La questione del branco di pecore
di Emilia Urso Anfuso
Bei tempi quando si dibatteva sulla questione morale. Certo, erano altri tempi, si respiravano ventate di vera politica, di cultura, di voglia di crescere, soprattutto parlo della popolazione. D’altronde se hai esempi eccellenti, teste piene di intelletto e non di scarne e sterili nozioni, come fai a non voler, almeno, somigliarvi un poco?
<<== dott./ssa Emilia Urso Anfuso
Eccoci qua, invece, a dibattere sul nulla, a contorcerci noi biechi intellettuali dell’era moderna, in infinite diatribe con eccellenti sconosciuti che, dalle loro postazioni di comando dietro ai PC di casa, in mutande o coi bigodini in testa, sciorinano corbellerie un tanto al chilo, certi di evidenziare un qualche neurone degno di nota.
La realtà, ovviamente, non è questa. Si è creata una società di sopiti neuronali grazie a una dirigenza presa un po’ ovunque. Il sistema del popolo al governo ha molto alimentato questo andazzo, ammettiamolo. Non che io sia contraria al popolo al governo, ci mancherebbe, ma se questo popolo mastica male persino la lingua madre, per non parlare di tutto il resto, allora siamo persi. Sotterrati sotto una coltre di ignoranza, che non sta facendo altro che alimentare false convinzioni, opinioni paradossali sventolate al pari del risultato di una ricerca degna di un Nobel.
Osservo basita l’andamento sociale, che invece di procedere verso il punto estremo di civilizzazione, si sta imbarbarendo, procedendo a passo di aragosta: all’indietro. Si tratta di un processo di involuzione sociale che, in special modo in questa nazione, afflitta dalla più alta percentuale di persone affette da analfabetismo funzionale, non è in grado di svilupparsi, migliorarsi, andare oltre il punto di massimo splendore di cui, ormai, non vediamo nemmeno gli ultimi brillii.
E quindi giù con l’incoerenza, con l’arroganza tipica di chi non sa ma pretende di insegnare a chi sa. Giù con la mancanza di rispetto nei confronti di chi passa la propria esistenza a studiare, e a pensare, anche per gli altri. E giù a sorbire inqualificabili srafalcioni, che non sono solo quelli – ormai tristemente troppo diffusi – compiuti contro la lingua madre, bensì di ragionamento, che non più sostenuto dalla razionalità e dalla coerenza, capacità tipiche delle persone fornite di intelletto, non permette alla maggioranza di questo paese di rendersi conto della realtà dei fatti.
Provo sgomento ogni qualvolta che, di fronte a dati concreti, a documenti ufficiali, a dichiarazioni realmente rilasciate da questo o quel politico, ricercatore, scienziato, o immunologo, che confermano alcune questioni legate all’avvento del SarsCov2 e alle teorie relative ai farmaci che in questo momento storico sono propinati in massa per tentare di combattere gli effetti della malattia, o della contagiosità, si battano strenuamente persino contro costoro. Non si rendono conto, gli ignoranti, di non essere in grado di decodificare ciò che leggono o ascoltano. Acciecati dalla paura, che fa sempre 90, non si tratta nemmeno più del livello sociale o culturale di cui fai parte. Quando ti mettono in testa che il tuo cervello, al massimo, funziona al 20% delle sue capacità, e si continua a dirlo come un mantra, evidentemente alle persone incapaci di uscire dal branco fa meno paura di utilizzare al massimo della loro potenza, quelle meravigliose cose che sono i neuroni.
Buona fortuna a tutti. La questione del branco di pecore ha sovrastato, di molto, quella morale.