NON BASTA ESSERE LIBERI, LA LIBERTÀ BISOGNA ESERCITARLA
È antico e mai risolto il dilemma – e con esso, il dibattito ed il confronto – fra libertà ed esercizio della libertà. Per coglierne l’essenza – e la differenza – varrà la pena citare Leo Longanesi, che, con una delle sue frasi perentorie quanto illuminanti, affermò: “Non è la libertà che manca, mancano gli uomini liberi“. Sempre contro il conformismo e contro il piattume di una certa cultura, Leo Longanesi fu giornalista animato da un’utopica intenzione: voler educare il popolo italiano, denunciandone i luoghi comuni, i difetti e, nondimeno, la vacuità delle mode nate da quello che considerava un «progresso non moderno». Il suo scrivere fu caratterizzato da parole sferzanti, frasi secche, definizioni precise, divenute aforismi da cui tutti indistintamente – intellettuali e gente semplice, opinionisti e tuttologi – continuano ad attingere a piene mani.La secca annotazione di Longanesi rimane di assoluta attualità, soprattutto in un periodo come questo, quando certi concetti e determinate idee appaiono stravolte, quando l’esercizio della libertà appare compromesso.Sarà il caso di chiarire che essere uomini liberi vuol dire credere nell’individuo e non nella massa, ritenere che ciascuno debba avere il diritto di realizzare se stesso, di aspirare al benessere e alla felicità, di costruire con le proprie mani il proprio futuro, di poter educare i figli liberamente. Credere nella libertà, in tutte le sue forme, molteplici e vitali: nella libertà di pensiero e di opinione, nella libertà di espressione, nella libertà di culto, di tutti i culti, nella libertà di associazione.
Ed è una libertà che non è graziosamente “concessa” dallo Stato, perché è ad esso anteriore, viene prima dello Stato. È un diritto naturale, che ci appartiene in quanto esseri umani e che semmai, essa sì, fonda lo Stato. E lo Stato deve riconoscerla e difenderla – in tutte le sue forme – proprio per essere uno Stato legittimo, libero e democratico e non un tiranno arbitrario. Perché lo Stato deve essere al servizio dei cittadini e non i cittadini al servizio dello Stato.E, per difendere l’essenza della libertà, bisogna battersi contro “la repubblica della virtù” , contro lo “Stato etico”. Gli esseri umani non si sono dati un governo perché imponga loro di comportarsi come i detentori del potere reputano opportuno, ma per proteggere la loro autonomia, la possibilità di decidere come impiegare la propria vita.In una società liberale il muro che difende la sfera privata deve essere invalicabile, salvo che siano in gioco i diritti e le libertà di altre persone.Dunque, l’uomo deve tornare al centro del progetto, nel rispetto delle singole individualità ed a dispetto della massificazione. Tutto ciò, però ha una sua complessità, soprattutto rappresenta un impegno vieppiù oneroso oggi che ci stiamo abituando ad una sorta di pigrizia, genericamente mentale oltre che intellettuale, da cui scaturisce una delega acritica ai nuovi mezzi di comunicazione che ci danno l’illusione di sopperire a quell’esercizio della libertà che altrimenti saremmo chiamati ad assolvere. Si vive come criceti in gabbia che continuano a girare la ruota convinti di correre mentre restano praticamente immobili: senza voler lasciare la propria casa, senza partire e andare preferendo lanciarsi in avventure virtuali che danno l’illusione di poter conoscere il mondo senza alzarsi dalla poltrona di casa.
Un mondo, una società che così vive non ha futuro, chiuso in confini stretti quanto quelli di una stanza.Rovistando tra vecchie scartoffie, mi sono ritrovato in mano la vecchia tesina presentata per la maturità liceale. Nel primo foglio, a mo’ di presentazione, c’era scritto: “La libertà non consiste nel negare la legge e l’autorità, ma nel trasferire nel proprio spirito la fonte dell’autorità e della legge. Essere libero significa essere legge a sé medesimo, essere autonomo: obbedire ad una autorità che la coscienza riconosce perché scaturisce dalla sua legge”.Quanto tempo è passato da quel diciottenne che scriveva queste parole che suonano come un progetto di vita…E lo è stato: è ancora oggi il “progetto di vita” di un uomo, che, sebbene ormai maturo, non solo vuole sentirsi libero, quanto soprattutto cerca, sempre e comunque, di esercitare questa libertà.
Maurizio Bonanno – sociologo ANS