LA FRAGILITA’ DELLE SOCIETA’ COMPLESSE E LA CULTURA DELL’INDIFFERENZA
L’emergenza Covid-19 ha rivelato la fragilità della nostra epoca, degli attuali sistemi sociali ed economici e tanto più un individualismo esasperato che ha spezzato ogni legame sociale. Una società individualista di massa generatrice di un vuoto relazionale e della perdita del senso esistenziale. Una società che seppur complessa e articolata, di fronte ad un evento inatteso si è rivelata vulnerabile mettendo in risalto il declino dell’autorità e una carente capacità dei meccanismi di gestione e controllo esasperata ancora di più dalla riluttanza degli individui al rispetto delle direttive governative.
Oggi, più che mai è attuale l’analisi di Zygmunt Bauman. In “la Solitudine del Cittadino Globale” il sociologo ritiene che il neoliberismo ha posto le condizioni per lo sgretolamento del tessuto sociale, esaltando la libertà dell’individuo a scapito della dimensione collettiva, del bene comune, e, a mio parere, generando disequilibri e disuguaglianze da cui originano le fragilità individuali. La sfiducia esistenziale, la solitudine e il senso di precarietà, che caratterizza l’uomo contemporaneo, mascherate da un delirio di onnipotenza per il progresso raggiunto dall’umanità che vacilla di fronte ad un evento inatteso. È ormai ovvio come la deregolamentazione delle istituzioni politiche e del loro potere ha generato il dissolvimento della “società” a favore della “non società”, alla fine della solidarietà e della reciprocità il cui prodotto inevitabile è l’incertezza esistenziale e il venir meno della responsabilità sociale, lasciando l’individuo isolato e vulnerabile. Il collasso del sistema dei valori che ha reso l’individuo incapace di distinguere ciò che ingiusto da ciò che è lesivo, la libertà relegata alla dimensione individuale a scapito del bene comune.
La decostruzione della politica, il venir meno della sua leadership, ha lasciato che il “laissez-faire” orientasse le scelte individuali secondo una logica egoistica e poco interessate alle ripercussioni che queste potrebbero avere sulla collettività. Ciò connota la predominanza della cultura dell’indifferenza e del disinteresse peculiare della nostra epoca. Il disfacimento della comunità, del tessuto della solidarietà sociale, oggi più che mai evidente, non ci rende disposti a sacrificare il proprio bene per il bene comune. Se da un lato un nemico invisibile e inaspettato sospende la nostra più o meno gratificante quotidianità, immobilizzandoci in una vita surreale, ridestando in noi Virus ben più potenti come l’indifferenza sociale, l’egoismo, l’irresponsabilità e un senso di precarietà che ci spinge, nell’accezione negativa, a ripiegarci su se stessi, ad alimentare diffidenza, intolleranza, discriminazione, dall’altro fa rinascere una fiducia verso la scienza che, seppur non foriera di verità indiscussa e indiscutibile, diventa bene comune ed essenziale. Se da un lato tutto il sistema sanitario nazionale sta dimostrando abnegazione e responsabilità, dall’altro emerge un egoismo collettivo, un forte senso di indifferenza.
La morsa della paura che deriva dall’attuale situazione ha generato comportamenti rischiosi e irrazionali, un’isteria collettiva diffusa che inevitabilmente impattano in maniera negativa sulla società ma ancor di più sulla salute pubblica. Emblematiche sono le fughe di massa, l’assalto ai supermercati, le strade affollate, diventate, ormai, le immagini simbolo di questo periodo. Se è vero che ogni crisi porta con sè il germe del mutamento allora dobbiamo cominciare a riflettere sulla necessità di avviare una vera e propria svolta. In realtà il virus ha solo fatto emergere, rendendo palese, ciò che già serpeggiava da tempo ossia la crisi delle società contemporanee e delle sue logiche di mercato genitrici di disuguaglianze.
Cosa ci lascerà il Covid -19 ?
Nella certezza che, anche quando il virus sarà sconfitto, nel passaggio dall’emergenza alla normalità, avremo delle conseguenza profonde nella nostra vita e soprattutto nelle relazioni sociali, se leggiamo quest’esperienza attraverso una lente positiva potrebbe rappresentare una leva per una possibile rinascita. Senza entrare nel merito delle straordinarie potenzialità per uno sviluppo più equilibrato e sostenibile e un cambiamento della politica e della nostra economia , ritengo importante soffermarsi sulla necessità di ri-costruire una comunità che non è quella del flash mob dal balcone di casa che, in un momento di socialità ristretta e condizionata, ci restituisce si una nuova modalità, seppure effimera, di stare insieme , una connessione sociale e mentale figlia dell’emergenza, ma è superare una società viziata ed individualista che agisce nel disinteresse dell’altro e ridare vita a valori da tempo sopiti, ad una dimensione civica e più rispetto per il bene comune. Una drastica riduzione delle disuguaglianze che, in tempo di Coronavirs, sono più evidenti che mai. Questo tempo sospeso deve essere foriero di una nuova umanità.
Maria Libera Falzarano — Sociologa
Presidente Deputazione Campania
Associazione Sociologi Italiani
Riferimenti
Zygmunt Bauman – La solitudine del cittadino globale
Piero dominici – Il virus, gli anticorpi, le ragioni che ci tengono intorno al focolare