Profili ed evoluzione della sociologia…

I profili ed evoluzione della sociologia nel suo excursus storico, ambientale e comportamentale in riferimento agli aspetti neurali che intervengono in status di patogenesi e/o normosociali

Mario Monteforete0001 Quest’elaborato intende presentare un percorso antropologico di fattori multidisciplinari e multifattoriali, con un excursus temporale che ne evidenzi gli aspetti sociologici, culturali, scientifici, artistici e neurologici nell’evoluzione della società e quindi dell’uomo. Tracciando un profilo degli effetti positivi e negativi di detto progresso e di come l’uomo risponda, direttamente o indirettamente, ai repentini mutamenti dei fronti sociali. Altresì, quali gli effetti sul territorio, sulla società, sul singolo soggetto e sui gruppi d’individui circa le interrelazioni, le reazioni alle istituzioni, alle regole e alle norme che disciplinano uno status civile in seno alla società. L’avvento del modernismo e del postmodernismo, rappresentato nei suoi variegati aspetti, genera mutazioni della società, non solo a livello artistico, ma in maniera più ampia, delle correnti filosofiche e culturali che accompagnano il periodo. Abbiamo da una parte il modernismo che si esprime in rifermento alla razionalità, che crede nel valore delle scienze, della tecnologia e nell’essenza di un prodotto. Vede e crede quindi, nel valore positivo di una società razionale e di un continuo progredire della civiltà umana. Le radici del modernismo affondano nel progetto illuministico del settecento, progetto assolutamente laico, che trovava nel costrutto scientifico, la possibilità di cambiare la realtà. Processo dove al centro vi è l’uomo, non più come spettatore passivo della volontà divina, ma come attore attivo in grado, con le azioni, di mutare l’esodo e il susseguirsi degli eventi.

Dall’altra parte invece, in contrapposizione, il postmodernismo, che trova espressione nel respingere le metateorie o meta narrazioni- come quelle totalizzanti di Marx e Freud- annulla la pluralità e sostiene la discontinuità, come appunto afferma lo stesso Lyotard. Il postmodernismo asserisce che niente è assolutamente definitivo. Nello spazio del postmodernismo, coesistono un gran numero di mondi possibili e diversi, paradossalmente oggi, noi stessi, quante volte ci chiediamo in che mondo viviamo? Beh, non facciamo altro che rappresentare, quasi ignari, l’espressione del postmodernismo. E ’il repentino e stravolgente cambio di rotta dal punto di vista socio-culturale, l’impennata del progresso, che porta l’uomo a porsi interrogativi talvolta inevasi. Ci si pongono domande sul perché, sul come mai. Su cosa abbia generato tale fenomenologia che sfocia nelle differenziazioni di classe, di cultura, di etica sociale, sul modus vivendi degli individui e del loro adattamento alla società stessa. Questo ci porta a contemplare obbligatoriamente, altresì, gli effetti che lo sviluppo industriale, ha avuto nell’odierna società, delle forbici che si sono create tra capitalisti e proletariato. Il periodo storico che ne segue, tra guerre, eccidi, nonché la rivoluzione del 1948, segna anche la lotta delle classi sociali, largamente documentato da il Manifesto di Marx ed Engels, dove si evidenziava sempre più la distanza tra capitalisti e operai. Annullando, così, il pensiero illuminista secondo il quale superate le disuguaglianze sociali, si creava un capitalismo benevolo. A tal proposito, non a caso il pensiero di Weber, che vedeva tali trasformazioni come nuove forme di schiavitù per l’uomo e non liberalizzazioni, infatti chiamò tale fenomeno “gabbia d’acciaio”.

