LO SPORT E IL SUO VALORE NELLA SOCIETA’ DEI DISVALORI
Oggi nella società globalizzata, certamente più libera ma più incerta, in cui l’individuo è costretto a cambiare ruolo assiduamente ed a vivere ambiti diversi e diversamente regolati, lo sport rappresenta la metafora giusta per adattarsi a questi continui cambiamenti.
Abbiamo visto come nel tempo lo sport ha cambiato i suoi significati: da vigoria del corpo ad immortalità dell’anima, a competizione, a manifestazione come intrattenimento per liberare le tensioni e le emozioni. Ma sappiamo che lo sport è anche altro. Lo sport insegna ad accrescere relazioni sociali, integrazione, inclusione, controllo intellettuale; le sue regole a sviluppare amicizia,dove sacro è il rispetto e la fiducia, confronto con l’avversario come spinta ad esprimere le proprie potenzialità, spirito di squadra per uno scopo comune, lealtà nel saper perdere ma principalmente nel saper vincere, in modo corretto.
Lo sport è anche comunicazione attraverso le cui rappresentazioni, fatte di semplici comportamenti comprensibili da qualunque persona e capaci di esprimere stati d’animo, emozioni, sentimenti, ma anche esternare una condizione umana, che fa diventare lo sport un linguaggio universale, una sorta di condivisione di valori, di atteggiamenti che concorrono all’unità degli individui qualunque sia la collettività di riferimento.
Lo sport inteso come gruppo sociale, organizzato intorno a delle regole che facilitano la conoscenza dei propri ritmi, delle proprie capacità; come sana competizione, utile ad orientare le nostre scelte e le nostre priorità in ordine di importanza; come disciplina per il raggiungimento di ottimi risultati e di un eccellente equilibrio psico-fisico; come educazione alla socializzazione dei giovani, nel tentativo di creare futuri spettatori integri e maturi per tentare di arginare la violenza ed il razzismo.
Oggi, lo spirito di competizione, il divertimento, il benessere, sono stati surclassati dall’alta prestazione a tutti i costi. Infatti le cronache portano assiduamente alla ribalta casi di atleti che spinti dalla continua ricerca di sensazioni estreme e sempre nuove, da desiderio di denaro e popolarità e da sponsor sempre più pressanti non hanno esitato a far uso di particolari sostanze pur di migliorare la propria attività fisica, andando così ad infrangere l’etica sportiva del fair play(gioco leale) senza il quale lo sport si semplificherebbe in un’attività fisica priva di valori morali.
L’atleta quindi da sacro diviene merce, occasione di investimento economico, utilizzato dagli sponsor per sfruttare e monetizzare la loro popolarità ed utilizzato dai media come notizia.
E questa purtroppo è l’altra faccia dello sport: quella del business, dell’economia (conosciamo quanti prodotti nascono nell’ambito sportivo), quella che crea aspettative in tutti quelli che vivono di sport e per lo sport; quella che si alimenta di insidia, di slealtà, di inganno, di intolleranza e che porta naturalmente al pregiudizio, alla violenza, al teppismo sportivo.
Oggi che viviamo in una società di disvalori, dove regnano individualismo, sregolatezza corruzione ed ipocrisia, è forte l’esigenza di riattivare coscienze responsabili e più autentiche e cosa, se non lo sport (quello sano) può far maturare al suo interno quegli atteggiamenti etici, necessari a contrastare l’impoverimento relazionale in cui è caduta la società odierna.
Daniela Benedetta Scarlata
Sociologa
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