RUOLO DEI SOCIOLOGI TRA GLOBALIZZAZIONE E SOCIAL MEDIA

Marco PavoneQuesto breve articolo rappresenta un’opinione personale ed ha l’intento di alimentare ed accendere un dibattito sulle responsabilità ed i compiti che nell’era della comunicazione spettano ai sociologi. L’era moderna si caratterizza per essere una grande macchina di produzione d’immagini, una fucina di ‘proiezioni’ con le quali coinvolgere e catturare, ci si raggruppa intorno a personaggi che emergono per la loro notorietà e il limite tra la satira o il sarcasmo e l’offesa a idee o persone si assottiglia tanto da poter esser difficilmente giudicato.Il contesto di riferimento è l’oggetto verso cui il sociologo rivolge la sua osservazione. Come nella concezione di Emile Durkheim, i fatti, gli eventi e i cambiamenti si impongono agli individui in modo coercitivo con o senza il suo consenso. La visione del consumatore si è ulteriormente modificata, pensiamo, per dirne una, alle modalità di pagamento e a come le persone hanno modificato le prassi d’acquisto. Sebbene tutti siano sempre più convinti dell’affermazione di un individualismo che si riflette nel rendere sempre più accattivanti i propri profili social, in realtà ci muoviamo all’interno di modi di agire, di pensare e di sentire esterni all’individuo dotati di un potere imperativo.  Quando ci si conforma ad essi di spontanea volontà, questa coercizione non si fa sentire, o si fa sentire poco, perché è inutile. Ma essa dimostra il suo affermarsi nel momento stesso in cui si tenta di resisterle.

Lo sviluppo delle interazioni tramite le nuove tecnologie ha raggiunto livelli molto alti, soprattutto se messi in relazione al tempo di sviluppo. Ci troviamo improvvisamente immersi in un nuovo paradigma che richiede una riflessione che coinvolge tutti i campi del sapere. Si devono studiare i pattern, prendendo in prestito dall’antropologia e dagli studi antropologici i termini e le categorie. Occorre rilevare e far emergere gli scambi e le interazioni che si sviluppano nel mondo dei social network al fine di cogliere un modello che consenta una previsione degli eventi così da poter indicare ai committenti il giusto approccio per produrre o facilitare il cambiamento richiesto dal contesto e dai tempi.L’espansione dei consumi a livello di massa ha portato vantaggi evidenti, attualmente ci troviamo ad un altro stadio rispetto agli studi sociologici che si confrontavano con il consumo di massa delle serie tv Dallas e Dinasty ed occorre “ripensare la collocazione di classe e pensare che ciò che suddivide ora la società non sono le classi ma piuttosto i modi di consumo” (citando la professoressa Adriana Signorelli nel suo libro “Introduzione allo studio dei consumi”).

Le nuove possibilità di consumo per larghissime fasce di popolazione hanno due ordini di effetti, il processo di socializzazione e modernizzazione, cioè di adattamento dei singoli individui alle innovazioni, ma anche un innalzamento del livello del gusto nell’ambito dei consumi, riducendo così le distanze tra fasce sociali (Codeluppi V., 2006). Certo gli studi evidenziano anche effetti negativi dovuti a una competizione sfrenata che confonde il consumatore. Grazie alle nuove modalità di consumo possiamo esprimere la nostra creatività, ma al tempo stesso ci leghiamo alle merci, siamo cioè obbligati a costruire la nostra identità sociale attraverso i beni di consumo disponibili sul mercato (Codeluppi V., 2006).Come pensiero personale aggiungo che sono tantissimi i servizi, se ancora si possono chiamare così, che possono essere fruiti in maniera gratuita, uno scambio sempre più globale che genera spostamenti di risorse fisiche ed umane che non ricadono nel circuito economico e forse sono alla base del periodo di confusione economica che stiamo vivendo. I cambiamenti in corso e la loro interpretazione richiedono sempre più lo sguardo del sociologo ed è tempo che anche in Italia se ne prenda atto.

Marco Pavone – Sociologo ANS


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