Il passaggio dal modernismo al postmodernismo è ben visibile in architettura: se nel dopoguerra la ricostruzione era espressione e ostentazione di ordine e razionalità, e creò edifici freddi e poco funzionali che finirono per simboleggiare l’alienazione del proletariato, dopo il ’68 gli architetti, cominciarono a costruire per venire incontro alle esigenze degli uomini che avrebbero abitato e vissuto quegli edifici, dando, così, vita a spazi urbani frammentati, frutto di un collage di spazi e tempi diversi. Esempio tangibile e inconfutabile di quanto asserito, è riscontrabile nella televisione che mette in onda opere e trasmissioni del passato e del presente senza soluzione di continuità. Ciò fa sì che il telespettatore si trasformi in un individuo che è più attento alla superficialità delle cose che alla loro origine e profondità. È possibile trarre un altro esempio di questo fenomeno dall’utilizzo, sempre più spasmodico, di Internet: gli internauti possono visitare i diversi siti e navigare velocissimamente da una pagina all’altra, da un’informazione all’altra e dimenticare quella letta un attimo prima. Tutto ciò è espressione di una società che ha perso il senso delle cose, che in qualsiasi luogo e momento possono essere sostituite da altre; con le mode, non si fa in tempo ad indossare i capi di una stagione che già sulle passerelle sfilano quelli non di quella successiva ma della stessa dell’anno dopo.

Ancora, il mercato librario o quello della musica: siamo letteralmente inondati da nuove hit list che cambiano ogni settimana, e gli stessi autori in auge la settimana precedente, vengono dimenticati quella successiva, i comportamenti e le correnti culturali che cambiano in modo sempre più repentino. Quest’aumento della velocità dei tempi di produzione culturale e delle fabbriche ha contribuito all’incremento del commercio, ormai su scala mondiale, e dei consumi di beni e servizi, anche, come prima descritto, grazie all’avvento dei nuovi media. Ciò ha portato a un rovesciamento della scala dei valori sociali: se prima si cercava la stabilità, la durevolezza e la profondità nella cultura e nei beni di consumo, adesso, questo turbinio di mode, prodotti e valori che cambiano continuamente, pone in evidenza la ricerca dell’immediatezza. I valori di una società così frammentata diventano essi stessi espressione della transitorietà, della frammentazione: sono valori effimeri, temporanei e mutevoli come le mode. La società contemporanea è diventata bravissima nel gestire e guidare i gusti di noi individui-consumatori. Il capitalismo contemporaneo riesce non solo ad adeguarsi ai dettami di un mercato in continuo cambiamento ma anche ad anticipare i gusti dei consumatori, fino a creare ex novo prodotti che rispondono a esigenze che il consumatore non sa ancora di avere e che, magari, senza quella pubblicità, non avrebbe mai avuto. Ecco che è diventato indispensabile acquistare un telefono cellulare nuovo ogni sei mesi, cambiare macchina ogni paio d’anni, indossare sempre capi all’ultima moda, ecc. È possibile andare oltre il semplice consumismo: i valori, gli affetti, le relazioni sono sempre meno stabili e più precarie, così come precario è diventato il mondo del lavoro. Si assiste a una metamorfosi tra moderno e postmoderno che si trova a disquisire tra problemi storiografici e problemi artistico – letterari. Si assiste a una globalizzazione incontrollata, si perdono di vista parametri vitae fondamentali per la salvaguardia del nostro pianeta e dell’uomo. L’avvento industriale ci pone innanzi sì ad una crescente tecnologia, ma anche a subirne gli effetti nei più smodati deleteri aspetti.

