PARTE IL RINNOVAMENTO DELLA CHIESA PAOLINA
Il dipartimento Calabria dell’Associazione nazionale sociologi osserva con interesse lo scenario che si sta delineando a Reggio dopo il cambio alla guida della Chiesa metropolitana. Il nuovo governo della diocesi Reggio – Bova, senza dubbio, provocherà dei fenomeni che, come in passato, incideranno non solo sulla fede della comunità cristiana e sul dialogo interreligioso, ma anche sulla necessità di aiutare la locale comunità nella ricerca di un nuovo ordine sociale. Sotto la guida di padre Giuseppe Fiorini Morosini, Reggio, negli auspici della maggioranza di cattolici e laici, di cristiani e non, dovrà frantumare tutti gli schemi del suo più recente passato e diventare guida morale di una terra che necessita di un vero cambiamento in tutti i suoi segmenti per non rimanere nell’eterno pantano del sottosviluppo che la relega agli ultimi posti delle regioni dell’Unione Europea.
Reggio e la Calabria, forse, negli ultimi anni, hanno perso la capacità d’indignarsi di fronte ai mali endemici di questa terra che acriticamente subisce vecchi e nuovi stereotipi negativi, messaggi mendaci che la disegnano subalterna alla criminalità organizzata e la commiserano in quanto vittima della corruzione e della forte contrapposizione tra e all’interno della classe dirigente e politica. Ma non hanno perso la speranza. Una speranza trasmessa dalla concezione francescana della Chiesa cattolica che, sotto il pontificato di Papa Francesco, ha avviato un rinnovamento storico nella sua missione di evangelizzazione, adeguandola ai cambiamenti sociali, culturali ed economici prodotti dalla globalizzazione, dalla secolarizzazione e dalla scristianizzazione. La Chiesa regionale e, in particolare, quella Paolina, al pari dell’intera società calabrese, hanno l’obbligo di rinnovarsi, di essere artefici di una nuova evangelizzazione, di un patto che si prefigga il raggiungimento del bene comune contrapponendolo a quello personale e delle caste.
“ La Chiesa siamo tutti noi”, ha detto nei giorni scorsi il Papa. Ma il suo forte radicamento sul territorio, e la sua azione di supplenza per l’assenza dello Stato in alcuni ambiti del sociale, legittima l’aspirazione ad esercitare una ruolo di “vigilanza” sul comportamento di tutti gli attori che governano il territorio. Nelle intenzioni del vescovo francescano, non troviamo alcuna ipotesi di governo condiviso, quanto la netta opposizione nei confronti di chi vorrebbe “ confinare la religione ad un fatto personale e intimistico, negando alla Chiesa il diritto di entrare nel vivo del dibattito politico sui valori che devono regolare l’organizzazione della società”. E sui valori, dai quali poi traggono origine i comportamenti di sana politica e di oculata amministrazione, padre Giuseppe respinge qualsiasi velleità o “imposizione” da parte dell’autorità politica. Da qui un forte invito all’unità politica dei cattolici che “non è un dogma di fede ma neanche un demone da esorcizzare”. Il modello di Chiesa tanto caro Sommo Pontefice crediamo costituisca il filo conduttore dell’impegno pastorale di Fiorini Morosini, il quale come aveva fatto alla guida della diocesi di Locri – Gerace, continuerà a farsi portavoce dei bisogni delle famiglie, della condizione giovanile, della piaga della disoccupazione, delle povertà del territorio anche attraverso la denuncia del “mancato buon uso delle risorse” e delle ramificazioni malavitose nella pubblica amministrazione affinché l’agire politico venga improntato ai valori cristiani. Importanti segnali giungono poi sulla lotta alla ‘ndrangheta e sull’azione di contrasto da parte dell’associazionismo antimafia. Se la società e le istituzioni che garantiscono la sua democratica convivenza hanno l’esigenza di rinnovarsi, anche la Chiesa deve adeguarsi ai cambiamenti di una società globalizzata, multiculturale e multi religiosa che induce a riconsiderare la questione dei diritti e delle libertà in maniera diversa rispetto al passato. Oggi c’è il rischio dell’isolamento e della ghettizzazione di intere comunità, oltre che di un relativismo culturale indifferente ai diritti fondamentali della persona. Una Chiesa tra e per la gente, come testimoniano i gesti del Pontefice romano.
Nei 23 anni di missione pastorale di mons. Vittorio Mondello, la diocesi reggina, in prevalenza, è stata caratterizzata da un forte impegno sulla collegialità e sulla comunione della Chiesa in ossequio ai deliberati del Vaticano II. Adesso, l’auspicio è un rinnovamento della comunità ecclesiale non solo nell’azione pastorale, ma anche nell’impegno civile.