Mens sana in corpore sano

Durante il lockdown abbiamo assistito ad una graduale cessione di libertà, tra le prime forme era prevista la possibilità di fare attività fisica all’aperto, seppur nei dintorni della propria abitazione, per poi estendere il permesso anche al proprio quartiere e oltre.

<<=== dott.ssa Roberta Cavallaro -sociologa

La frase “fare sport fa bene alla salute” è rimasta confinata, invece, nella sua retorica nonostante fosse inserita tra i bisogni di prima necessità. Una necessità data per scontata, infatti l’enfasi sull’attività fisica non è mai stata ricercata tra i commenti dei nostri politici, eppure, è affare di tutti non bisognerebbe aspettarselo solo dal Ministro della salute, sembra incredibile come si riesca a parlare di sistema immunitario senza affiancare o dare fiducia al mezzo che è una delle vie principali per rinforzarlo. Non è un caso che le scienze motorie siano catalogate come “Scienza” poiché si nutrono di studi trasversali della medicina, della pedagogia, della psicologia, le quali sconfinano dalla didattica scolastica e penetrano la nostra vita quotidiana.

La “camminata veloce” però è riuscita a creare una moda superficiale ma efficace che ha coinvolto anche persone prima disinteressate all’attività fisica, costruendo in maniera naturale, una dinamica che non è stata volutamente a cuore ai media, dal momento che è mancato uno dei suoi presupposti fondamentali, ovvero la diffusione costante del messaggio. Questo tipo di attività si è diffusa velocemente diventando un nuovo modo di incontrarsi per strada, sentendosi accomunati da un obiettivo comune, quello di indossare una tuta per fare attività fisica e incrociare lo sguardo o il saluto di chi ha fatto la medesima scelta, pur di sentirsi parte di un sistema in una fase di crollo delle certezze.

In questo, come in altri casi, l’attività fisica ha svolto un ruolo socio-relazionale centrale. La sua centralità è stata però accantonata, non ha potuto mantenere la sua forma o progredire poiché non ha avuto gli elementi necessari per farlo. I valori in una società nascono in maniere imprescindibile dalle norme e si rinforzano con l’esperienza, in questo caso il percorso non è affatto tortuoso, infatti l’attività fisica è nata in risposta ad un’esperienza di vita comune, quale la pandemia, potenziandosi in maniera spontanea. Dal momento che i valori necessitano di un riscontro politico-normativo per consolidarsi, la previsione potrebbe essere quella di un crollo di un incosciente tentativo di esaltazione di un valore intrinseco quale “cura del benessere psico finisco attraverso lo sport”, non supportato al di là della concezione individuale.

Perché viene posta l’enfasi sullo sport solo per vendere prodotti? Conosciamo bene i tipi di acqua che depurano l’organismo, le bevande contenenti sali minerali amati da cellule e tessuti, o la vitamina C gradita dal nostro sistema immunitario ma non conosciamo allo stesso modo l’attività fisica come meccanismo di prevenzione che potrebbe bastare a sé stesso. In un periodo storico come questo il terreno è più che mai fertile per porre l’attenzione sull’importanza di una corretta alimentazione, sulla serietà dell’attività fisica, soprattutto in un Paese come l’Italia alla quale si riconosce il pregio delle primizie e del professionismo agonistico. Sembra l’ennesima azione incoerente in cui si decide di evidenziare l’importanza di un aspetto non investendo però sulla sua asserzione.

Credo che l’esempio calzante possa essere l’estrema cura mediatica nella pubblicizzazione di cosmetici antietà, raggirando il mezzo principe rappresentato in questo caso dallo sport e dall’attività fisica in generale. L’evidenza è ancora la politica del tutto subito, si preferiscono gli effetti immediati a quelli duraturi nel tempo raggiunti con più difficoltà. La moda, in questo caso purtroppo, passerà e non a tutte le persone rimarrà il desiderio di quelle “camminate veloci” tanto utili alla sopravvivenza psico-fisica durante il lockdown, sarebbe vantaggioso quindi inserirlo tra gli elementi contenuti nel bicchiere mezzo pieno della pandemia.

Porre l’accento su alcune questioni piuttosto che altre è solo una scelta che, chi ci governa, decide di prendere. Sembra assurdo non accorgersi di quanto sia fondamentale orientare le persone verso uno stile di vita sano ed è masochista accorgersene e scegliere di non dargli importanza.

Sociologa Roberta Cavallaro (Socia ASI)


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