L’AMORE NEI TEMPI POSTMODERNI
L’attuale complessità sociale e le nuove forme di comunicazione che hanno pervaso la nostra quotidianità, hanno avuto profonde ripercussioni anche sugli aspetti prettamente sentimentali che permeano le nostre relazioni sociali. Quello che si rileva da qualche anno a questa parte a seguito di una lettura sociologica del fenomeno, è che l’uso massiccio dei social ha modificato pesantemente anche le comuni pratiche di approccio tra i due sessi. Sempre più incontri, con sempre più sconosciuti. Sempre connessi, ma spesso poco presenti. Nell’era del dating online, dei social network e degli smartphone non sempre educati aumentano le occasioni di flirtare, creare relazioni, a più livelli. Tuttavia, il corteggiamento sembra essere sempre meno in voga. Le sue vesti mutano fino a renderlo ambiguo e poco attraente rispetto al romanticismo dei tempi andati. E’ cambiato il modo di arrivare al cuore delle persone e si privilegia l’anonimato garantito da un social o da un dating on line. Perché? Perché l’anonimato è il motore psico-sociale di questi siti: riduce la timidezza, allarga il giro, stimola la fantasia. E’ un cupido che può comparire o scomparire a comando, basta semplicemente essere on oppure off line.
Incontri online e tecnologia creano maggiore disponibilità di appuntamenti, ma anche maggiore asincronicità, confusione di ruoli e sentimenti, rendendo il corteggiamento disfunzionale, senza intimità, di breve respiro. Non è ben chiaro se si possa parlare di fine del corteggiamento, sicuramente qualcosa di nuovo si muove alla luce degli schermi dei nostri pc in cui, la possibilità di nascondersi dietro molteplici identità virtuali, ci permette di chattare, messaggiare, linkare, postare, azzardare con una certa scioltezza e con una inconscia dose di vigliaccheria. Questa nuova forma di “farsi avanti senza esporsi davvero” alimenta gli incontri, ma ne banalizza i contenuti. Eppure i siti adibiti ad incontri on line sembrano essere in ascesa, un mezzo prediletto per quanto vuoto. Anche in Italia, secondo i numeri forniti dai principali siti, un italiano su quattro tra i 25 e i 65 anni (1) ha iniziato una relazione grazie ad un sito di incontri. Al di là dell’imbarazzo dei singoli ad ammetterlo pubblicamente, il mercato è in crescita. Possiamo parlare di nativi e tardivi digitali.
Il 61% di chi frequenta siti di incontri, in Italia, ha meno di 39 anni. Diviso in due fasce: il 29% è tra i 18 e i 29 anni, il 32 ha tra i 29 e i 39 anni. Su altri siti, invece, la popolazione è più adulta. Il rimorchio via web è praticato dai nativi digitali con naturalezza, dai tardivi con l’entusiasmo consapevole del neofita maturo. E non è detto che il corteggiamento online escluda quello offline. Piuttosto lo integra, completa o simula. I like su fb hanno sostituito i cioccolatini del primo appuntamento, le canzoni postate da youtube le serenate sotto la finestra. Tutto un modo nuovo di concepire il corteggiamento che non sa più di guance arrossite.
Tuttavia, pare che i luoghi di corteggiamento virtuali e reali hanno problemi comuni. Ad esempio: poche donne, troppi uomini. Come riequilibrare? Su alcuni siti le donne hanno l’iscrizione gratuita o agevolazioni per i servizi a pagamento. Il corteggiamento 2.0 inizia dalla compilazione del profilo, prima ancora di come vestirsi al primo appuntamento. Il profilo è lo specchio delle brame, con tanto di descrizione, una minibiografia personalizzata. Da sottolineare come, nonostante la mail sia uno strumento recente offerto dalle nuove tecnologie della comunicazione, non si annovera tra gli strumenti adibiti al corteggiamento 2.0. perché considerata troppo prolissa, troppo impegnativo. Del resto, scrivere una mail sarebbe come scrivere una lettera e anche questa abitudine va perdendosi nel marasma di bit e post dei social network.
Come nel romanzo “Le ho mai raccontato del vento del nord” dell’austriaco Daniel Glattauer (Feltrinelli), storia di un intenso amore epistolare tra due sconosciuti, nato per un indirizzo sbagliato tra Emmi e Leo, i due personaggi finiscono per non incontrarsi e il loro corteggiamento rimane sconcluso, abortito sul nascere. Tuttavia, frase cult del romanzo è: «Scrivere è come baciare, solo senza labbra. Scrivere è baciare con la mente». Molto citata, esprime lo spirito del corteggiamento via chat ed sms.
Eppure, se questo è il senso del corteggiamento vissuto attraverso il web, diverso è il discorso sull’amore che da sempre è il più grande ideale e una delle maggiori promesse di felicità dell’umanità. La differenza rispetto al passato è che questa legittimare l’amore ad ideale è divenuto esclusivo dell’amore stesso. Nelle società occidentali l’amore rappresenta un alto, ma probabilmente, l’unico ideale che ancora unisce le masse (Martuccelli, 2013). L’amore non solo come ideale sacrificale ma anche come senso della nostra esistenza. La doppia realtà dell’amore (ideale di vita e promessa di felicità) comporta due importanti modifiche nell’organizzazione delle società contemporanee:
- L’amore trasforma in profondità la natura della crisi di senso, ovvero la nostra crisi di senso non è più associata ala fine dell’economia generale del mondo o alla religione, ma alle vicissitudini del quotidiano che ci frustrano nelle loro promesse di felicità e che l’amore, soltanto l’amore è capace di trasformare e lenire.
