LE NUOVE POVERTA’ IN UN MONDO DI ARRIVISTI ED EGOISTI

 

DANIELA SGARLATO 26 settembre 2015Oggi è complicato capire il mondo perché è difficile fermarsi ad osservarlo. Da quando    l’uomo ha smesso di considerare l’altro essere umano un individuo simile a sé, che oltre agli stessi suoi doveri, possiede gli stessi suoi diritti, ha dato inizio a quel processo  di disuguaglianza  sociale,  attualmente esasperato da  un accentuato divario: una  umanità  ricca e benestante ed una umanità povera e sofferente.

Nel mezzo, quasi come un muro invisibile, risiedono coloro che oggi vengono considerati  i nuovi  poveri. Sono i  vulnerabili,  che  partono  da una condizione decorosa e scivolano lentamente nelle difficoltà,  per un’instabilità familiare, occupazionale,  di salute,  per i costi della vita sempre più alti o  per una tassazione  stritolante. In questo scenario esasperato che segna  profondamente la  crescita personale, culturale e sociale di ogni individuo riesco forse a giustificare quei fatti di cronaca che rappresentano l’epilogo più tragico del disagio.

Sto parlando  di tutte quelle persone che,  negli ultimi anni, vedendo  il frutto dei  sacrifici  di una vita  andare in frantumi, hanno sposato la convinzione  che l’ unica decisione pensabile  potesse essere  il suicidio.

Persone,  che nel chiuso delle loro case hanno simulato una sorta di recita: serenità apparente,  lunghi silenzi,  risposte vaghe  per mascherare un sentimento di colpa per un  futuro che non  potranno  più dare ai loro cari.  Persone  che  lentamente hanno perso    quella vitalità,  quel dinamismo,  quella fiducia in loro stessi;  persone   che hanno dovuto affrontare  la vergogna di mostrare  la loro incapacità  al mondo,  unica artefice  del proprio fallimento economico e personale, ed in alcuni casi anche di altre famiglie.

La cosa più assurda  è che queste  folli azioni producono in chi rimane altra povertà. Familiari  sconcertati,  tormentati  dal rimorso  per  non aver  saputo  intuire  le intenzioni del congiunto, disorientati ed  in balia di una  burocrazia che  non da respiro   neanche  nel dolore.  Chi o cosa sostiene chi resta?  Non certo lo Stato,  che molto spesso è stato  la causa  dei fallimenti di quegli  imprenditori suicidi,  di  cui esso stesso era  debitore. L’unico sostegno è dato dai rapporti parentali ed amicali, nonché da quei cittadini che associandosi,  si assumono la responsabilità di fornire un servizio od un aiuto,  negli ambiti in cui lo Stato è carente se non assente.

Per molti, questi gesti vengono considerati  come  l’insana  scelta di un singolo,  invece ,  sono dei fatti sociali  così come li definiva Durkheime,  sono la conseguenza dell’agire, del pensare, del sentire sociale  esercitato sulle coscienze dell’uomo.

Oggi siamo diventati  individui  arrivisti ed egoisti, che hanno confuso il dovere con il potere. Una  società che  genera   relazioni complesse, fatti di   negoziazione continua del proprio ruolo,  di  precarietà del lavoro,  di prevaricazioni,  di  mancanza  di progettualità. Una  società  disgregata nei suoi valori-cardine  che portano inevitabilmente allo scetticismo ed  all’individualismo incontrollato,   rendendo   le persone  disorientate,  in  un’esistenza dove non c’è posto per l’umiltà, la solidarietà, l’empatia, i rapporti umani, i sentimenti, tutti confusi con utilità e calcolo che  inducono  purtroppo ad una perenne  guerra tra poveri.  Perciò  penso, che finché ci saranno persone al mondo che avranno interesse a tenere ampio questo divario, la povertà continuerà ad essere un male dalle radici difficilmente estirpabili.

 

Daniela B. Scarlato  – sociologa ANS

 

 

 


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