Assistiamo alla corsa frenetica dell’arricchimento dei capitalisti anche a scapito di un bene irrefutabile come la vita e del pianeta, venendo pertanto invasi dalle più svariate forme d’inquinamento del suolo, dell’aria, dell’ambiente; cibi adulterati, acqua avvelenata, e dal l’intossicazione dei metalli pesanti. Oggi questi fenomeni, s’inglobano, quasi in maniera del tutto naturale, nella classe ordinaria delle devianze neuronali. Perché è impossibile non pensare che ciò che mangiamo, che beviamo e che respiriamo, non stia causando danni e conseguenze a livello neuronale che si manifestano nel tempo. Quante notizie dai media circa atteggiamenti nevrotici, psicotici, talvolta anche pervasivi e disadattivi, che culminano con atti violenti verso la società, la famiglia, addirittura verso le persone più care. S’innescano dei meccanismi assurdi che portano a comportamenti manifesti violenti, aggressivi, delittuosi e maniacali di taluni soggetti, spesso anche inspiegabili. Negli ultimi decenni assistiamo a un regredire della razionalità e della logica. Naturale, quasi doveroso, chiedersi, ma cosa succede? l’uomo sta impazzendo? Chi ha interesse affinché questo accada? Spontaneo attenzionare quegli aspetti non molto presi in considerazione, quali i fattori scatenanti. Sfugge volutamente questa considerazione? forse troppi interessi delle multinazionali e delle lobby impediscono la lucidità necessaria a valutarne i profili? Assistiamo ad atteggiamenti di trasgressioni e azioni di ribellione, verso il sistema istituzionale che legifera per la condivisione del rispetto delle regole. Forse anche questo sistema di regole sociali presenta delle incrinature? Ma questo progresso non doveva portare solo migliorie alla nostra società? La frettolosa corsa della nascita industriale e il conseguente picco di crescita evolutiva dell’uomo, nei suoi molteplici aspetti, hanno mutato anche le sempre più crescenti esigenze dell’uomo stesso, con un’ostentata avidità, una fame insaziabile di rincorrere il Dio danaro, perdendo lungo la strada i veri valori e principi. Paradosso, l’uomo crea e distrugge se stesso. Come anzidetto, queste forme di inquinamento e di intossicazione, incentrano il loro focus sugli aspetti cerebrali, addirittura taluni feti sono già intossicati sin dalla placenta, con conseguenze compromissione nelle future attività neurofunzionali. Compromissione, che nel tempo potrebbe anche manifestare evidenti schemi di devianza, sfociante pure nella criminalità.

Taluni studiosi, dal punto di vista psicologico, associano la devianza a un mal funzionamento dell’individuo e non della società; mentre altri, dal punto di vista sociologico, lo associano al contesto socioculturale. Cesare Beccaria affronta un primo approccio definendo la devianza come stato patologico, e delle risposte che la società deve dare innanzi a un comportamento violento e asociale. Il paradigma sociale contempla quelle forme di società disorganizzata e sgretolata, quali causa di devianza. La scuola di Chicago, vede nelle aree geografiche più periferiche, la causa della nascita di devianza criminale. I territori urbani male strutturati, causano marginalità ecologica, che insieme alla marginalità economica, sfocia in atteggiamenti di devianza criminale. Un aspetto della devianza da attenzionare oggi, dal punto di vista neurale, è il sempre più crescente status dell’evidenza del bipolarismo, con i relativi disturbi della personalità, che si distinguono in egosintonici (la persona affetta difficilmente si rende conto del problema) e alloplastici (la persona tende a cambiare la realtà che lo circonda e non se stesso). Disturbi della personalità che, con i suoi comportamenti manifesti, sottolinea forme comportamentali atipiche e discontinue, con il conseguente disagio di come affrontare nella società tale discrepanza, nonché al frustrante atteggiamento, anche se incosciente, di chi vive tale disagio. E ancora più importante, come porvi rimedio. Tali stati deficitari, possono insorgere in qualsiasi fascia di età. Pertanto, l’osservatore, deve fare attenzione a dare una diagnosi, perché in età adolescenziale, vi è un repentino e continuo cambiamento del modus vivendi e del modus agendi del ragazzino che potrebbe trarre in inganno eventuali deduzioni cliniche.

La nascita delle neuroscienze, nello specifico della neurosociologia, che anche se giovane, gode di riscontri epistemologici, e ha permesso un’interpretazione anche empirica dei fatti considerati. Essa si pone in stretta correlazione con la neurobiologia e la psicologia sociale, e ci dà la possibilità di indagare sotto diversi aspetti, permettendoci di ricercare sul SNC, nei suoi aspetti simpatici e parasimpatici, nei campi dell’educazione sociale, della salutogenesi e della devianza. Le sue attenzioni si orientano sull’osservare il comportamento sociale, supportato e motivato da processi e rapporti interpersonali con riferimento alle funzioni cerebrali. La neurosociologia, quindi, rispecchia in pieno gli obiettivi della sociologia clinica: il neurosociologo, deve avere la conoscenza delle strutture neuronali, delle funzioni e dei processi cerebrali che determinano il comportamento dell’individuo e sociale. L’uso di tecniche neurofunzionali ha permesso di evidenziare i sistemi o i circuiti neuronali che sono attivi nello svolgimento di alcuni compiti, anche nel caso di atteggiamenti asociali e aggressivi, dimostrando come regioni dei lobi frontali, insieme alle altre aree corticali giochino un ruolo essenziale nelle attività cognitive dell’individuo sano.

