L’AMORE E’ LA SOLUZIONE: COME E PERCHÉ CI INNAMORIAMO i
“Amare significa affidarsi completamente, incondizionatamente, nella speranza che il nostro amore desterà amore nella persona amata. Amare è un atto di fede e, chiunque abbia poca fede, avrà anche poco amore. Si può dire altro sulla pratica dell’amore?” (E. Fromm)
Amore è forse la parola più inflazionata dai tempi dei tempi. La gente, oggi come ieri, conferisce un potere straordinario all’amore che ,però, differisce nei suoi significati. Una costante nel comportamento umano è quella di rendersi amabili, desiderabili, degni dell’amore dell’altro. Per far ciò ognuno mette in mostra le sue migliori qualità le quali, solitamente, corrispondono ai pregi socialmente riconosciuti di un dato momento storico: per l’uomo, ad esempio, il successo nel lavoro, un corpo atletico, la particolare cura estetica che sicuramente non costituiva punto fondamentale per l’uomo di qualche decennio fa. Con un buon bagaglio da offrire si va alla ricerca dell’oggetto amato, oggetto che potrebbe essere desiderabile dal punto di vista del suo valore sociale e, nello stesso tempo, potrebbe desiderare l’altro considerandone le caratteristiche intrinseche ed interiori .
Ma l’amore non è semplicità, non è una “cosa semplice” come lo canta Tiziano Ferro e questo lo percepiamo dalla complessità delle relazioni, dalla confusione che ha pervaso ognuno di noi nel corso dell’esistenza quando ci siamo trovati di fronte a scelte difficili da compiere in amore. L’amore, come dice il sociologo, psicologo e filosofo Erich From è un’arte e, come tale, va imparata. Questo non significa spogliare il sentimento supremo delle sue pulsioni e delle sue emozioni più naturali, ma vuol dire attraversarlo con occhio terzo, scoprirne le dinamiche che altro non sono che relazioni sociali a due molto più profonde, coinvolgenti, travolgenti.
“Amare qualcuno non è solo un forte sentimento, è una scelta, una promessa, un impegno. Se l’amore fosse solo una sensazione non vi sarebbero i presupposti per un amore duraturo. Una sensazione va e viene. Come posso sapere che durerà per sempre se non sono cosciente e responsabile della mia scelta?” (Fromm, 65)
Fromm parla di amore come atto di volontà e mostra teoria e pratica per imparare l’amore al pari di qualsiasi altra arte: la pittura, la musica, la danza. La nostra civiltà ricerca il denaro, il successo, il potere e, per farlo, acquisisce nozioni e saperi, ma sull’amore nessuna energia è stata profusa per conoscerne l’arte.
Andando a ritroso nella storia dell’uomo, quello che sappiamo è che la necessità di unirsi in gruppo o in coppia è stata sempre di fondamentale importanza per l’essere umano allo scopo di superare il senso di solitudine che genera ansia e paura. Il concetto di unità nelle società capitalistiche si è confuso con quello di uguaglianza: per uguaglianza si intende uniformità e la maggior parte della gente neanche si rende conto del proprio bisogno di conformismo. Vive nell’illusione di seguire le proprie inclinazioni quando, di fatto, ricerca costantemente il consenso generale a riprova della correttezza delle proprie idee. Il conformismo e la standardizzazione come strumento per superare l’isolamento. Un altro modo per superare la solitudine è, dice Fromm, l’unione interpersonale ovvero la fusione con un’altra persona nel nome dell’amore:
“Il desiderio di fusione interpersonale è il più potente. E’ la passione più antica, è la forza che tiene unita la razza umana, la tribù, la famiglia, la società. Il mancato raggiungimento di questa unione significa follia e distruzione. Senza amore, l’umanità non sopravvivrebbe un solo giorno.” (Fromm, 1986, p.31).
