Teoria del corpo amoroso ai tempi della quarantena

di Giuseppe Bianco

Il prima, il durante ed il dopo dell’eros, in tempi di pandemia

A seguito del recente studio sull’emergenza pandemica, dell’Associazione Sociologi Italiani (1) , nel quale si è indagato anche in merito al bisogno di saldare e tutelare le relazioni di tipo affettivo oltreché della mia visione recente di un film (uscito nelle sale cinematografiche un po’ di anni addietro: “L’amore ai tempi del colera”), mi sono lasciato suggestionare (sperando di poter approfondire le tante sfaccettature sull’argomento, in altri articoli successivi), in termini di riflessione personale, rispetto all’argomento: AMORE ED EROS AI TEMPI DEL COVID.

Premetto che l’articolo, non è attualmente sostanziato dalla presenza di dati certi (potrà essere oggetto di indagine futura), ma solo da intuizioni ed elaborazioni personali che cercheranno comunque di fornire alcuni spunti di riflessione per un possibile dibattito sul tema dell’eros, inteso come forza motrice del nostro terreno interiore.

Per fare ciò, desidero strutturare brevemente l’analisi in senso di ordine temporale, proponendo tre aree di riflessione precise: prima, durante ed al termine dell’emergenza pandemica. Questo al fine, di lasciare al lettore la possibilità di riflettere in modo comparato, fornendo ad esso possibili scenari di sintesi futura.

PRIMA

Il 30 marzo 2018, assieme alla collega Sonia Angelisi, proponemmo una riflessione dal titolo: “L’amore ai tempi dei social network” (2). L’analisi del fenomeno, si concentrò sulle differenti categorie e modalità inter-relazionali nell’ambito affettivo-amoroso.

Le conclusioni, furono incentrate, sulla facilitazione delle possibilità di contatto relative soprattutto all’uso dei social-network e nello stesso tempo sulle diverse ombre che dall’utilizzo spropositato o distorto di essi, potevano derivare, sulla potenziale incapacità di incontrare “l’altro da me”, in senso duale e non soltanto narcisistico.

Nell’approfondimento empirico, si evidenziò, una certa difficoltà a percepire “l’arte” dell’incontrarsi nella realtà e di conseguenza di mediare con la diversità e la ricchezza che dal confronto con essa, possono derivare. L’uso non appropriato dei social network, s’impose, come fattore importante di tale dinamica. La difficoltà era da ricondursi, principalmente alla dis-percezione della diversità tra mondo virtuale e mondo reale.

Le molteplici richieste di contatto e le modalità comunicative, relegate a codici sussumibili con paradigmi propri della “liquidità” (ad esempio la mercificazione dell’altro  –  quasi visto come prodotto da poter consumare e discriminare con facilità, a causa dell’abbondanza di potenziali altre possibilità di incontro e/o per fretta di produrre risultati quantitativi – in termini di conquiste) comportavano una sorta di regressione narcisistica ed in moltissimi casi alienante in merito all’amore. Amore che dallo stato di “liquidità” (dove ancora era possibile anche se in modo superficiale, il contatto), tendeva a distanziarsi e modificarsi ulteriormente, verso una posizione di comoda e sfiduciata solitudine (definito come: stato gassoso dell’amore).

L’articolo, si concludeva, stimolando nei lettori la presa di coscienza di alcune dinamiche maggiormente virtuose, orientate alla riscoperta di un amore “umano” e quindi bisognoso di contatto, di cura, di maturità e creatività, al fine di potere garantire agli individui  occidentali, la libertà di nutrirsi di una “forza cosmica” che si è da sempre contraddistinta, nelle diverse epoche storiche, come motore di cambiamento a garanzia di “umanità reale e non virtuale” (Erich Fromm, trovò una sintesi brillante per esprimere i concetti esposti. “L’amore infantile segue il principio: “Amo perché sono amato.” ” L’amore immaturo dice: “Ti amo perché ho bisogno di te.” L’amore maturo dice: “Ho bisogno di te perché ti amo.”).

