NINO FRASSICA ED EZIO BOSSO SALVANO SANREMO…
I più anziani tra i baby boomers sono i testimoni privilegiati della storia del festival di Sanremo: bambini cresciuti con la voce di Nilla Pizzi e l’ultimo miglio percorso in compagnia dell’edizione in corso.La kermesse canora fa parte del costume degli italiani che, nonostante il susseguirsi di mode in grado di orientare gusti e comportamenti di milioni di persone, non rinunciano al Sanremo. La messianica attesa parte subito dopo Natale. Tutti ascoltiamo il festival della città dei fiori. E se lo seguiamo con interesse e passione è ovvio che possiamo, anzi dobbiamo, dire la nostra. Per criticare o esaltare il festival della canzone italiana non occorre essere musicisti o musicologi, basta pagare il canone Rai, un adempimento di cui solo pochi sono esentati. L’edizione presentata da Carlo Conti, che al perfetto anchorman aggiunge la saggezza giornalistica, è gradevole, soprattutto per gli effetti scenografici e, almeno da quanto visto in queste prime serate, per l’umana emozione suscitata da Enzo Bosso e Nino Frassica. La loro presenza, così come quella di altri ospiti, sovrasta la mediocrità delle canzoni fin qui ascoltate che sono lontane, molto lontane, dalla tradizione di Sanremo. E ovvio che molti altri – non si esclude la stragrande maggioranza di quanti assistono al festival in sala o davanti al piccolo schermo – saranno di parere opposto. A conferire bellezza all’appuntamento di febbraio oltre ai fiori, alle luci, agli effetti speciali, alla bravura del conduttore e di molti ospiti sono soprattutto le critiche, il confronto dialettico per uno spettacolo popolare che aggrega milioni persone di tutte le età.
Quello che a noi e, sicuramente, a moltissimi altri italiani non è piaciuto è il protagonismo di quegli artisti che hanno usato dei simboli per prendere posizione rispetto al dibattito che si sta svolgendo in Senato, in atto impegnato nel varo della legge sulle unioni civili. Un provvedimento che condividiamo per la scelta di civiltà di una nazione laica che, purtroppo, non si è ancora liberata dagli antichi retaggi clericali. Alcuni aspetti del provvedimento all’esame del Parlamento, però, non sono condivisibili, soprattutto quando si pensa che basti un voto a maggioranza per equiparare le unioni civili alla famiglia, oppure tentare fughe in avanti sulla cosiddetta “stepchild adoption”. Non è certo questa la sede per approfondire l’argomento, ma stigmatizzare lo strumentale uso dei nastri arcobaleno rientra nella libertà di pensiero di quanti, loro malgrado, al di là della posizione sull’argomento, sono costretti a subire le performance di certi privilegiati che non solo sono stati invitati al festival, ma ricevono dei cachet che mortificano milioni di famiglie chiamate a fare i conti con la povertà assoluta.
Le nostre libertà hanno sempre un limite dove iniziano quelle degli altri. E se in Italia sta per essere introdotto il diritto alle unioni civili tra due persone dello stesso sesso non è assolutamente ammissibile che ad alcuni cittadini, peraltro privilegiati, venga concesso l’uso di palcoscenici allestiti con il contributo pubblico per fare il tifo a sostegno di certe battaglie che dividono i cittadini di un paese democratico. Giocare una partita di calcio con una curva chiusa danneggia una delle due squadre. Quell’incedere di pessimo gusto, con nastrini arcobaleno in mano (compreso il bacio sulla bocca a quella graziosa signora), del Sig. Eros Ramazzotti o la felicità paterna di Sir Elton John (un concetto che è parso decontestualizzato dall’intervista) sono i nei più grossi spuntati fin qui sulla pelle del festival di Sanremo edizione 2016. La partigianeria non serve, perché in Parlamento c’è una maggioranza in grado di far approvare la legge in discussione. Restano certi atteggiamenti che evidenziano come il diritto di opinione non sia uguale per tutti. Ma un privilegio riservato a certe categorie di cittadini.
Intanto Enzo Bosso e Nino Frassica sono i vincitori morali dell’edizione 2016. E per quanto ci riguarda può calare il sipario.
Antonio Latella – Giornalista professionista e sociologo ( Presidente del Dipartimento Calabria dell’Associazione Nazionale Sociologi)