QUANDO UN BAMBINO DIVENTA ADOLESCENTE

Natalia CogliandroUn periodo particolare e sicuramente indispensabile all’evoluzione della persona, perché si viene a formare “l’uomo che si è”, nonostante le fatiche che include, è l’adolescenza.

Essa è quella fase dell’esistenza che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta ed ha inizio con la pubertà e termina con l’“età adulta”. Si distingue per le trasformazioni fisiche, psicologiche e relazionali.

L’avvio all’adolescenza si può far coincidere con la pubertà, considerata la fase dello sviluppo in cui si realizzano sul piano fisico cambiamenti rapidi e a volte disarmonici. Si assiste, nello specifico, ad una accelerazione nella crescita staturale e alla maturazione del sistema riproduttivo. Un bisogno generalizzato tipico dell’adolescente, al di là delle differenze individuali e di genere, è quello di comprendere e assimilare le modificazioni fisiche. Questo processo spesso avviene sia attraverso il continuo ricorso alla propria immagine allo specchio sia attraverso il confronto con gli altri, in una continua valutazione del proprio corpo. La presenza, inoltre, di difetti fisici o di particolari caratteristiche viene vissuta con preoccupazione, rischiando di trasformarsi nella convinzione di avere qualcosa di anomalo a cui si associa

I mutamenti fisici sono accompagnati dallo sviluppo   psicologico, in particolare sono da tenere considerare:  l’aspettocognitivo: durante la pubertà il ragazzo entra in quello che Piaget chiama l’ultimo stadio dello sviluppo cognitivo, ossia lo stadio delle operazioni formali. Si tratta di un pensiero ipotetico – deduttivo a cui si associa l’abilità di analisi combinatoria. L’acquisizione di tali abilità cognitive esercita una influenza sullo sviluppo dell’autoconsapevolezza e della percezione di sé. Il ragazzo comincia a porsi quesiti filosofici ed esistenziali, cercandone le risposte. Interrogativi questi che spesso evocano angosce profonde e sentimenti di impotenza, favorendo la nascita di conflitti interpersonali in particolare con i genitori. L’insoddisfazione e l’insofferenza di fronte a valori e regole che egli non ha scelto e non condivide, creano distanza e attrito tra genitori e figli.  Affettività e sessualità: l’affettività, che fin dalla nascita influenza la conoscenza di sé e del mondo, costituisce un elemento fondamentale alla formazione dell’identità delle persona. Un ambiente affettivamente adeguato costituisce il requisito fondamentale per uno sviluppo affettivo sano.

La sessualità, che raggiunge durante l’adolescenza la sua maturazione, costituisce una componente essenziale dell’affettività, poiché rappresenta un fenomeno complesso che comprende una funzione istintuale, una componente gratificante e un aspetto di comunicazione, essendo al contempo una modalità atta a instaurare e mantenere relazioni significative.

Il senso di identità che si sta sviluppando nell’adolescente viene fortemente influenzato dalle preoccupazioni per le capacità sessuali, per l’identità sessuale e per la capacità di dare e ricevere amore, di instaurare rapporti di intimità.  Lo sviluppo morale: la conquista di nuove capacità e abilità cognitive permettono nell’adolescente lo sviluppo del ragionamento morale. Grazie alla maturazione cognitiva, il ragazzo raggiunge quello che Kohlberg chiama il livello «post-convenzionale», in cui l’adolescente giudica il comportamento in base a diritti e criteri generali che siano validi e accettati dalla società nel suo complesso, per passare poi a formulare principi fondati non più sull’approvazione sociale, ma su criteri interiorizzati e scelti autonomamente. Una grande influenza sulla possibilità che i principi interiorizzati possano guidare veramente il comportamento del ragazzo è il tipo di relazione che egli ha avuto o ancora mantiene con i propri genitori. Un elemento importante e che incide notevolmente nella formazione dell’identità dell’adolescente è costituito dalle relazioni, in particolare con:  i genitori: il ragazzo, che prima aveva idealizzato i propri genitori, ora li critica, li mette in discussione, al fine di operare quella separazione emotiva, necessaria a raggiungere la propria autonomia, ricercando così all’esterno il soddisfacimento del proprio bisogno di intimità. I genitori vivono l’allontanamento del figlio con preoccupazione e difficoltà per la separazione. È necessaria ora un’evoluzione della famiglia sulla base delle modificazioni relazionali con i figli.

        I coetanei: le relazioni tra coetanei e soprattutto il gruppo rappresenta un luogo di creazione e sperimentazione del nuovo, della trasgressione, del divieto. Esso, man mano che l’adolescente si allontana dalla famiglia, diventa il punto di riferimento, offrendo al ragazzo l’opportunità di condividere emotivamente quelle inquietudini tipiche dello sviluppo sessuale. L’identità del gruppo, fatta di omogeneità interna e differenziazione con l’esterno, concorre alla formazione dell’identità personale del ragazzo. Gli adulti: la non appartenenza al sistema familiare facilita la creazione di un rapporto basato sulla fiducia, in cui si possono verificare scontri e confronti costruttivi, talvolta reciprocamente gratificanti, e imparare a fidarsi degli altri.

In una prospettiva di aiuto pedagogico clinica il passaggio dalla condizione di bambino a quella di adulto può essere favorita e sostenuta da un percorso rivolto sia agli adolescenti che alle famiglie. La finalità di un percorso di aiuto rivolto agli adolescenti è, in primo luogo, quella di offrire all’adolescente la possibilità di prendere coscienza della nuova dimensione fisica e psicologica che lo ha sconvolto, proponendo esperienze indirizzate alla realizzazione una positiva presa di coscienza del proprio corpo, vivendolo in tutte le parti e abbattendo gli stati tensionali. Partendo dalla consapevolezza corporea si vuole raggiungere un benessere psicofisico, un equilibrio emozionale e una maggiore disponibilità alla relazione e potenziando le capacità comunicative e internazionali.


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