L’IMPOSSIBILE “FASE DUE”, PAROLA CHIAVE: INNOVAZIONE E DIGITALIZZAZIONE

Il COVID-19 ha letteralmente sconvolto il nostro mondo, imponendo una distanza sociale che ha dato avvio ad un’inevitabile catena “distruttiva”.L’epidemia, infatti, oltre a mietere un numero di vittime superiore a quello delle storiche guerre, ha messo letteralmente in ginocchio l’economia della nostra “bella Italia”.

di Martina Grassini

I dubbi, allora, sono tanti.

Aprire o non aprire? Le “cautele” e la “gradualità” potranno proteggerci dall’epidemia? La curva dei contagi salirà di nuovo? E se salirà sarà necessario un nuovo lockdown? E a quel punto l’Italia potrà mai riprendersi dalla crisi economica?  Innumerevoli (e forse troppe) sono le “opinioni” di esperti, studiosi, ricercatori, ma nessuna risposta, nessuna certezza.

L’ultimo decreto firmato dal premier Conte apre così l’avvio della “fase 2”, tra dubbi ed incertezze, ma non senza polemiche. Le misure adottate dal Governo, infatti, sembrano ritenute “non sufficienti”: per alcuni “non sufficienti” ad evitare altri contagi; per altri “non sufficienti” a garantire la ripresa economica del Paese.

Oggi riaprono i cantieri pubblici e le aziende votate all’export, ma la vera “fase 2” scatterà il 4 maggio, con una maggiore libertà di movimento, seppur nel rispetto delle regole di sicurezza. Solo allora riapriranno la maggior parte delle attività produttive, ma altri settori dovranno attendere il 18 maggio (vendita al dettaglio) ed altri ancora il 1° giugno (bar, parrucchieri ed estetisti).

Il 18 maggio riapriranno anche musei, mostre e luoghi culturali.

Nel d.p.c.m. della fase 2, poi, si dà il via libera a chi vuole rientrare nel proprio domicilio, alle visite ai congiunti e allo sport all’aria aperta, ma le nuove misure non rappresentano un “libera tutti”.Rimane l’obbligo dell’autocertificazione e del divieto di assembramenti.

La “fase 2” prevede una quotidianità fatta di mascherine, guanti e distanze e sarà stabilito “un prezzo equo” di circa 50 centesimi per le mascherine chirurgiche

Il malcontento generale non ha tardato a farsi sentire sul web, ormai divenuto principale strumento di comunicazione nella nuova società COVID-19, che impone le distanze.Il decreto – dal punto di vista economico – esaspera le professioni che non possono ripartire e demoralizza – dal punto di vista personale – chi è discriminato da una mancata unione istituzionale (si pensi che i congiunti non comprendono le relazioni tra conviventi).

La riapertura del 4 maggio sembra essere un punto di domanda: per poter garantire la ripresa economica potrebbe essere già tardiva e per poter reprimere il virus è sicuramente prematura.

Sul filo del rasoio ci siamo tutti ed è necessario adeguarsi alla “nuova era” COVID-19: la parola chiave? Innovazione.

Smart working, udienze telematiche, digitalizzazione di corsi di formazione e Università online, riorganizzazione e potenziamento  digitale di canali di vendita e consegne a domicilio: queste sono solo alcune delle nuove opportunità emerse in conseguenza all’emergenza sanitaria.

Il Governo dovrebbe pilotare l’Italia verso queste nuove opportunità, spingendo all’adeguamento della nuova società COVID-19.

Freud diceva che tre sono i mestieri impossibili: educare, analizzare e governare. Esserne consapevoli ci consente di elaborare il compito che siamo chiamati a svolgere “sufficientemente bene” (parafrasando Winnicott). Se oggi fosse in vita, Freud, potrebbe constatare come il suo pensiero è in realtà modernissimo ai tempi del COVID-19.

Avv. Martina Grassini

Assistente del Prof. Avv. Michele Miccoli


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