Il bacio

DURANTE

Rispetto al momento attuale ed alle sue modalità di espressione della sensualità e dell’affettività, possiamo partire col ricordare la sostanziale stabilità di ricerca affettiva (in senso lato) che i dati fornitici dal recente studio dell’ASI ci hanno mostrato. Il fatto di rimanere obbligatoriamente a casa, sembra palesare un desiderio di famiglia e di comunione con il partner (soprattutto per quanto riguarda le donne). A prescindere dagli altri eventuali studi, atti a fotografare l’amore all’interno delle mura domestiche, diverse sono state le testate giornalistiche orientate a fornirci elementi di cronaca, di stampo maggiormente “anomico” (in merito ai tradimenti di coppia ed alla prostituzione ad esempio) che eviterò di approfondire, in quanto l’articolo ha una finalità, maggiormente generalista.

La curiosità sociologica, potrebbe portarci ad affinare la ricerca, per approfondire, la categoria “qualità”, rispetto alla categoria “quantità” di tempo speso assieme. Con buona probabilità, lo stravolgimento della vita quotidiana, la limitazione del processo organizzativo del tempo e delle abitudini, ha iniziato a produrre in questo periodo due “categorie pensiero”, nuove da un certo punto di vista: “IL LIMITE” e “L’ESSERE NUDI”. Ridimensionando di molto, la possibilità di nascondersi nei diversi contesti quotidiani, l’individuo che prima, riusciva a governare le sue dinamiche sentimentali ed erotiche, rifacendosi agli schemi “liquidi” (consumo di tipo usa e getta, sulla base dei bisogni del momento) è costretto a ripensarsi, riproporsi, sulla base di uno schema che solo prima garantiva l’apparente libertà e di conseguenza la mancata autenticità, con la possibilità di inscenare tanti ruoli diversi, a seconda della sotto categoria di riferimento ( moglie/marito, amante, amico etc.) e di conseguenza la spinta a palesarsi nell’ambiente domestico in tutta la complessità emozionale/affettiva e nella sua dimensione umana che per la psicologia del profondo, è governata da forze, bisogni e dinamiche pulsionali , difficilmente governabili con la parte razionale (orientata alla performance pura).

Probabilmente, la ricerca di una dimensione di equilibrio, all’interno della coppia, dopo un periodo di negazione difensiva e chiusura in sé stessi (per la paura di mostrarsi per ciò che si è e non per ciò che si vorrebbe), produce diverse problematiche di tipo conflittuale, ma è destinata a stimolare, un processo di maturazione, di nuova conoscenza dell’altro, grazie al limite, che fino a qualche tempo addietro non si aveva ( “delirio di onnipotenza” aiutato dalla velocità dell’agire sociale e dalla possibilità di mostrarsi per brevi periodi di tempo per poi scomparire) e che invece, all’interno delle mura domestiche, si deve per forza di cose recepire.

L’eros pertanto, in questa fase attuale, potrebbe tornare a svolgere un ruolo nuovamente relazionale e non più soltanto prettamente orientato alla compensazione egoistica. Difatti, l’altro da me, non sarà più visto come un oggetto satellitare alla nostra individualità, ma come un elemento personale che nella diversità ed attraverso una mediazione (dovuta alla forzata “messa a nudo di entrambi”), contribuirebbe a stimolare, un processo di nuovo spazio “unitivo”, inteso in senso più umano.

SCENARI FUTURI E CONCLUSIONI

Ma cosa potrebbe accadere, una volta usciti dall’emergenza? Di sicuro, molti potrebbero essere gli scenari. Partiamo con il definire che l’attrazione sensuale, vista come elemento costitutivo della maggior parte dei legami stabili e meno stabili, poggia indiscutibilmente sulla dinamica del “desiderio” (almeno apparentemente, condizionato dalle restrizioni attuali).

