UN DOLORE CHE NESSUNO VEDE

Mia figlia, medico, bella, giovane, appassionata, entusiasta, instancabile lavoratrice, contagiata giace in un letto.

Piange, piange in modo sommesso, per i pazienti morti, perché vorrebbe poter fare di più, vorrebbe stare bene.

Piange nella sua mascherina lacrime silenziose.

Sta malissimo, ha cefalea continua, un quadro tipo sinusite, con febbre, nausea, dolori da tutte le parti come se uno schiacciasassi ti avesse calpestato.

Piange perché si sente in colpa di aver contagiato il suo amato papà.

Piange perché è sola isolata in casa da giorni.

Il suo pianto mi fa male.

Io non dormo da dieci notti, non ho sonno, di notte mi prende un dolore toracico continuo, divento tachicardica.

Un dolore che si attenua solo con lo xanax.

Mi viene da piangere.

Ho un disturbo da stress post traumatico.

Troppi morti.

Ho il pensiero fisso.

Troppi morti.

La mente va a loro a quelli che non siamo riusciti a salvare, alle loro famiglie, al dolore ed il vuoto che resterà per sempre nelle loro vite, non hanno potuto dirsi addio.

Forse poteva andare diversamente.

Forse.

Scrivere è terapia.

Nulla sarà come prima.

SociologiaOnWeb


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