NUOVI SCENARI PER I SOCIAL DOPO I FATTI DRAMAMTICI DI PARIGI
…e così, la Tour Eiffel diventa simbolo della pace.
Appena si sparge la notizia che la capitale francese è stata colpita da una serie contemporanea di attacchi terroristici che hanno disseminato orrore, paura e centinaia fra morti e feriti ad opera di un gruppo di terroristi dell’ISIS, Internet e i social diventano una culla di partecipazione e di solidarietà, ma anche di moda, di imitazione e di desiderio del “like” facile; si riaprono i dibattiti sulla religione, sull’integrazione, temi caldi dell’agenda politica e che infiammano sempre gli animi.Anche su Twitter da giorni non si parla d’altro: tutte le conversazioni ruotano intorno agli hashtag #PrayForParis, #Isis, #FranceUnderAttack. Oggi un po’ di più, perché oggi “siamo tutti francesi”, anche se da domani molti non saranno nemmeno italiani… questa però è un’altra storia! Quanto accaduto impone agli addetti ai lavori alcune riflessioni, per meglio comprendere il fenomeno e capire come meglio comportarsi. I nuovi strumenti messi a disposizione della tecnologia, infatti, hanno modificato la fruizione delle notizie rendendo le persone, precedentemente conosciute come pubblico, qualcosa di diverso e ponendo al centro del dibattito sul giornalismo contemporaneo la questione del coinvolgimento. In questo contesto, l’utente-lettore è più attivo di quanto non fosse prima il lettore di giornale o lo spettatore del telegiornale.
Di certo, sempre più diffuso è il contenuto generato dall’utente, quello che fino a qualche tempo fa era “solo” un lettore. Ed il contenuto generato dall’utente sta trovando sempre maggiore applicazione nel giornalismo.I media di tutto il mondo si sono subito interessati della vicenda parigina, con servizi in diretta e aggiornamenti costanti; i titoli dei giornali più prestigiosi hanno sottolineato con pathos le sfaccettature profonde di questo evento. Nelle nostre tv, le dirette fiume si sono consumate come da tradizione, da RaiUno alle reti allnews. Certamente, è stato l’immancabile e ripetitivo fiume di “solo parole”, quelle dei giornali come quelle degli utenti, ma è qui che ritorna fondamentale il compito dei professionisti dell’informazione: riempire questo “fiume”di significato, un significato vero che vada oltre i Trending Topic del momento.
I trending topics sono gli hashtag più ricorrenti nei tweet degli utenti. È evidente che inserirli correttamente in una notizia aumenta la possibilità di essere letti da quei molti che in quel momento si stanno informando su quell’argomento, anche se non sono propri follower. Una delle sfide delle testate online è quella di riuscire a coinvolgere l’utente offrendogli la possibilità di trovare in un unico luogo tutto ciò che cerca: informazione, flusso social di commenti, possibilità di interagire e commentare a sua volta. Certo, i Trending Topic relativi ai fatti di Parigi fra qualche giorno cambieranno, ma temi come guerra, integrazione e politica non smetteranno certo di riguardarci.Per capire l’impatto che ormai i social network hanno sull’opinione pubblica (ed anche i relativi rischi), basti ripensare alle due iniziative avviate da Facebook in questi giorni.Grande coinvolgimento, ad esempio, ha avuto l’attivazione del tool per cambiare la propria immagine con un effetto “bandiera francese”. Questo deve farci ragionare ancora di più sulla questione che tutto ciò comporta il rischio di diventare solo un’occasione di semplice omologazione, poiché non è l’espressione di un pensiero, come resta comunque un tweet o un post su fb, ma un gesto anonimo e impersonale.
L’altra iniziativa – che potremmo definire “di servizio” – è stato il Safety Check (per gli utenti italiani, “Stai bene? Dillo a Facebook”) offerto da Facebook e ideato per le situazioni di emergenza come catastrofi o contesti similari: l’app chiede “Stai bene?” e in questo modo si fa sapere ad amici e parenti che si hanno tra gli “amici” di Facebook che non si è rimasti coinvolti nella situazione accaduta nel posto in cui ci si trova: tutti i relativi contatti ricevono una notifica sul proprio stato. E così, durante i momenti drammatici della notte di Parigi ed i giorni seguenti, nella pagina del servizio – https://www.facebook.com/safetycheck/paris_terror_attacks/ – si poteva vedere i propri amici su Facebook geolocalizzati (a patto di avere già segnalato spontaneamente la propria situazione e/o se si era conoscenza dello stato di sicurezza di qualcuno che non aveva i mezzi per accedere a Facebook, potendo segnalare direttamente la condizione).
Questo servizio attivato a Parigi dopo gli ultimi terribili avvenimenti accaduti nella capitale francese, già in passato era stato utilizzato anche in Nepal e in Cile. La funzione, che ha aiutato e aiuterà a fare avere notizie ai propri cari sulle proprie condizioni di salute, è stata utilizzata da oltre 4 milioni di utenti di Facebook a Parigi durante le prime 24 ore dopo gli attentati, mentre 360 milioni di persone in tutto il mondo hanno ricevuto le notifiche che i loro amici erano al sicuro.Una capacità comunicativa eccezionale, che conferma come il modo di informare e di informarsi è ormai definitivamente cambiato modificando inesorabilmente il nostro modo di vivere e di fruire ogni genere di notizia.
Maurizio Bonanno – Giornalista e sociologo ( dirigente Dipartimento Calabria dell’Associazione Nazionale Sociologi)