La mobilità geografica nella società contemporanea

di Giovanni Pellegrino e Mariangela Mangieri

Uno dei miti più importanti nella società contemporanea è la forte propensione alla mobilità geografica presente in molti individui. Col termine mobilità geografica si intende in sociologia sia la tendenza a compiere frequenti viaggi  per ragioni di lavoro o per turismo e sia la tendenza a cambiare abbastanza frequentemente il proprio luogo geografico di residenza soprattutto per ragioni di lavoro..

<<== prof. Giovanni Pellegrino

Prenderemo prima in considerazione la tendenza di molti individui a cambiare città o addirittura nazione per ragioni di  lavoro

Dahrendorf afferma che nel mondo contemporaneo accade frequentemente che gli individui abbandonino il luogo nel quale sono nati per cercare di migliorare la propria condizione economica e sociale. Pur di ottenere tali scopi molti non esitano a rompere i vincoli affettivi che li legano a un determinato luogo geografico pagando così un pesante prezzo psicologico. In effetti la necessità di trovare un lavoro in luoghi lontani costringe gli individui a lasciarsi alle spalle importanti legami interpersonali ivi compresi quelli familiari e a costruirsi nuovi rapporti interpersonali nel nuovo luogo in cui lavorano.                             

Tuttavia non è sempre facile costruire nuove relazioni interpersonali soddisfacenti in altre città o in altre nazioni cosicchè può anche capitare che quanti si trasferiscono in altri luoghi si trovino ad affrontare non solo il problema della nostalgia ma anche quello della solitudine esistenziale che è un problema importantissimo. A tale riguardo Dahrendorf afferma che il bisogno di appartenenza è molto forte nella società contemporanea dal momento che anche a causa della notevolissima mobilitè geografica gli individui sono minacciati dalla solitudine esistenziale.                                  

Certamente nelle società del passato la solitudine era un problema molto meno importante dal momento che era abbastanza facile costruire e mantenere una rete di rapporti soddisfacenti.  Ma che cosa si intende in sociologia per bisogno di appartenenza? Con tale espressione si intende nelle scienze sociali la volontà di entrare a far parte di gruppi al fine di non rischiare di essere soli (A volte per i nuovi arrivati riesce difficile trovare i gruppi in cui inserirsi). Dobbiamo mettere in evidenza che alcuni individui che già sono inseriti nel mercato del lavoro nella città in cui sono nati decidono di trasferirsi in altre città sperando di trovare lavori più adatti alle loro caratteristiche o meglio pagati. Dobbiamo anche dire che la mobilità geografica è diventata anche un mito che spesso induce gli individui a non valutare con adeguato senso critico le situazioni contingenti.

Ricordiamo che il processo di mitizzazione altera la percezione individuale e collettiva della realtà. Di conseguenza accade spesso che gli individui che si trasferiscono in altra città restino delusi per almeno due ragioni. In primo luogo essi potrebbero essere costretti ad accettare un lavoro che non è migliore di quello che hanno lasciato. Ciò può accadere soprattutto nei momenti in cui nel luogo di arrivo esiste un momento di recessione economica. In secondo luogo anche ammesso che trovino un lavoro più soddisfscente dal punto di vista dello status sociale o della remunerazione economica può accadere che le spese che devono affrontare nel luogo di arrivo per affrontare i bisogni fondamentali siano così ingenti da fare in modo che finiscano per trovarsi in una condizione economica peggiore di quella che avevano nella loro città di origine.

Non dobbiamo dimenticare infatti che nelle grandi città le spese per soddisfare i bisogni fondamentali e per trovare un alloggio sono ingentissime. Prenderemo ora in considerazione quelle persone che pur risiedendo nella città in cui sono nati compiono frequenti viaggi o per ragione di lavoro o per turismo. Per quanto riguarda il primo caso ci sono degli individui che svolgono lavori che li costringono a compiere frequenti viaggi come ad esempio commessi viaggiatori, rappresentanti, cantanti, attori, animatori di villaggi turistici, conferenzieri etc..Tali categorie di persone devono volenti o nolenti abituarsi alla mobilità geografica. Tuttavia dobbiamo dire che molti essi.  Tuttavia dobbiamo dire che molti di essi considerano la mobilità geografica un fatto positivo ed ecciitante perché permette loro di conoscere nuove realtà geografiche.

Inoltre c’è da considerare che essendo la mobiltà geografica è stata mitizzata le persone che viaggiano molto sono invidiate e fatte oggetto di ammirazione. Per dirla in altro modo la desiderabilità sociale della mobiltà geografica è molto elevata nel mondo contemporaneo. Ben diverso è il caso di quelle persone che praticano la mobiltà geografica per motivi turistici in quanto scelgono di viaggiare volontariamente e per ragioni di piacere. Alberoni afferma intorno al turismo ch il viaggio del turista è una forza positiva attraverso cui l’individuo costruisce se stesso, la sua identità e nello stesso tempo instaura nuovi rapporti umani. Come si vede Alberoni attribuisce una valenza molto positiva al turismo affermando che il turista addirittura costruisce la sua identità personale viaggiando e instaurando nuove relazioni interpersonali con individui che presentano spesso caratteristiche personali molto diverse da quelle del turista.

Appare infatti evidente che entrare in contatto con individui che appartengono arealtà geografiche molto lontane è un notevole arricchiento. Per quanto riguarda i viaggi turistici dobbiamo dire chr c’è un turismo avventuroso nel quale gli individui partono all’avventura senza a vere come punto di riferimento nessuna agenzia di viaggio. Esistono poi i viaggi organizzati nei quali esiste uno spostamento fisico ma il rischio, il disagio, il contatto con la diversità e lo sradicamento vengono ridotti al minimo. Anzi nei villaggi vacanze anche situati in altri continenti la gente fisce per trovare la sua civiltà, i suoi cmfort, le sue abitudini. Esistono poi persone che preferiscono compiere viaggi in zone non troppo lontane dalla loro cttà di origine in moda restare lontani dal proprio habitat abituale per pochi giorni. Tali persone non vogliono accettare un radicale dalla propria casa e dalle costanti certezze delle relazioni quotidiane.

Dal punto di vista sociologico una questione molto interessante per comprendere se viaggiare in luoghi dove il livello scientifico, tecnologico e culturale è inferiore a quello del mondo occidentale possono modificare in positivo o in negativo la concezione che l’individuo aveva dei popoli che abitano in quei luoghi. In ogni caso esiste una fondamentale differenza tra quelli che emigrano per cercare lavoro e quelli che viaggiano per motivi turistici. Infatti per il turista qualunque sia l’impatto psicologico che riceve dai luoghi nei quali si reca, qualunque sia il giudizio che egli formula degli abitanti, degli usi e dei costumi che egli incontra in quei luoghi. Certamente tutte queste cose non cambieranno la sua situazione sociale, economica e psicologica. Infatti il soggiorno turistico lascerà il tempo che trova quando l’individuo tornerà a casa.

Al contrario per l’emigrante l’impatto psicologico che riceve tra i luogo nei quali è emigrato nonché il tipo di relazioni sociali e lavorative che riuscirà ad instaurare risulteranno determinanti per stabilire se egli diventerà un uomo realizzato o un uomo frustratu, In estrema sintesi per il turista la mobilità geografica è un gioco nel quale egli detta le regole del gioco, mentre per l’emigrante la mobilità geografica è la dura realtà nella quale egli subisce le regole dettate da altri attori sociali.

Prof. Giovanni Pellegrino —- Prof.ssa Mariangela Mangieri


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