LE BABY GANG DEI QUARTIERI ITALIANI: STRUTTURAZIONE, DINAMICHE E RUOLO DEL BRANCO

Apparente forza e virilità, vita spericolata vissuta ai limiti della devianza, spesso coinvolta nei cosiddetti “brutti giri”, soldi facili, violenza, subdola crudeltà ed ira: sono queste le caratteristiche preponderanti che oggigiorno accomunano i cosiddetti “branchi” costituiti da uomini, ragazzi, spesso correlati alla mala vita, i quali intraprendono un percorso che li conduce verso una situazione degradante e poco convenzionata alle norme sociali.

<<==dott./ssa Francesca Santostefano

Tali branchi, connotati da un’effimera e crudele violenza, sono composti prettamente da ragazzi tra i 18 ed i 26 anni, di sesso maschile e spesso provengono da situazioni familiari difficoltose, com’è noto appunto le origini bio/psico-sociali che vengono vissute durante l’infanzia riflettono inevitabilmente la formazione caratteriale che diverrà in futuro. Da molti studi sul fenomeno sociale sempre più diffuso nei sobborghi italiani, quartieri ove la mala vita è tratto di quotidianità, si evince che il tasso di abbandono scolare di tali soggetti equivale al 50% per cui la maggior parte si ritrova a non aver conseguito la scuola dell’obbligo. I branchi normalmente sono strutturati da dieci componenti, ove ognuno ha dei ruoli prestabiliti, c’è chi sta al vertice ed ha il comando, chi ha altre mansioni  di differente gradazione ed infine i novellini i quali, per potervi aderire al branco devono sottoporsi a numerose prove, alla fine del percorso si saprà se saranno scelti o meno.

Spesso tali branchi sono affiliati con altri provenienti da tutta Italia, ma anche relazioni con soggetti di origine straniera (spesso di origine nord Africana, Room e talvolta Romeni), i prediletti ovviamente devono avere forza ed incutere violenza e soprattutto un passato burrascoso alle spalle. La cultura del branco (una cultura a tratti egemone, ma cosa si intende con egemonia della cultura dominante?  “Il concetto di EGEMONIA: le classi dominanti mantengono il proprio ruolo incoraggiando interpretazioni morali e culturali che siano ad esse favorevoli. Quando le elite ottengono legittimità e potere grazie a credenze ampiamente condivise e date per scontate su ciò che è giusto o sbagliato, valido o non valido, manifestano la propria EGEMONIA”) essa altresì gli impone di utilizzare un’etichetta quasi eclettica, si fanno denominare “Baby Gang”, fenomeno che pochi decenni fa era prettamente diffuso nelle periferie povere dei quartieri americani, ora diffusasi con notevole precisione anche qui.

La legge del branco impone che se si è di più si è più forti, istigando così paura e violenza, come dei barbari senza un minimo di cultura, uomini padroni. Cosa istiga determinati soggetti ad agire così? Secondo i dati redatti dall’osservatorio nazionale dell’adolescenza un adolescente su “10” dichiara di aver aggredito un coetaneo senza motivo su un campione nazionale di “11.500” adolescenti. Tuttavia si evince che alla società è imputabile un tale errore di educazione nel rispettare il prossimo pertanto da un lato prevale una sorta di competizione tra i branchi come è sempre stata la lotta tra i quartieri, la nota dolente è che la questione non ha ancora avuto la giusta pressione mediatica in quanto il problema è alquanto sottovalutato , non vengono imposte le giuste sanzioni, troppo impuniti e consapevoli dei loro diritti e della loro impunibilità, il principio irrazionale del voler fare quello che si vuole a tutti i costi. La dura e consapevole verità è che siamo giunti ad un punto di non ritorno e non lo vogliamo accettare, i ragazzi vittime di un sistema che li ha lasciati orfani da un punto di vista educativo che non è in grado di arginarli e rieducarli. Tuttavia imputare gran parte della colpa al sistema non è la soluzione migliore, è assodato che il contesto sociale sia mutato in ogni sua forma ed angolazione.

Assistiamo quotidianamente ad episodi di violenza e mala educazione: professori aggrediti dagli alunni perché hanno conferito al ragazzo un voto basso od una nota, bullismo e cyber bullismo, informazioni distorte attraverso i canali mediatici, presunzione e pregiudizi, emarginazione ed esclusione sociale, per di più famiglie accondiscendenti che non mostrano alcun tipo di rimprovero verso i figli nonostante abbiano commesso un errore anzi, paradossalmente, sono orgogliosi di ciò che hanno fatto, un sistema familiare inerme di fronte a tale sconquasso. Qualche decennio fa episodi del genere erano del tutto sconosciuti in quanto si aveva ovviamente paura di una coattiva sanzione da parte delle istituzioni, era il contesto sociale ad educare il ragazzo che poi sarebbe divenuto l’uomo funzionale nella società attraverso vari strumenti come il servizio di leva obbligatorio, coazioni a livello disciplinare (si ricordano le bacchette alle mani se solo l’alunno si permetteva di proferire parola contro il professore considerata un’autorità, o le ginocchia sui ceci) tutti atti allo scopo di educare l’uomo che sarebbe divenuto in futuro, uomo con la U maiuscola. Davvero vogliamo, e dico vogliamo in plurale maiestatis, che questi nostri ragazzi siano gli uomini che padroneggeranno il sistema sociale in futuro?

.. La coscienza, dice Marx, affonda le sue radici nella prassi umana, che è a sua volta di carattere sociale. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è al contrario il loro essere sociale che determina la coscienza.

Dott.ssa Francesca Santostefano – Sociologa, specializzanda in SAOC (Scienze delle amministrazioni e delle organizzazioni complesse, Counselor Sociolostico ASI.


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