Restiamo umani con Alievsky Musli, icona dei rifugiati
Si chiama Alievski Musli, macedone e nativo di Tetovo, un volto noto sul social network per i suoi lunghi viaggi nelle zone abbandonate dal resto del mondo. Ha visitato vari campi profughi, tra cui Idomeni, Nea Kavala, Salonicco, Serres. Ha creato Stay Human, associazione umanitaria dei diritti dei rifugiati, nell’ambito della quale Alievski presta il suo umile servizio, il cui ricavato, in termini di beni di prima necessità, va ai rifugiati.Ci sono alcuni servizi che offre Stay Human, quale l’acquisto delle felpe, la cui ultima sfida è stata quella di portare sostegno in Grecia.Lo incontriamo per scambiare quattro chiacchiere con lui: timbro vocale sicuro, che arriva direttamente, dal linguaggio colloquiale e diretto, privo di tecnicismi, ma carico di grinta e forza.
Alievski Musli è il tuo nome, ti va di dirci un po’ di te?
Mi chiamo Alievski, sono macedone, la mia unica missione è aiutare i rifugiati, lo faccio anche perché sono figlio di rifugiati, forse se non avessi vissuto questa condizione non sarei quello che sono oggi: ho 29 anni e sono pure papà di un bimbo di 8 anni.
Quando hai iniziato a prestare il tuo servizio presso i campi profughi, hai sentito dentro di te una forza motrice?
Forza motrice è la parola giusta, esattamente nell’estate del 2015 qualcosa è cambiato, ho capito quale fosse la mia missione, il mio compito, la mia essenza, in particolare l’immagine del bambino morto sulla spiaggia, in Turchia.
Hai mai incontrato ostacoli nel tuo cammino formativo e di vita: una vera carovana di emozioni?
Si, le difficoltà ci sono, soprattutto nella ricerca delle cose che servono, quelle che devo portare quando parto, anzi ti dirò: non è facile rintracciare tutti i beni di prima necessità, non tutti accolgono subito la mia richiesta, raccogliere tutto quello che serve è faticoso.
Hai qualcuno che ti accompagna in questo tuo percorso umano?
Si, c’è una ragazza che mi segue sempre, mi supporta ed apprezza tanto il mio operato, come io il suo.
La politica, i poteri forti ti hanno mai cercato per chiederti spiegazioni, o ti hanno dato qualche problema?
Non esistono problemi quando fai qualcosa, io sono semplicemente Alievski, rispondo per me, non per gli altri.
Esiste un episodio, un’esperienza che ti ha caratterizzato maggiormente, o che ricordi in modo particolare?
Si ad Idomeni, in Grecia, c’è un campo profughi, in quel posto ci sono tante anime disperse, ed io vado lì per far festa con loro, il mio scopo è portare un messaggio di speranza, di pace e di fratellanza, attraverso balli e musica, accompagnando le melodie con il mio violino.Ricordo un’immagine particolare: c’erano alcuni profughi che mangiavano le patate, mentre al loro fianco si bruciava la plastica ed anche gli stracci, ove la diossina era il cibo prevalente.
Immagini chiare e di forte umanità ci restituisci con il tuo essere social, in effetti è palese il tuo grande altruismo, soprattutto quando parli di infanzia, un tema delicato che affronti in modo originale: le foto accanto ai bambini sono il leitmotiv del tuo servizio. Perché questa scelta?
Non lo faccio per strumentalizzare, oppure per sciacallaggio di immagini, ma credo che una foto sia più di mille parole. Sono bravo con le immagini: è una caratteristica del mio essere
Hai un progetto per il futuro, c’è qualcosa che vuoi dire alle nuove generazioni oppure a chi ti segue?
No i miei progetti sono legati a quello che ho detto prima, anzi promuovo Stay Human, punto di incontro delle richieste dei rifugiati, inoltre chiedo ai governi europei di aprire le frontiere, solo così si può parlare di umanità: restiamo umani.
Intervista di Matteo Spagnuolo