LE VITTIME DA CORONA VIRUS CALCOLATE PER DIFETTO

Il contagio venuto dalla Cina ha messo a nudo il sistema sanitario italiano: con le sue carenze, le sue differenze territoriali e l’impreparazione ad affrontare situazioni di emergenza come quelle che stiamo vivendo

Quanto ci raccontano, nelle conferenze stampa, nei briefing quotidiani, lo accettiamo sulla base delle nostre emozioni, delle sensazioni, delle paure, senza alcuna analisi sulla veridicità.

I dati ufficiali indicano un numero certo di morti da coronavirus, mentre i decessi in Italia sono molti di più.  Al momento non è dato sapere se la dipartita di migliaia di anziani sia riconducibile alla pandemia oppure a malattie croniche dovute all’età. In quello che si legge in questi giorni, riferito agli anziani ricoverati negli ospedali o ospiti delle case di riposo accreditate dal servizio sanitario pubblico – in particolare nelle zone rosse del nord- ravvisiamo una certa confusione. Ma gli italiani starebbero più tranquilli se ci fosse una maggiore chiarezza nella comunicazione istituzionale. C’è il dubbio che le vittime riportate nei dati ufficiali siano molte di più. Gli ospedali e le strutture sanitarie pubbliche o accreditate sono i custodi di una grande verità che prima o poi i posteri racconteranno.

AVAMPOSTI DI VITA E DI MORTE

In questi avamposti di vita e di morte non ci sono i soli eroi e gli altri soldati in prima linea, ma anche le gerarchie, il sistema burocratico con le sue regole ferree e punitive; ci sono operatori lasciati soli a combattere senza protezione, vessati da norme e da minacce di deferimento nel caso in cui qualcuno raccontasse l’inferno che sanitari e pazienti stanno vivendo sotto quell’ombrello che dovrebbe proteggere la salute degli italiani. Nei giorni scorsi, una delle tante televisioni nazionali, ha mandato in onda la dichiarazione di un’infermiera che (con i dovuti accorgimenti per tutelarne l’identità) ha parlato di valutazione clinica dei pazienti: il cosiddetto Triage. Allora gli italiani hanno il diritto di chiedersi se un anziano, già affetto da altre patologie croniche, abbia o meno diritto alla vita.

Quale metodo viene usato nei confronti dei ricoverati sotto una delle tende allestite in prossimità degli ospedali (struttura che serve per evitare l’intasamento del pronto soccorso) e non riesce a superare la crisi? La sua morte come viene censita?  Gli è stato praticato il tampone post mortem?  

Infermieri, eroi, destinati  a perire per la , OSS raccontano altre storie, altre carenze (che non si limitano alle sole mascherine), denunciano mancanze e omissioni: fatti che difficilmente arrivano all’esame dell’opinione pubblica.

 Nei giorni scorsi ho avuto modo di citare l’umano comportamento di sanitari che, attraverso un’app del telefonino, esaudivano il desiderio di parenti, e qualche volta dello stesso moribondo, di un breve collegamento video per dirsi addio e censurato   dai vertici della struttura per comportamento non previsto dal regolamento interno. Medici, infermieri e OSS lasciati soli come dopo un terremoto o un attentato dinamitardo che per salvare vite umane cercano a mani nude tra le macerie.

Morti calcolati per difetto  Il decesso di migliaia di anziani, a causa di semplici “bronchiti”, e di insufficienze varie o non classificate, rientra tra la categoria delle bufale, delle fake news, oppure siamo in presenza di una precisa strategia finalizzata per esorcizzare la paura?  Il riferimento è agli ultra ottantenni, che finiscono parcheggiati in altre strutture, (anche per il rifiuto dei familiari di farli rientrare a casa) dove poi muoiono senza che nessuno accerti la vera causa. Corpi ammassati negli obitori e destinati alla cremazione. Gli eroi in camice bianco prima o poi parleranno, punteranno il loro indice attraverso i sopravvissuti.  Ed allora il sistema sanitario italiano – da Nord a Sud – non può che riconoscere  il suo fallimento.

E pertanto va rifondato, svincolato dalla politica che, una volta passato alle competenze delle regioni, ha trasformato ogni ospedale, ogni struttura, ogni poliambulatorio in centro di potere, occasione di arricchimento per corrotti e, finanche, di mafiosi.

C’è ancora da raccontare il dramma degli ospiti delle case di cure, del Nord come del Sud o del centro Italia. Case per anziani accreditate dal servizio sanitario pubblico. Bisogna rendere giustizia ai morti del Pio Albergo Trivulzio di Milano, della “Domus Aurea” di Chiaravalle (Catanzaro) e di tante altre vittime non classificate, quasi a voler attuare una incomprensibile “ragion di stato”.

Antonio Latella – giornalista e sociologo


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