazione, più che mai complessa, che riguarda noi giovani ed in particolare a tutti quelli che hanno conseguito una laurea nelle scienze sociali. Spesso faccio ricerche su internet per capire quali sono gli umori   di un laureato in scienze sociali e, nella stragrande maggioranza delle volte, leggo nei forum post di persone demotivate, che credono di aver sbagliato a fare la scelta di conseguire questo tipo di studi, perché la loro laurea non ha nessun riconoscimento e non consente a far entrare nel mondo lavorativo. Questa loro demotivazione è ancora più rafforzata dal fatto che anche le altre persone che interagiscono nel forum alla discussione, alimentano il loro stato di angoscia e frustrazione. A consolidare ulteriormente lo stato negativo di queste persone è la situazione economica italiana che di giorno in giorno peggiora senza tregua.

Per dare un punto di vista personale e alternativo rispetto a loro io dico che i loro sforzi non sono vani. Di fatto   io non credo che una laurea non abbia alcun valore, anzi. Io credo che la laurea, soprattutto nelle scienze sociali, sia molto importante e necessaria in quanto forma gli studenti ad avere un forte senso critico e indipendente del mondo in cui vivono. Il senso critico è fondamentale, è il   motore che spinge la comprensione verso l’individuazione delle le opportunità e i rischi del contesto in cui ci si muove. Il problema fondamentale non è la laurea ma, è come si vuole sfruttare le conoscenze che essa   da. Molti, a mio parere, la conseguono perché il loro primo obiettivo è quello di vendersi come lavoratori dipendenti. Se non si raggiunge questo obiettivo l’unica soluzione che si riesce a trovare è quello di stare immobili a casa sperando che qualcuno li possa chiamare o notare. Ci si spreca nell’attesa di un eventuale e forse improbabile cambiamento portato da qualcun altro.

Il mio punto di vista, invece, è quello che il laureato deve creare e/o crearsi le opportunità di lavoro, avere una capacità maggiore di sfruttare il potenziale intellettuale che ha sviluppato durante il percorso universitario. Il laureato deve creare ricchezza, sia materiale che intellettuale, e non può, invece, sperare che qualcuno (magari con un titolo di studio inferiore) gli proponga un lavoro. Le università dovrebbero trasfondere questa visione ai propri studenti, dare maggiore fiducia e formare persone che abbiano la capacità e la voglia di rischiare in qualcosa che vada oltre il semplice posto di lavoro.

Il problema del lavoro del laureato oggi sta proprio nel fatto che non è in grado di creare ricchezza perché l’obiettivo primo è quello di trovare un’assicurazione per la vita. Ci si accontenta di lavorare molto per uno stipendio minimo piuttosto che riflettere e utilizzare quel senso critico, di cui prima parlavo, per creare nuove opportunità.

Il risultato è che tutti aspettano di vendere le proprie capacità, diventando in questo modo merce svenduta al miglior prezzo per chi la compra.

Il mondo globale ha in sé non solo rischi ma, anche opportunità. Spetta a noi classe di laureati,: intellettuali, sociologi, economisti, imprenditori ecc, coglierle.

Per quanto riguarda, invece, l’altra classe di lavoratori, gli over 50, sembra che questi stiano diventando sempre di più un problema. Infatti sono l’incubo delle casse dello Stato. Di recente, per esempio, abbiamo assistito alla bassezza delle scelte della politica italiana, che ha lasciato migliaia di suoi cittadini senza un lavoro e senza una pensione (gli esodati). Una questione che la dice lunga su quanto lo stato delle decisioni politiche e sociali in Italia siano legate ad una mancanza di una visione di valorizzazione di queste risorse che sono state lasciate sole ad un destino incerto.   Al contrario, dovremmo valorizzare queste risorse e prendere esempio dal modo di fare   degli americani.

Leggendo, ad esempio, il libro di Rampini, Voi avete gli orologi, noi il tempo, in una parte del libro parla proprio come questo popolo sia in grado di cogliere le nuove opportunità, individuate negli over 50, cioè lavoratori che stanno finendo il loro ciclo di vita lavorativa ma che, visto le condizioni di una vita migliore e più lunga,   diventano una nuova risorsa e non una calamità. Rampini scrive così : Noi baby boomer siamo un’enorme risorsa anche adesso che diventiamo pantere grigie…Ed è per questo che ci sentiamo i più adatti a ridefinire anche le fasi successive. È nostra la nuova età adulta che   sta creando un varco, e diventerà   un nuovo capitolo della vita di ciascuno. Da spendere sui luoghi di lavoro o nel volontariato, in famiglia o nell’esplorazione di terre lontane: con la possibilità di trasmettere un bagaglio di esperienze.

Oggi gli over 50 diventano risorsa attiva e forse anche con molta più positività rispetto ad i giovani laureati avendo in se una tendenza maggiore a rimettersi in gioco. Per questo, infine, dico che noi laureati italiani dobbiamo essere più propositivi, non vederci solo come merce da vendere a qualcuno, ma essere il motore di una società più attiva, critica, coraggiosa, intelligente e propulsiva, che insieme alla generazione dei ‘nuovi giovani’(over 50) potremo ridare slancio a nuove politiche sociali e nuove vie di sviluppo.


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