Eppure, questa unione interpersonale può avere significati e valenze diverse per tutti noi, tanto da far perdere il senso della parola “amore”: pensiamo alle relazioni simbiotiche passive (un masochista sfugge al senso di solitudine rendendosi parte di una persona che lo domina), e specularmente a quelle che creano dipendenza affettiva, alle relazioni tossiche di fusione simbiotica attiva in cui il dominio e la prevaricazione a volte violenta annienta il senso dell’amore (il sadico vuole sfuggire alla propria solitudine impossessandosi di un’altra persona che lo idolatra). In mezzo alle distorsioni c’è quello che Fromm chiama AMORE MATURO: l’amore maturo è quello in cui l’unione avviene a condizione di preservare la propria integrità. Si può stare insieme senza perdere di vista se stessi, si può diventare uno rimanendo allo stesso tempo e paradossalmente due. L’amore così concepito, è un sentimento attivo e non passivo, è una conquista non una resa, è dare senza sacrificare ma sentendosi pieni (pensiamo, ad esempio, al dare la vita per una madre):
“Dare è la più alta espressione di potenza. Nello stesso atto di dare, io provo la mia forza, la mia ricchezza, il mio potere. Questa sensazione di vitalità e di potenza mi riempie di gioia. Mi sento traboccante di felicità. Dare dà più gioia che ricevere non perché è privazione, ma perché in quell’atto mi sento vivo (…) Ciò significa che l’amore è una forza che produce amore (…) . In questo orientamento l’individuo ha vinto l’indipendenza, l’onnipotenza narcisistica, il desiderio di sfruttare gli altri.” (ibidem, 37)
Accanto all’atto del dare, l’amore si connota per:
- La premura: interesse attivo nel non trascurare l’altro, avere cura dell’altro.
- La responsabilità: da non confondere con il dovere, la responsabilità è un atto volontario di risposta al bisogno (fisico o psichico-emotivo) di un altro. La persona che ama risponde: la vita del proprio amato non è solo affare del proprio amato, ma è anche affar suo, sua responsabilità appunto.
- Il rispetto: è la componente che permette alla responsabilità di non deteriorarsi. Rispettare significa avere la capacità di vedere l’altro per quello che è, di riconoscerne l’individualità, di rispettarne le scelte, i desideri, i bisogni. Se rispetto non sfrutto: l’amore è figlio della libertà.
- La conoscenza. Conoscere significa non rimanere in superficie, ma penetrare nell’intimo dell’altra persona. Il cosiddetto capirsi senza parlare è espressione della conoscenza amorosa, perché mi permette di riuscire a comprendere le motivazioni sottese ai comportamenti apparentemente anomali del mio compagno. Dall’altro lato, farsi conoscere implica l’abbattimento di ogni barriera, il mostrarsi nudi e indifesi, senza segreti e senza paura di essere usati strumentalmente. Quanto più in profondità riusciamo ad andare, tanto l’unione sarà resistente e forte, tenendo presente che ognuno rimane un eterno enigma per l’altro, proprio per l’incapacità che abbiamo di conoscere a fondo già solo noi stessi.
Tali caratteristiche sono da applicare in primis all’amore per se stessi in modo da poter crescere emotivamente equilibrati. Amare se stessi è stato troppo spesso confuso col concetto di egoismo. Amore per se stessi ed egoismo, invece, sono due concetti non simili, ma diametralmente opposti. Amare se stessi significa avere rispetto per la propria integrità nel rispetto delle libertà altrui (come dicevamo prima, ad esempio, dare senza sacrificarsi ma dare con equilibrio). L’affermazione della propria vita, della propria felicità, crescita e libertà è determinata dalla capacità di amare se stessi. L’amore per se stessi non è disgiunto dall’amore per gli altri.
Cosa ben diversa è l’egoismo: l’egoista è un narcisista che si interessa solo di se stesso, non prova gioia nel dare, giudica tutto e tutti in base all’utilità che riesce a derivarne. L’egoista non ama gli altri, ma soprattutto è incapace di amare persino se stesso: infelice e ansioso di trarre sempre dalla vita quanto più riesce a trarre, vede crescere inesorabilmente le sue insoddisfazioni dal non poter avere di più.