- Il mettere al centro la vita privata anziché quella pubblica, intesa non come trionfo di un individualismo egoista, ma come tentativo di riempire di senso le nostre esistenze individuali nella convinzione che la felicità privata porti a relazioni migliori.
Da queste considerazioni, si origina tuttavia un paradosso: quando l’amore è assente , la nostra vita non ha più senso; ma l’amore non è una fonte di senso per le nostre collettività. La domanda, quindi, è cosa ne facciamo collettivamente di ciò che l’amore ( soprattutto quello di coppia, definito da Alberoni come movimento sociale a due) fa individualmente per ciascuno di noi? Martha Nussbaum arriva ad una conclusione semplice ed efficace: tra le esigenze etiche della vita sociale (che richiedono interesse universale) e quelle dell’amore erotico (che implica intimità ed esclusività) la tensione è inevitabile.
Al di là delle strategie tradizionali attraverso cui gli attori sociali hanno cercato di controllare razionalmente le loro emozioni, l’amore essendo divenuto la fonte esclusiva di senso delle nostre vite, ha implicato una muova esperienza inedita e ambigua per gli individui. Da un lato, come abbiamo detto prima, l’amore è divenuto l’ideale esclusivo delle nostre vite, dall’altro la società non ha mai percepito come oggi la perdita di senso della dimensione collettiva. In questo quadro, l’amore si trova nella doppia vesta di dare senso, ragione e passione alla nostra vita personale, ma incapace di colmare di senso le nostre vite collettive, generando una serie di tensione o fratture tipiche dei tempi postmoderni. Ad esempio, assistiamo alla perdita della famiglia tradizionale, o meglio, alla polverizzazione delle unioni civili (si tende sempre più alla convivenza, il tasso di divorzi è in aumento) un aspetto ambivalente di come l’amore, pur essendo il senso della nostra esistenza individuale non rappresenta il collante delle relazioni. (Martuccelli, 2013) La stessa Nussbaum vede nell’amore una ricerca e un desiderio di trascendenza quale compensazione per la nostra finitezza; ma, allo stesso tempo, si evidenzia la necessità per gli esseri umani di accetare la fragilità della loro felicità entro la loro finitezza (1992).
Marc Augé, etnologo e antropologo, è fra i maggiori studiosi delle società umane. È stato direttore dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) a Parigi e direttore dell’Ufficio della ricerca scientifica e tecnica d’oltremare (ORSTOM – ora Istituto di Ricerche per lo Sviluppo, IRD). Egli riprende il concetto di amore nel discorso più ampio della sovramodernità e della conoscenza. Teorizzatore del concetto di nonluogo, Augé ha approfondito i propri studi sulla contemporaneità, analizzandone aspetti critici quali l’aumento della solitudine nel mondo occidentale, malgrado le notevoli possibilità comunicative. Egli sostiene che viviamo in un periodo in cui la vita si allunga e la diffusione delle immagini si accelera. Augè parla di sopramodernità e non di modernità, intendendo la sopramodernità come un prolungamento dei tempi moderni. L’allungarsi dell’esistenza e l’accelerazione della comunicazione comporta una negazione dell’istantaneità; dal punto di vista delle relazioni sociali, è paradossale come ci troviamo nel secolo della comunicazione istantanea e di come, allo stesso tempo, si perdano le relazioni. Augè sostiene che la relazione è una forma di una relazione di massa, con i propri pericoli e propri rischi poiché talvolta l’amore è esclusivo, possessivo e, dunque, l’esatto contrario della reciprocità che implica una rapporto di relazione.
Augè, riprende il discorso sull’amore nel più ampio tema della conoscenza nella postmodernità. Lo spazio della conoscenza è essenziale perché, in un mondo in cui tutto è accelerato, è necessario un progresso continuo della scienza e della conoscenza. La scienza nel corso degli anni ha avuto un processo cumulativo, che può provocare nell’umo un senso di vertigine, perché sembra che le prospettive razionali vadano oltre l’immaginazione sul nostro futuro. Questa capacità amplificata di immaginare nel concreto la nostra vita, dovrebbe modificare il nostro comportamento umano e politico, le nostre relazioni, in ragione della finalità della nostra esistenza. Augè, sostiene che la ragion d’essere dell’essere umano sia la coscienza, la sete di sapere, l’adrenalina celata dietro la scoperta e il viaggio che conduce ad essa. La conoscenza per tutti è un’utopia, non per forza irrealizzabile e l’unica, secondo l’antropologo francese, in grado di garantire l’uguaglianza. È la formula di Sartre: “Ogni uomo, tutto l’Uomo”. In tutto questo, le culture hanno un valore fondamentale, perché sono esse che definiscono la varietà e la qualità delle relazioni. Le culture permettono la condivisione, il mettere in comune e, quindi, la moltiplicazione della conoscenza.
In conclusione, possiamo affermare come l’amore sia sempre più senso e ideale precipuo delle nostre esistenze individuali, pur rilevando la frattura diacronica tra le narrazioni passate del grande amore romantico contro le quotidianità della postmodernità. Questa tensione continua tra emozione privata e funzione pubblica dell’amore, è resa ancora più complessa e compromessa dall’uso delle nuove tecnologie come strumenti atti al corteggiamento e alla costruzione di nuovi “movimenti sociali a due”, riconoscendo nella maggiore circolazione e velocità delle informazioni, una crescita della solitudine e un indebolimento delle relazioni umane.
[1] Dati dell’istituto Tns raccolti per conto di Meetic
Sonia Angelisi – sociologa ANS