Per approfondire il concetto di “desiderio”, risulta utile, riprendere i concetti di “mortido” e di “libido” (categorie proprie dell’io freudiano e solo apparentemente dicotomiche). Contestualizzando le due pulsioni e sussumendole al periodo che stiamo vivendo, potrebbe apparentemente sembrare che la parte mortifera, abbia preso il sopravvento su quella libidica. L’allentamento delle libertà, avrebbe portato ad una maggiore aderenza verso un blocco energetico di tipo statico (inteso come stato mortifero) e di conseguenza alla produzione di un blocco della fluidità pulsionale            (inteso come stato che desidera il piacere). Questo solo apparentemente. Riprendendo gli elementi, proposti all’inizio dell’articolo, si potrebbe invece ipotizzare, che le dinamiche amorose (e di conseguenza aperte al desiderio dell’altro) nel periodo pre-pandemico, erano sostanzialmente e molto spesso inficiate, da posizioni orientate all’individualismo ed all’utilizzo dell’altro in senso oggettuale (tale dinamica, probabilmente rinforzata dalle categorie culturali proprie del mondo occidentale e dall’uso improprio dei social network). Vi era pertanto, una tendenza al viversi il gioco del corteggiamento, dell’eros e dell’amore, in una modalità scarsamente naturale e matura, per certi aspetti scissa dalla dimensione orientata all’incontro reale e mirata a soddisfare elementi più regressivi dello stato psichico           (soddisfazione dei bisogni del singolo, vissuti senza tener conto dei bisogni dell’altro).

Durante questo periodo di restrizione, è ipotizzabile che le persone, si stiano ancorando maggiormente ai vecchi schemi comportamentali (quelli ancora realizzabili) e tra questi, si ritrova anche l’uso dei social network per canalizzare il desiderio di incontro (e non accettare il cambio di realtà) ed a causa di questo, in alcuni casi, negarsi la possibilità di incontrare il partner in carne ed ossa (nell’ambiente domestico e nelle reciproche nudità).

Da ciò si potrebbe dedurre che nel post-quarantena, le persone, potrebbero posizionarsi in uno stato di ulteriore dipendenza dalle modalità relazionali disincarnate e di tipo multimediale (il processo come già detto era avviato da prima), in una sorta di ulteriore dinamica disumanizzante, stimolata ulteriormente dalle restrizioni relative al distanziamento sociale. Il cervello difatti viene plasmato da abitudini perpetuate e nuove piste neurologiche, si strutturano in base a queste                (abitudini). Quanto detto, potrebbe tuttavia, non verificarsi. Alcune tecniche proposte nei percorsi di psicoterapia comportamentale, prevedono infatti, per la rimozione di una tendenza patologica, la proposta dell’attuazione di una esasperazione del comportamento stesso (per capirci pensiamo a chi è goloso di cioccolatini e dopo averne più volte abusato, ne rimane da un certo punto in poi, disgustato) al fine di non associare più piacere, ma dolore nel perpetuarlo.

Potrebbe di conseguenza verificarsi, a causa di questo periodo pandemico e della sostanziale esasperazione di alcune delle già consolidate libertà (uso dei social network o della pornografia) e della costrizione rispetto ad altre (ad esempio, le limitazioni nei movimenti, hanno ridotto di molto la possibilità, d’intendere un rapporto, come soltanto momentaneo e frutto dell’appagamento di un bisogno egoistico), una più profonda, presa di coscienza “animica”.

EROS

E’ paradossale, ma nella logica della maturazione dell’individuo, ogni percorso di tipo sapienziale esoterico ed essoterico (considerando la stessa psicoanalisi, almeno in alcune sue correnti, come uno strumento non soltanto orientato alla cura, ma anche alla lettura più allargata dell’identità umana e sociale) da sempre, hanno proposto il momento di blocco dall’agire esterno e l’ascolto dell’interno (attraverso l’educazione al silenzio), come elemento fondante, di qualsiasi processo di consapevolezza e maturazione.

