SOCIOLOGIA E SPORT, l’attività motoria quale fenomeno sociale educativo
Lo sport, in epoca moderna, riveste realmente un ruolo sociale? L’entità, espressa attraverso l’approccio alle discipline sportive, è enorme.
Nello specifico della sfera sportiva, la sociologia si occupa dell’importanza dell’attività motoria in quanto fenomeno profondamente aggregante. Nell’immaginario comune la centralità dello sport e delle sue grandi potenzialità formative, all’interno di una comunità, si riflette positivamente sulla buona condotta di un individuo socialmente responsabile e sulla prevenzione di episodi di delinquenza o di difficoltà di integrazione da parte di soggetti di nazionalità differenti o con disabilità motorie. È proprio da questo contesto sociale che si può desumere quello che è un concetto cardine della sociologia, ovvero la disuguaglianza, intesa come differente possibilità di accesso ai servizi e alle ricompense messe a disposizione dalla società.
Uno strumento decisamente efficace e idoneo a combattere questa disparità interculturale è senza dubbio l’attività fisica competitiva. Tutti i praticanti possiedono le medesime opportunità di partecipare e vincere, a prescindere da diversità economiche, razziali o religiose. La prevalenza di un soggetto rispetto ad un altro è unicamente determinata dalle proprie capacità fisiche, mentali ed attitudinali. Nonostante la dottrina scientifica sia piuttosto lacunosa a riguardo, la forza integrativa dello sport è una qualità universalmente riconosciuta poiché in grado di permeare i luoghi in cui il disagio risulta essere una costante, diffondendo i valori di uguaglianza, rispetto, cooperazione e spirito di appartenenza.
Alla luce di tutto ciò, “lo sport ha davvero una rilevanza sociale”?
I modelli positivi di comportamento veicolati dai personaggi sportivi più celebri sono esempi altamente attrattivi per moltissimi atleti che fin dall’età infantile cercano di emulare. La pratica sportiva è una imprescindibile forma di apprendimento sociale incentrata sull’elusione di atteggiamenti discriminatori e violenti, al fine di cogliere la vera essenza del gioco di squadra e dello spirito di partecipazione. Parallelamente a questo modus operandi si sviluppa il concetto di “fair play” e del suo ruolo essenziale nel mantenere l’equilibrio tra la volontà di primeggiare e il rispetto delle regole e dei rapporti interpersonali.L’utilità sociale dell’attività sportiva non è vincolata al raggiungimento del massimo risultato possibile; la vittoria, cioè, non è condizione necessaria affinché lo sport possa essere un valido strumento educativo.
È infatti la “sconfitta” a formare il carattere dei giovani atleti e a preludere a certe dinamiche che potrebbero riproporsi in età adulta, cosicché possano imparare a non essere arrendevoli ma a perseverare con costanza e dedizione lungo il proprio percorso.Praticare attività fisica è inoltre propedeutico a sviluppare un’adeguata identità morale e a stimolare una serie di processi cognitivi che possano accrescere nella persona la comprensione del proprio ruolo nella società, l’indipendenza emotiva, la capacità organizzativa, l’assunzione delle proprie responsabilità, la creazione di adeguati comportamenti sociali e, non ultima, l’accettazione del proprio corpo.
L’idea di sottoporsi al sacrificio per il raggiungimento di un obiettivo prefissato (dare per avere) abbinata al concetto di meritocrazia permette ad individui provenienti da ceti sociali svantaggiati di poter emergere e migliorare la propria condizione. L’attività motoria, inoltre, essendo funzionale ad un miglioramento della condizione fisica e ad una potenziale riduzione di patologie, è stata recentemente riconosciuta come strumento di “welfare” poiché capace di influire positivamente sulle spese sanitarie del Paese. Lo sport dovrebbe essere considerato un ingrediente essenziale nella civiltà post-moderna poiché in grado di sviluppare nell’individuo capacità che trascendono quelle puramente motorie così da poter agire trasversalmente in più ambiti, dalla prevenzione al benessere psico-fisico fino alla sfera socio-educativa.
Alessandro Palazzolo
Matteo Rivolta