La neurodiagnostica riveste un ruolo importante ai fini dell’individuazione dei processi dal punto di vista immagine, nei diversi aspetti che la contraddistinguono. In particolare ci riferiamo a nuove metodologie di esplorazione funzionale del cervello, come la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET), la risonanza magnetica (MRI), la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la Tomografia a emissioni di singoli fotoni (SPECT). Grazie a queste, sarà possibile misurare sia le onde emesse dagli atomi di idrogeno del cervello, attivati da onde di radiofrequenza in un campo magnetico (MRI), sia il consumo di glucosio (PET), sia il flusso ematico (fMRI) nelle diverse strutture corticali con una risoluzione spaziale e temporale soddisfacente. In particolare sarà possibile grazie alla fMRI rilevare l’attività cerebrale misurando il flusso cerebrale, che sarà maggiore per quelle regioni cerebrali impegnate in un dato compito. Tramite la SPECT, invece, si potrà determinare la distribuzione di un tracciante radioattivo in un tessuto e ricavarne informazioni sia di tipo morfologico che funzionale. Con la tecnica SPECT, in cui si utilizzano isotopi ad emissione di raggi gamma (fotoni singoli), si potranno condurre degli studi di flusso ematico cerebrale e sarà possibile evidenziare diminuzione di perfusione nelle regioni cerebrali, anche in casi in cui alla TAC non si evidenzino alterazioni significative.

“Di certo uno stile di vita più equilibrato, un’alimentazione più sana e curata, possono essere da monito affinché contrastare queste forme d’inquinamento e di adulterazione alimentare. In tal senso, ci giunge acclamata indicazione nel trattato della salutogenesi, nella persona di Aaron Antonovsky, sociologo della medicina e pioniere della salutogenesi, il quale attesta, altresì, l’importanza di una medicina complementare e/o alternativa, facendo riferimento ai rimedi naturali come agopuntura, omeopatia, fitoterapia e, sempre più incalzante, la micoterapia, che ha trovato il suo massimo campo di applicazione nei paesi orientali e che oggi si affaccia anche all’Europa. Doveroso riportare una simpaticissima massima di Antonovsky a chi gli chiedeva lumi su come fosse arrivato alla veneranda età di 100 anni; a questi, rispose: prendetevi cura del vostro stomaco per i primi 50anni, lui si prenderà cura di voi per i prossimi 50! In conclusione e in sintesi, dall’attenta considerazione e interpretazione di quanto presentato, volendo desumere, credo che un’accorta ridimensionata da parte del genere umano, una frenata brusca, sia doverosa.

L’estenuante correre verso i beni materiali, ha fatto perdere di vista quei valori quali dignità, rispetto verso se stessi, verso il prossimo, per il contesto in cui si vive, per la famiglia, per la vita stessa, facendo, invece, emergere quelle oramai accertate negatività del genere umano dettate dall’avidità nelle sue più sviscerate e alienanti forme. Le responsabilità appartengono a tutti, alle istituzioni in primis, poiché esse sono naturalmente deputate a mantenere l’equilibrio delle cose e delle persone, affinché niente e nessuno prevarichi su una cosa o sull’altro, a stabilire norme corrette per il sociale, che permettano l’affermarsi dell’eguaglianza e del diritto alla vita, nel più completo significato del temine. Oggi ci si vede chiamati con tracotanza ai propri doveri, ledendo con altrettanta arroganza i propri giusti e sani diritti. Si assiste inermi all’uomo che lotta contro sé stesso, che annulla sé stesso, ciò che l’uomo ha creato, l’uomo stesso lo distrugge quasi con un’inconsapevolezza, con un’incuria che disarma i molti. Chi di competenza, non ottempera a qualcosa che faccia scivolare come su binari, quella gigantesca filiera che è la “vita sociale”, nella sua totale completezza. La scienza, la medicina, la cultura, il progresso, la tecnologia, le multinazionali, le istituzioni, e quanti interagiscono a tale processo di crescita, a mio modico parere, dovrebbero un attimo riflettere e capire che il futuro non finisce oggi ma continua ad ogni domani.”

 

Dott. Mario Monteforte –  Neurosociologo, esperto in salutogenesi


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