Risulterebbe suggestiva l’ipotesi, che a causa di questo periodo di sanificazione del profondo e di abitazione del limite (basti pensare a quanto la stessa natura a livello sistemico, stia riprendendosi i suoi spazi, ritornando a respirare e di conseguenza, in senso figurato anche a godere), gli individui potrebbero uscire dalla crisi, arricchiti di alcuni “moti” propri dell’essere umano e che in qualche modo erano stati sedati ed addormentati  dalla dimensione consumistica della società.

A livello etimologico, la parola desiderio è molto affascinante. Questo termine deriva dal latino e risulta composto dalla preposizione de- (intesa come mancanza) e dal termine sidus che significa, stella.

Desiderare significa quindi, letteralmente, “mancanza di stelle”, nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle”, che nell’accezione attuale, potrebbe significare, desiderare qualcosa di prezioso in modo appassionato. Tornare a riportare il desiderio amoroso ad uno stato di “ardore” (dove prima era da essere inteso come scontato ed orientato solo alla soddisfazione di un bisogno, presumibilmente soddisfacibile attraverso mille altre opportunità), stimolerebbe l’esplosione di una nuova una fioritura del bisogno di piacere pulsionale, incorniciata però dal senso del limite individuale e di conseguenza dalla reale apertura all’altro da me, in quanto fondante, attraverso la danza e la sintesi delle diversità reciproche, del senso stesso della nostra dimensione umana.

La privazione prolungata dal contatto fisico, dagli abbracci, dai baci, dai profumi e dalle carezze, in una dinamica di tipo alchemico, potrebbe portarci ad una ri-valorizzazione profonda del piacere amoroso, in grado a questo punto si, di rifermentare e stimolare a livello di inconscio collettivo, una nuova età creativa per l’umanità.

Il blocco condizionato dell’energia libidica, creativa, unitiva (penso alle categorie del maschile e del femminile esposte nel concetto di matrimonio alchemico), lasciate covare nel terreno più profondo dell’interiore, potrebbero rigermogliare in tutta la loro forza, spingendo vitalmente non solo le relazioni, ma anche la stessa società a ripartorirsi in modo rinascimentale.

Il sociologo Ferrarotti, rispetto alle prospettive future del dopo-pandemia, in diverse interviste ha presagito la concreta possibilità dell’aumento del tasso di natalità (dopo ogni crisi, ritorna la voglia di vivere e creare).

La riconquista di un desiderio non atrofizzato dall’io individuale, potrebbe rinsaldare, piuttosto che dividere i rapporti di coppia, riportandoli non più ad una modalità consumistica ed egoistica degli stessi, ma ad una dimensione di evoluzione umana e profonda del desiderio stesso. Sarà tuttavia il futuro prossimo a dirci se le ipotesi, proposte nell’articolo, avranno avuto ragione d’essere (almeno in parte). Sarà lo studio più oggettivo dei comportamenti sociali, a farci capire la direzione che la società e di conseguenza gli individui andranno a prendere (nella loro poliedrica sfaccettatura).

Amo pensare che da questa crisi, l’essere umano, ne uscirà migliorato e non peggiorato. E’ un augurio che senza pretese, preferisco continuare a coltivare all’interno del mio mondo interiore.

Jaques Lacan, il grande psicoanalista, probabilmente avrebbe sintetizzato il tutto, con questa frase: nella sfida tra l’eros (inteso come forza soltanto pulsionale) e la legge       (pensiamo alle tante restrizioni e divieti che in questa fase stiamo vivendo), l’unica salvezza rimane l’AMORE!”.

Giuseppe Bianco – Sociologo e Life Coach

(1) (https://www.sociologiaonweb.it/coronavirus-italiani-fiduciosi-nella-scienza-e-nel-governo-per-la-ripresa-ma-non-per-molto-donne-protagoniste/?fbclid=IwAR34JvqN64XAcgZS8bopTfe3QPhFdxspcRgL4r-DfzEgWyA-CT0Z0ppM4l4);

(2) https://www.sociologiaonweb.it/lamore-ai-tempi-dei-social-network/ ).


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