SVILUPPO DELL’UOMO E REGRESSIONE NELLA “COSCIENZA MEDIATICA”
L’iper-stimolazione costante della nostra coscienza, da parte di contenuti mediatici, produce nel tempo, un sostanziale allentamento dei nostri meccanismi difensivi. Siamo abituati a divorare qualsiasi “ confezione televisiva”, non processando quasi più, le informazioni riportate ed immagazzinando tutto in un “ripostiglio inconscio”, pensando che il putridume divorato, non si rialzi alla prima folata di “vento interiore” per rilanciarne nelle nostre “narici psichiche”, il cattivo odore e di conseguenza l’instabilità della nostra “anima”.
Nelle immersioni televisive e pubblicitarie, nell’ansia perfezionista del quotidiano, quantità enormi di sostanziale pornografia visiva, auditiva ed emotiva, viene recepita dall’uomo consumatore, per sedare quel senso di vuoto che è proprio della coscienza collettiva del nostro tempo.
Così come, il cibo finto, omologato, artificiosamente corretto e potenziato dei fast-food, viene squisitamente servito, tra colori, musica e luci, allo stesso modo, i nostri sistemi vengono sovraccaricati, con lo scopo, una volta digerito, di rimanere intossicati e quindi meno vigili, rispetto a quello che viene prodotto, in termini di legislazione, cancellazione di diritti, distruzione di idealità specifiche a livello nazionale e sovranazionale.
Vengono i brividi, a rileggere il materiale di studio, prodotto dalla scuola di Francoforte, già dagli anni ‘70.
Distaccandosi da un lettura accademica e lasciandosi invadere dalle emozioni, né risulta drammaticamente attuale, la potenza chiarificatrice.
Secondo autori come J. Habermas , T.W. Adorno, W. Benjamin, H. Marcuse e M. Horkheimer: “ l’analisi sui mass media deve essere condotta all’interno di quella più ampia sul sistema sociale industriale e postindustriale di cui essi sono parte integrante. L’analisi dei mezzi di comunicazione di massa risulta così essere inerente a un aspetto specifico del rapporto individuo-società, vale a dire ai meccanismi di manipolazione della coscienza individuale tramite i quali il sistema capitalistico si impone sulla coscienza individuale”.
Secondo questi studiosi, nel nome del benessere economico l’uomo rinuncia alla propria libertà individuale divenendo facile preda delle mode consumistiche e uniformando il proprio comportamento a quello della massa. Da qui l’affermarsi di fenomeni quali il conformismo e il mimetismo, tipici delle società attuali. Secondo questa visione prospettica, il ruolo primario dei mezzi di comunicazione di massa è quello di diffondere i valori del consumo, indicando come desiderabile, estetico, necessario, ma anche artistico, ora questo ora quel prodotto. Attraverso questa strategia, la società industriale riesce a perpetuare se stessa, strutturando nello stesso tempo negli individui un consenso interiore che ne assicura l’estrema fedeltà.
Da un certo punto di vista, si potrebbe affermare, che la teoria “ mediatica” della scuola francofortiana, è stata superata, in quanto oggi, su larga scala, assistiamo ad un costante impoverimento dell’animo, che imprime, forti ombre depressive sulla coscienza collettiva. Ciò che agli esordi della “ contraffazione mediatica” e della spinta al consumo, produceva senso di appagamento, necessità e di bello, oggi si mostra, come “mostro interiore”, senza volto, che non appaga più, neanche a breve periodo, ma che permane, in quanto radicato profondamente nell’inconscio collettivo della “società liquida” di Bauman.
E’ sostanzialmente inutile, orientarsi ed immedesimarsi nel filone “complottista”, vi è il rischio di posizionarsi, in una “sottocultura” del sistema stesso, contribuendo indirettamente a potenziarne il fascino, relegandolo sul trono dell’indistruttibilità.
Sarebbe più utile, cercare di capire, in maniera razionale alcuni dei meccanismi che permettono a questo sistema di ottenere a livello di feedback, un così evoluto sistema di manipolazione.
Le neuroscienze, possono darci alcuni stimoli utili. MacLean (1970/1990) ha elaborato un modello della struttura e dell’evoluzione dell’encefalo, descrivendolo come “Triune Brain” (cervello uno e trino) perché vi ha individuato tre formazioni anatomiche e funzionali principali che si sono sovrapposte ed integrate nel corso dell’evoluzione. A queste tre formazioni egli ha dato i nomi di cervello rettiliano, limbico e neocorticale.
