SERVIZI AGLI ANZIANI: ASPETTI CRITICI E PROSPETTIVE

Maria%20Rita%20Mallamaci%20(Coordinatrice)

Lo spazio riservato agli anziani è, normalmente, strettamente collegato a problematiche sanitarie ma, per poter parlare di anziani è utile illuminare il loro mondo per capirne l’importanza ed il ruolo ancora fondamentale all’interno del tessuto sociale moderno. Nell’ultimo secolo la scoperta di farmaci essenziali per la sopravvivenza umana, l’introduzione di regole igienico-sanitarie ed il miglioramento globale della qualità della vita, ha fatto sì che l’esistenza degli essere umani fosse così lunga da aumentare, proprio in termini numerici, la presenza degli anziani. Gli anziani sono, o sono stati, i nostri nonni, quelle figure sagge che hanno riempito la nostra infanzia di sicurezza, gesti affettuosi, appoggio, consigli.L’anziano è considerato, dal mondo della comunicazione pubblicitaria, destinatario di messaggi legati ad uno stato di salute non più eccellente, egli avrebbe, perciò, necessità di apparecchi acustici, fissanti per dentiere e sedie montascale. Forse, considerando che ormai la senescenza subentra non prima dei 70 anni, questi messaggi hanno ragione di essere, ma dietro la vita di ogni anziano c’è di più e di meglio. Gli anziani entrano in questa fase della loro vita dopo aver concluso il proprio ciclo produttivo: hanno lavorato e adesso spetterebbe loro un bel periodo di riposo e serenità.

Ma , spesso, l’ingresso nella senescenza non è indolore. E’ stato scientificamente provato che l’impegno psico-fisico che accompagna gli anziani durante questa fase di transizione è davvero faticoso e che si può delineare un parallelismo con l’adolescenza.

Senescenza uguale adolescenza: sembra un paradosso ma non lo è.

Come per i più giovani, il radicale cambiamento fisico, la destrutturazione di parametri psico-sociali e l’obbligatorio passaggio verso la ristrutturazione interiore degli stessi, richiede il possesso di risorse personali notevoli. Ma, mentre gli   adolescenti sono coadiuvati dalla presenza e dall’aiuto delle figure adulte di riferimento (normalmente i genitori), i senescenti sono pressoché soli. Naturalmente, vista la loro acquisita esperienza, il fatto che essi siano soli ad affrontare questo cammino sembra naturale, ma è proprio qui, in questa fase, che si nascondono insidie insospettabili.

E’ proprio in questo passaggio che gli anziani corrono il rischio più grande: quello di assaporare il gusto amaro della solitudine. Guardarsi allo specchio e vedersi, come d’improvviso, fisicamente inaccettabili, è una sensazione amplificata anche dall’assenza di impegni socialmente riconosciuti.

Fino a poco tempo prima, in effetti, l’invecchiamento fisico era compensato dall’impegno lavorativo, adesso arriva la fase dell’”elaborazione del lutto”. Questo è il momento che, più di ogni altro, ci dovrebbe vedere accanto agli anziani, è il momento in cui le persone a loro più vicine dovrebbero sentirsi chiamate in causa ed intervenire, supportandoli ed aiutandoli a ritrovare il proprio baricentro esistenziale.

Occuparsi della vita di un anziano nel suo pieno valore deve essere considerato un dovere civile, laddove tale dovere non dovrebbe avere il sapore di un obbligo,quanto piuttosto di un privilegio del quale ogni nucleo familiare potrebbe arricchirsi. La famiglia di cui parliamo è, normalmente, quella costituita dalla prole dell’anziano: sono i figli che, anche se fanno parte di nuovi nuclei familiari dovrebbero accogliere i propri genitori. Ma la famiglia oggi è cambiata ed ha subìto, legittimamente, le influenze dell’evoluzione sociale. Fino a mezzo secolo fa, ciò di cui stiamo parlando non sarebbe stato un problema da affrontare, poiché eravamo in presenza di famiglie a struttura patriarcale, all’interno delle quali la collocazione ed il ruolo del capostipite era ben definita. La famiglia patriarcale vedeva, al suo interno, la convivenza naturale di più nuclei familiari, laddove gli anziani erano assoluti punti di riferimento fino alla fine della loro esistenza.Nel corso dei decenni successivi il tessuto sociale si è individualizzato ed ha prodotto un nuovo tipo di famiglia: quella nucleare. All’interno di quest’ultima è scomparso il posto degli anziani, come se togliendo il vecchio fosse sufficiente ammantarsi di modernità. Il passaggio, poi, alla famiglia tecnologica è stato veloce e quasi indolore. E’ sociologicamente corretto che la famiglia moderna si doti di tutti quegli strumenti che la tecnologia offre, per migliorare il proprio stile di vita e favorire il raggiungimento dei propri obiettivi.E’, altresì, auspicabile che questa nuova famiglia, sempre in corsa per il successo e proiettata in modo spasmodico verso traguardi futuristici, si soffermi a riflettere sulle carenze che la modernità produce e sulla negatività sociale di alcune “dimenticanze”. Credo che, soprattutto nel sud d’Italia, sia ancora possibile coniugare la tradizione e la modernità. Abbiamo conservato nella nostra memoria i buoni valori della famiglia, nella loro accezione più accogliente. Questo è il momento e la buona occasione per rispolverarli e metterli a disposizione di noi stessi. Perché mentre pensiamo ai nostri anziani stiamo, in realtà, costruendo un futuro per noi e per i nostri figli.


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