Come nella società postmoderna l’amore sia incentivato, conosciuto, applicato come arte è purtroppo deludente. Nell’era frenetica della produttività, della connessione virtuale dilagante, del tempo di vita diventato tempo di lavoro, il concetto di conformismo espresso in precedenza si fa ancora più subdolo e sottile. Restiamo pezzi di ingranaggi che vivono per lavorare, annientando il sentire. Più l’individuo sente, più la comunità è a rischio e, allora, i poteri camuffano la felicità col divertimento effimero: divertirsi significa consumare, comprare bevande, sigarette, film. Si perde la gioia dell’attesa: tutto diventa istantaneo perché non abbiamo tempo. Anche alla coppia si chiede di essere efficiente e cooperante secondo uno schema che esclude il tassello fondamentale della conoscenza, perché conoscere implica tempo ed energie e queste devono essere deputate ad altro per la società postmoderna.
“In questo concetto d’amore e matrimonio lo scopo principale è di trovare un rifugio a un insopportabile senso di solitudine. Si forma un’alleanza a due contro il mondo, e questo egoismo a due è scambiato per amore e intimità. (…). Amore come soddisfazione reciproca e amore come rifugio alla solitudine, sono le due normali forme di disintegrazione dell’amore nella società occidentale moderna, la patologia socialmente schematizzata dell’amore.” (ibidem)
Come uscire dall’impasse? Fromm, già con lo sguardo proiettato in avanti, non sbagliava nel suggerire agli individui di prendersi del TEMPO. Il tempo è la parola chiave: prendersi del tempo per stare con se stessi e conoscersi. Importante è anche concentrarsi nelle nostre attività quotidiane, non svolgerle come automi, ma riconoscerne il senso: nella lettura di un libro, guardando un film, in una passeggiata. Non lasciare che le cose ci scorrano intorno, guardarle senza vederle è come vivere fuori dalla realtà. L’attività di un preciso momento deve essere la sola cosa che conti in quel momento, alla quale dedicarsi completamente. Così facendo, tutto assumerà una nuova dimensione, i cuori parteciperanno ad ogni dialogo, evitando di cadere in banali clichès. A questo proposito Fromm fa riferimento anche alle compagnie da evitare per migliorare la propria vita e la nostra capacità di amare:
“Per gente cattiva mi riferisco soprattutto alla compagnie di persone amorfe, di gente la cui anima è morta, sebbene il corpo sia vivo; di gente i cui pensieri e la cui conversazione sono banali; che chiacchiera anzichè parlare, e che esprime opinioni a clichès invece di pensare. (…) Concentrarsi nei rapporti col prossimo significa soprattutto essere capaci di ascoltare. La maggior parte delle persone ascolta gli altri oppure dà consigli, senza ascoltare veramente. Non prende sul serio l’interlocutore (…). Concentrarsi significa vivere pienamente nel tempo presente, senza pensare al prossimo impegno. Inutile dire che la concentrazione deve essere praticata soprattutto da coloro che si amano” (ibidem).
La concentrazione implica sensibilità: quando siamo concentrati riusciamo a percepire cambiamenti impercettibili perché i nostri sensi sono più attivi, in sostanza, siamo più sensibili a ciò che ci accade attorno. Non si può certo avere la pretesa di discutere esaustivamente di un argomento come quello dell’amore in due pagine. Ancora oggi i filosofi si interrogano sul suo significato, i poeti cercano di esprimerne l’essenza e noi tutti di trovargli un senso. Una cosa è certa: l’amore è l’unica soluzione valida ad ogni problema che sia di natura individuale o sociale. Se c’è uno scopo comune a tutte le nostre esistenze è quello di imparare ad amare.
Dott.ssa Sonia Angelisi, sociologa e ricercatrice indipendente