Secondo MacLean : “il cervello di tipo rettiliano che si trova nei mammiferi è fondamentale per le forme di comportamento stabilite geneticamente, quali scegliere il luogo dove abitare, prendere possesso del territorio, impegnarsi in vari tipi di parata, cacciare, ritornare alla propria dimora, accoppiarsi, subire l’imprinting ( è interessante osservare quanto possa essere forte l’imprinting che i media, proprio come surrogazioni delle figure genitoriali, possono dare ai bimbi, già dai primi mesi di vita), formare gerarchie sociali e scegliere i capi. A livello umano, MacLean ritiene: “che certe tendenze comportamentali sono dovute ad una eredità di disposizioni regolate (mediated) dalla stessa, primaria regione cerebrale. Esse includono alcune violente reazioni, la preferenza per la routine o per azioni rituali, ed alcune forme di attività sostitutiva”.
Il sistema limbico, rappresenta un progresso dell’evoluzione del sistema nervoso perché è un dispositivo che procura agli animali che ne dispongono mezzi migliori per affrontare l’ambiente. Parti di esso concernono attività primarie correlate col nutrimento ed il sesso; altre con le emozioni e i sentimenti;
Per quando riguarda le sensazioni associate alla conoscenza dei paradigmi culturali, sociali e religiosi, MacLean scrive :“Sembra che l’antico sistema limbico fornisca gli ingredienti per la forte sensazione affettiva o convinzione che noi attecchiamo alle nostre credenze, senza badare se siano vere o false!”.
In ultimo, la neocorteccia, che rappresenta a livello umano la sede del linguaggio ed in generale, è la sede di quei comportamenti che permettono ad una persona di affrontare situazioni nuove ed inaspettate. L’abilità di prevedere il futuro risiede in essa.
La neocorteccia è sostanzialmente la sede dell’auto-coscienza.
Si potrebbe concordare che la maggior parte dei meccanismi manipolativi, canalizzano le risposte dell’individuo verso alcuni processi automatici, poco consci e molto regressivi, che sfruttando esclusivamente, la naturale attivazione del sistema rettiliano e limbico, portano dapprima l’individuo ed in seguito l’intero contesto sociale ad utilizzarsi in maniera arcaica, limitando di molto la possibilità auto-cosciente di autodeterminarsi, attraverso una modalità di funzionamento adulto ed evoluto.
Il sistema di controllo, costruito su scala globale e costantemente vivificato da più micro- sistemi, allo stesso asserviti ( media, neuromarketing, gruppi di potere etc.) è specificamente, programmato e strutturato per impedire elementi feritivi del sistema stesso.
Ad ogni micro-ferita, il sistema conservativo, governato da un unico centro di visione, si attiva, con diversi anticorpi, su più livelli, fino ad abbattere, la causa della ferita oppure relegandola, come elemento “antagonista-folkloristico” all’interno del sistema stesso.
La stessa tecnologia, impedisce una disfunzione reale di questo meccanismo globale, lasciando all’intelligence sovranazionale, la possibilità, sempre maggiore, di controllare in qualsiasi momento la vita dell’individuo.
L’ aspetto positivo ed in qualche modo, abreativo e liberatorio, all’interno del nostro ragionamento può palesarsi attraverso “il potere” della neocorteccia. Fortunatamente, questa zona del cervello, nonostante l’addormentamento forzoso, cui è sottoposta, permane in ogni essere umano.
Rita Levi Montalcini, con i suoi studi sul cervello, ne certifica la sua plasticità, la capacità di mutare, di evolversi anche a livello organico, se sottoposto stimoli adeguati e costanti.
Spetta agli educatori di oggi, imporre un adeguamento dei processi formativi, attraverso stimoli molteplici e serenamente innovativi, lasciando quotidianamente, tempi e spazi disintossicativi e fertili di auto-coscienza, al fine di stimolare nel tempo “neocorteccie” creativamente ricche, di nuove piste neuronali, in grado di resistere con libertà agli elementi regressivi, ridonando all’uomo moderno la capacità di autodeterminarsi, attraverso un significato specifico, scelto da sé stesso e non imposto.
Come diceva James Joyce: “domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere”. E’ urgente, una ri-stimolazione dei “muscoli decisionali” al fine di collocarci non solo formalmente ma anche sostanzialmente come specie “SAPIENS”.
Giuseppe Bianco- Sociologo ANS Calabria