“La società siamo noi”, un nodo di rete sociale e maglie di sportelli “Socio Donna”
INIZIATIVE DELL’ASI- ASSOCIAZIONE SOCIOLOGI ITALIANI
Nel programma sociale 2022 , l’ASI – Associazione Sociologi Italiani ha posto al centro della sua progettualità una serie di iniziative per incentivare la cultura del rispetto verso l’universo femminile. Un cambiamento con al centro lo slogan “la società̀ siamo noi” inteso come un nodo della rete sociale in cui ogni maglia può e deve fare la sua parte. Da qui nasce l’idea di istituire lo sportello “Socio Donna” con l’obiettivo di creare una rete di ascolto per le donne, non solo per le vittime accertate di violenza, ma di coloro che si trovano nella fase precedente alla violenza fisica vera e propria: vittime inconsapevoli di narcisisti, oggetto di persistenti svalutazioni, prede di condizionamenti che non sanno come uscirne. L’intento di base è coniugare una forma di ascolto empatico con un aiuto fattivo, sia dal punto di vista del sostegno emotivo, che pratico e legale.
di Maria Gaia Pensieri e Flavia Munafò
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
L’8 marzo, comunemente identificato come la “festa della donna”, sarebbe in realtà più corretto chiamarla la: “giornata internazionale delle donna”, un momento di riflessione per osservare qual è il percorso compiuto fin qui dal genere femminile per il riconoscimento sociale, politico ed economico. *Nella foto a sinistra la sociologa dott.ssa Maria Gaia Pensieri
Una giornata di commemorazione al femminile venne istituita all’inizio del ‘900, per ricordare le operaie morte nell’incendio di un’industria tessile di New York nel 1908 e di un altro avvenuto nel 1911 in cui morirono 146 donne sempre nella stessa città. A parte queste due tragedie, la giornata richiamava l’attenzione sul fermento dei movimenti femminili dell’inizio del secolo scorso, che hanno portato le donne a rivendicare i loro diritti come in occasione del congresso di Stoccarda del 1907 in cui chiesero di ottenere il diritto di voto.
La giornata venne fissata definitivamente per l’8 marzo, e ricordare la manifestazione delle donne di San Pietroburgo dell’8 marzo del 1917, che chiedevano a gran voce di porre fine al conflitto mondiale. Nel settembre del 1944 in Italia venne istituito l’UDI (Unione Donne Italiane) che l’8 marzo dell’anno successivo, festeggiò le donne nelle zone liberate del nostro Paese. Nel 1946 come simbolo di questa festa venne introdotta la mimosa, un fiore a buon mercato e disponibile durante questa stagione. Nonostante i festeggiamenti e i diritti che alcune volte sembrano esistere solo sulla carta, siamo giunti al primo ventennio del nuovo secolo, costretti a ricordare la violenza ancora esercitata sul genere femminile
La violenza sulle donne è la conseguenza di una cultura patriarcale ereditata dalla notte dei tempi e nonostante le battaglie descritte fin qui è di difficile eradicazione. * Nella foto a destra la sociologa dott.ssa Flavia Munafò
Oggi per tentare di costruire una società sana è indispensabile, che la figura femminile abbia la giusta considerazione e riceva il pieno rispetto che merita in tutti gli ambiti, così ha sottolineato lo scorso 25 novembre il nostro Presidente della Repubblica in occasione della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Per far questo dobbiamo essere consapevoli di dover intraprendere un percorso di cambiamento culturale che sappiamo essere iniziato, ma è ben lungi dall’essere giunto a compimento.
L’80% delle vittime di femminicidio quelle che avevano trovato il coraggio di denunciare, avevano dichiarato prima di morire di temere per la propria vita, questo purtroppo sottolinea ancora una volta quanto gli attuali strumenti di prevenzione e contrasto siano insufficienti. Quindi non solo una festa o una giornata di commemorazione, le donne hanno bisogno di essere riconosciute e rispettate sempre.
Il maschilismo è la piaga da annientare, mentre gli uomini sono i veri alleati da ricercare, per combattere insieme questa battaglia contro il dominio di quei maschi che si affermano solo con l’uso della violenza e ambiscono ad esercitare il potere sugli altri e affermare il loro io fragile, e spesso gli altri, sono le compagne.
La società può pensare di modificare gli stereotipi e i pregiudizi ed educare alla parità di genere partendo dalle nuove generazioni, inserendo nei programmi scolastici fin dalle scuole dell’infanzia, delle lezioni di empatia che aumentano la capacità di rapportarsi con l’altro attraverso la comprensione delle emozioni.
L’ermeneutica dell’alterità presuppone l’esistenza e l’indipendenza di ciò che viene osservato, l’altro esiste oltre me ed è persona come me. Ogni relazione rivela delle differenze generando una tensione che però non esclude la comprensione e a questa dobbiamo anelare, non alla riduzione dell’esistenza dell’altro piegata al nostro volere; solo dal confronto e dall’accoglienza dell’altro si va verso la crescita di tutta la società.
Dello sportello “Socio Donna” fanno parte le sociologhe Flavia Munafò, Patrizia Di Nella, Viorica Bunduc, Laura Sensi, e l’ Avvocato e sociologo Andrea Autelitano – CONTATTI: tel. 3331980212
a.l./