…MA FROCIO È UN INSULTO?

MAURIZIO BONANNO 22 gennaio 2016“Onore a Roberto Mancini”. È stato questo il mio tweet la sera del 19 gennaio dopo aver ascoltato le dichiarazioni dell’allenatore dell’Inter nel fine partita di Napoli. Mi era sembrata una reazione minima, quasi ovvia, immaginando l’avvio di un dibattito che avrebbe attirato i tantissimi che in questo periodo si dimenano e si agitano intorno al giusto ed opportuno dibattito parlamentare in tema di unioni civili ed adozioni che riguardano e coinvolgono le coppie omosessuali. Il battibecco napoletano appariva perfetto, giunto al momento giusto inserendosi in questa disputa, su posizioni ideologiche, che è comunque un momento di civiltà in una società, quella italiana, spesso considerata conservatrice, certamente moderata e comunque sensibile ai germi della secolarizzazione troppo influenzata da bacchettonismo fintocattolico. Invece – ahimé! – niente di tutto questo.

Da subito, la denuncia dell’allenatore dell’Inter ha assunto la peggiore deriva, trasformandosi in una nuova partita tra fanatici tifosi di due squadre che se la volevano dare di santa ragione, piuttosto che giocarsela.Le peggiori battute da caserma, le più sciocche e volgari parodie si sono alternate senza soluzione di continuità. E ci si è attardati in uno scontro basato sul nulla, tralasciando il fatto che la questione era tutt’altro che sportiva, tutt’altro che inerente il calcio o gli stessi protagonisti Sarri e ManciniA dare il colpo finale, la finta condanna comminata dal giudice sportivo all’allenatore del Napoli, che  rappresenta quell’occasione mancata che questa vicenda aveva offerto. La giustificazione della piccola squalifica comminata, poi, sa addirittura di presa in giro, perché, pur rilevando l’insulto, con un’interpretazione surreale si specifica che questo non può considerarsi omofobo perché Mancini non è gay! Magra consolazione che trascura ed annulla il piccolo particolare che comunque la frase di Sarri ha provocato offesa agli omosessuali ed anche a tutti quegli eterosessuali che, come Mancini, posseggono un minimo di sensibilità e senso civico.

Invece è partito un nuovo derby, una nuova contrapposizione tra guelfi e ghibellini, per cui se non sei interista difende Sarri e viceversa. C’è chi è andato a ricercare (ed a trovare) i precedenti omofobici di Mancini o dello stesso Sarri, che aveva già usato la stessa tipologia di espressioni in passato. Chi ha trovato tutto il possibile dello sconveniente nella vita di Mancini, per portare acqua al mulino della propria tesi “Mancini è peggio di Sarri” o, addirittura chi con argomentazioni arbitrarie si è elevato a paladino dei deboli, o dei “colpevoli”. Il derby tra tifoserie ha cancellato il valore dell’accaduto ed annientato quel minimo di dibattito che nell’immediatezza qualcuno aveva provato ad avviare tenendo presente che il gesto, l’atto nel frattempo era divenuto ancora più sbagliato addirittura nella giustificazione proposta da Sarri, quando difendendosi ha risposto: “Finocchio? È stato il primo insulto che mi è venuto in mente”.

Ecco cos’è veramente l’omofobia! Perché il vero problema non è e non doveva essere l’aver dato del “finocchio” o “frocio” a qualcuno, è averlo fatto con l’intenzione di insultarlo! È considerare la parola “frocio” un insulto.E così si è persa l’occasione di far partire una discussione seria in una società fintamente civile. Riaprire il dibattito sull’omofobia, che è una delle cause più diffuse di suicidio per gli adolescenti: un ragazzo su quattro che si uccide tra i 16 e i 25 anni lo fa per questo motivo, secondo una ricerca dell’Università di Edimburgo. L’Unesco afferma che l’omofobia è un comportamento appreso, non la reazione naturale per i ragazzini. Gli adolescenti — etero e gay — hanno bisogno di identificarsi in base alla sessualità. Lo fanno in maniera aggressiva e discriminatoria solo se la società è omofobica. Altrimenti diventa un fattore di differenziazione positivo. Dunque, suggerisce ancora l’Unesco: “Sta agli adulti che hanno intorno – in famiglia, a scuola e nelle istituzioni – insegnarglielo”.

Vittorio Lingiardi, psichiatra e direttore della Scuola di Specializzazione in Psicologia alla Sapienza di Roma, spiega: «Il suicidio è l’espressione estrema di un’esperienza comune per gay, lesbiche e trans: la percezione di un ambiente ostile, la paura di essere rifiutati, che diventa convinzione di essere sbagliati. Si chiama minority stress, “stress da minoranza”, e colpisce chi appartiene a gruppi emarginati. Chi ha un orientamento sessuale minoritario ha una difficoltà in più: se ti discriminano perché sei nero o ebreo, quando torni a casa trovi il sostegno della famiglia. I gay molto spesso sono costretti a “nascondersi” anche a lì».Il prof. Paolo Valerio, docente di psicologia clinica alla Federico II di Napoli, in una recente intervista su la Repubblica,  ha affermato «L’omofobia delle parole di Sarri è di una gravità che va ben oltre il galateo sportivo. Anche se non c’era, come ha spiegato l’allenatore, un intento omofobico contro Mancini. Aver usato quei termini ha significato, inevitabilmente, ferire i genitori dei gay o gli stessi gay. Perché quelle parole sono state usate come un’offesa, sono state lanciate come una lama per ferire. Sarri ha confermato lo stigma della femminilizzazione del maschio, nello sport in particolare. Un mondo nel quale l’omofobia è già ben presente. Già rappresenta un problema».

E così, ci siamo rivelati “piccoli uomini” affetti da machismo avendo perso una buona occasione per dimostrare una maturità sociale e culturale che ancora non ci appartiene.

 

Maurizio Bonanno – giornalista professionista e sociologo ( Dirigente Associazione Nazionale Sociologi).


Lascia un commento

Anti - Spam *

Cerca

Archivio