Sviluppo endogeno e strategia bottom up della realtà locale
di Domenico Stragapede
La comunità attraverso la propria identità riconosce la giusta dimensione operativa e gli obbiettivi rilevanti e le strategie per realizzarli. Una visione concreta sul come realizzare e integrare le risorse in base alla capacità del territorio in essere.
<<== Dott. Domenico Stragapede
Il termine endogeno è sinonimo di conoscenza e consapevolezza della realtà spaziale del luogo sociale, in cui si sviluppano le azioni di sistema locale, ovvero interpretazione e comprensione dei fattori trasformanti a livello economico-politico, possibilità di reazione ai cambiamenti temporali dell’ambiente, introduzione di azioni volte alla normalizzazione dei processi comunitari. Lo sviluppo endogeno è la conoscenza delle scelte adatte a creare la capacità innovativa del profilo locale della comunità, attraverso il concetto di “intelligenza socio-comunitaria”.
Il paradigma da mettere in evidenza è la valorizzazione delle potenzialità delle risorse locali (costituzione di un organo strategico permanente e realizzazione di progetti suddivisi per obbiettivi temporali). La prassi in definitiva ricalca il principio differenziale delle policy con cui innescare lo sviluppo territoriale, in particolare possiamo individuare i seguenti obbiettivi di programmazione operativa: differenziazione dell’area territoriale, ruolo degli stakeholder e strategie di promozione e sviluppo locale. In tale definizione è la comunità a delineare le forme di intervento in relazione ai bisogni, difatti le istituzioni, le imprese e le famiglie aggregate in azioni deliberative creano un ambiente di “Comunità Solidale”. Il principio endogeno pone in essere il bilanciamento fra il carattere locale/globale, cooperativo/competitivo e identità solida/apertura fluida.
In relazione a tale premessa è possibile affermare una serie di fattori che ci permettono di mettere in risalto la strategia più adatta per avviare il processo di sviluppo localizzato del territorio, dove la pro-attività è l’elemento dinamico delle condizioni per territorializzare lo sviluppo locale: presenza di risorse esclusive, messa in atto di progetti realizzabili nel breve/medio periodo e affermazione di una strutturazione logica decisionale. Per essere concreti la definizione dei processi deve comprendere interconnessioni tra l’area economico e l’istituzione comunitaria, dove il mercato esterno attraverso la propria richiesta definisce il legame equilibrato con la produzione, i prodotti e le professionalità locali.
Il modello di realtà locale emergente è di profilo bottom up, dove i diversi soggetti appartenenti alla sfera socio-comunitaria, in un’azione di complementarietà possano intensificare una relazioni che formalizzi la costruzione di reti funzionali tra istituzioni, società metropolitana provinciale e regionale, imprese, associazioni e famiglie.
La vera forza di un territorio che “apprende ad apprendere” è la capacità di creare una cooperazione che possa mettere in atto una solida condivisione di risorse ed esperienze, utili a creare competenza qualitativa progettuale e conoscenze quantitative di esecuzione. In conclusione il paradigma di tale affermazione è riassumibile in “governance multilivello”, dove il coordinamento e la direzione è di rilevanza regionale/provinciale, in cui il profilo direttivo centrale viene mitigato dall’esecutiva libertà dell’interconnessione identitaria degli enti locali, facendo emergere l’effetto moltiplicatore delle “best practices”.