Stop all’autostop
di Fabrizio Paolinelli
Durante gli anni ’60 e ’70 del ’900 l’autostop era praticato da molti giovani. Furono gli hippy a diffondere questo modo di viaggiare e presto diventò un fenomeno di costume ben tollerato. Faceva parte della quotidianità e parecchi ragazzi giravano l’Italia e l’Europa sollevando il pollice.
Il fenomeno inizia a declinare negli anni ’80 e da tempo non esiste praticamente più. Se oggi qualcuno fa l’autostop è per un’emergenza o perché poverissimo. Ma il problema non si pone più di tanto perché è quasi impossibile trovare chi sia disposto a caricarti in macchina.
Per capire i motivi dell’estinzione di questa pratica giovanile occorre innanzitutto ricordare che l’autostop era molto più di una moda. Andava al di là della cultura hippy e rifletteva il generalizzato spirito di cambiamento di un’intera generazione. Spirito di cui si è persa memoria. Ai giorni nostri i cambiamenti sono pilotati dall’alto e se qualcosa di spontaneo nasce dai giovani viene commercializzato o neutralizzato nel caso non produca profitti.
Quali erano le caratteristiche dell’autostop? Essenzialmente tre: gratuità per chi riceveva il passaggio, dono da parte del conducente, fiducia reciproca. L’autostoppista sapeva che difficilmente incorreva in pericoli e generalmente l’autista era ben disposto nei confronti del prossimo.
Gratuità, dono, fiducia. Tre parole-chiave che sempre meno fanno parte della nostra quotidianità. E perché sempre meno? Perché non rientrano nella logica del dare e dell’avere. Tutto si deve comprare, tutto si deve vendere, mentre l’autostoppista non paga il trasporto, incidendo negativamente sui consumi. Pertanto va eliminato. E così è stato.
Per stoppare l’autostop andava demolita l’apertura verso il prossimo che un tempo circolava nella società. Quarant’anni di neoliberismo e gli altri sono stati trasformati in potenziali nemici, in estranei, in concorrenti. Qualcuno di cui diffidare. Perciò, cari ragazzi, compratevi la macchina, sennò andate a piedi. Il mercato lo vuole!
<<== Prof. Patrizio Paolinelli
Conquiste del Lavoro (maggio 2021)