La dinamica di gruppo e la devianza sociale
di Giovanni Pellegrino
In questo articolo prenderemo in considerazione la dinamica di gruppo nonché la devianza sociale, due importanti oggetti di studio nella sociologia e nella psicologia sociale.
<<==Prof. Giovanni Pellegrino
Per prima cosa dobbiamo chiarire che col termine” dinamica di gruppo” si intendono tutti quei fenomeni psicosociali che insorgono quando un certo numero di individui si riuniscono per un periodo più o meno lungo, costituendo un gruppo. Mettiamo anche in evidenza che non è sufficiente che alcuni individui si trovino casualmente in un luogo perché si possa parlare di gruppo. Si definisce gruppo un insieme di persone che si incontra con una considerevole frequenza e che si propone di raggiungere determinati fini sufficientemente stabili.
Inoltre tra i membri di un gruppo si instaurano rapporti affettivi intensi (simpatia, antipatia ecc) ed inoltre nasce una forte dipendenza reciproca, nonché un sentimento di solidarietà di gruppo. Tali sentimenti persistono nei membri del gruppo anche quando esso non si riunisce. Un gruppo può esistere solamente quando all’interno di esso è presente una notevole forza che mantiene unito il gruppo. Tale forza o per meglio dire tale sentimento prende il nome di coesione di gruppo. All’interno di un gruppo esistono forze denominate centripete che tendono a mantenere unito il gruppo, come pure esistono altre forze denominate centrifughe che tendono a determinare la disgregazione del gruppo.
Una legge di fondamentale importanza nella dinamica di gruppo afferma che un gruppo può continuare ad esistere fino a quando l’intensità delle forze centripete è maggiore di quella delle forze centrifughe. Un gruppo tende a durare nel corso del tempo solamente se i suoi membri hanno forti motivazioni che li spingono a fare in modo che il gruppo continui ad esistere. Lewin ha compiuto interessantissimi studi sulle motivazioni che mantengono uniti i membri di un gruppo nonostante la possibile insorgenza di conflitti più o meno intensi e duraturi. Lewin ha anche definito le motivazioni la molla di tutte le azioni dei componenti di un determinato gruppo. Più in generale possiamo dire che le motivazioni costituiscono la molla e la spiegazione di tutti i comportamenti degli esseri umani che possono essere compresi pienamente solamente quando si riesce a studiare le motivazioni che sono alla base di tali comportamenti.
Ogni volta che si ha quello che i sociologi chiamano crollo dei livelli motivazionali all’interno di un determinato gruppo si ha la fine del gruppo stesso. In sintesi possiamo dire che le cause psicosociali che più frequentemente portano alla disgregazione del gruppo sono tre: prevalenza delle forze centrifughe, crollo dei livelli motivazionali e l’incapacità del gruppo di centrare i propri obiettivi sia per motivi intrinsechi che estrinsechi. Uno dei fenomeni più importanti della dinamica di gruppo è la creazione di diversi ruoli all’interno dei gruppi, ruoli che permettono al gruppo non solo di esistere ma anche di raggiungere i propri obiettivi. L’insieme dei ruoli presenti all’interno di un gruppo prende il nome di role set. In questa sede prenderemo in considerazione i tre ruoli principali esistenti in un gruppo ovvero il leader, il deviante e il capro espiatorio.Il leader è colui che prende le decisioni più importanti essendo considerato dagli altri membri l’individuo dotato di maggiore carisma e di maggiore capacità. Egli è anche considerato il più adatto a guidare il gruppo nel raggiungimento dei fini prescelti. Il deviante è il membro sul quale si concentra l’aggressività dei componenti del gruppo in quanto viene considerato una specie di nemico interno poiché non si conforma alla morale di gruppo e alle regole vigenti in esso. Soprattutto nei momenti più critici della vita di un gruppo i comportamenti aggressivi messi in atto contro i devianti sono particolarmente intensi, in quanto servono a scaricare le ansie e le frustrazioni dei membri del gruppo e ad aumentare la coesione interna. Dobbiamo mettere in evidenza che la presenza reale o immaginaria di nemici esterni o interni aumenta la coesione del gruppo.
Infatti la storia sociale ci insegna che nei periodi storici nei quali l’ansia sociale cresceva parimenti aumentava l’ostilità e le sanzioni sociali nei confronti dei devianti. Naturalmente è anche possibile che qualora il numero e il prestigio dei devianti aumenti si abbiano dei conflitti all’interno del gruppo che portano o alla sconfitta dei devianti o alla loro vittoria oppure alla scissione del gruppo. In estrema sintesi possiamo dire che i devianti sono individui che infrangono una o più norme sociali. Le norme sociali stabiliscono quali comportamenti sono normali e quali non lo sono in un dato sistema sociale. Tuttavia dal momento che le norme sociali variano nelle diverse società un comportamento che è considerato deviante in un sistema sociale può essere considerato normale in un altro. Quando una norma sociale viene infranta scattano le sanzioni sociali. Si definisce sanzione la reazione degli appartenenti ad un dato gruppo sociale nei confronti di coloro che infrangono le norme sociali. Tale reazione è finalizzata a scoraggiare i comportamenti devianti e ad incentivare la conformità ovvero il rispetto delle norme. Esitono due tipi di sanzioni: positive(offerta di una ricompensa per la conformità) e negative( punizione dei comportamenti devianti). Dobbiamo mettere in evidenza che le norme sociali vigenti in un dato gruppo non sono stabili in quanto tendono a cambiare col trascorrere del tempo. Infatti alcune norme perdono la loro capacità di condizionare il comportamento degli individui e vengono sostituite da altre norme.
I sociologi definiscono “saturazione della norma” il processo che porta una norma a perdere la propria capacità di regolamentare il comportamento degli individui in un dato gruppo sociale. La saturazione della norma è più lenta nelle società tradizionaliste mentre è molto più veloce in quelle caratterizzate da intensi processi di mutamento sociale ( nelle prime le norme sociali restano in vigore per diversi secoli, mentre nelle seconde possono mutare in pochi decenni). I sistemi sociali nei quali i processi di mutamento sociale sono veloci prendono il nome di società eraclitee mentre quei sistemi sociali nei quali i processi di mutamento sono lenti sono chiamati dai sociologi società parmenidee. Nei sistemi sociali eraclitei la saturazione delle norme è molto veloce mentre nei sistemi sociali parmenidei essa è molto più lenta. Possiamo dire per fare un esempio che nelle società del mondo occidentale i valori tradizionali sono andati incontro ad un veloce processo di saturazione ragion per cui in molti casi sono considerati devianti coloro che restano fedeli ad una visione del mondo di tipo tradizionalista e non coloro che si pongono contro la tradizione.
Esattamente il contrario accade in molte nazioni del terzo mondo nelle quali i valori tradizionali sono difesi non soltanto dalle norme e dalle sanzioni sociali ma anche dalle norme e dalle sanzioni giuridiche. Dobbiamo mettere in evidenza che in molti casi il mutamento delle norme sociali determina col passare del tempo il mutamento delle norme giuridiche. Dobbiamo anche dire che non tutti i comportamenti devianti sono sanzionati nello stesso modo in un gruppo sociale in quanto alcuni sono oggetto di un accettabile grado di tolleranza, mentre nei confronti di altri non esiste la benchè minima tolleranza. In genere possiamo dire che maggiore è l’importanza della norma sociale infranta, più forte è la sanzione applicata ai trasgressori.
Concludiamo il nostro discorso sui comportamenti devianti mettendo in evidenza che esistono nei vari sistemi sociali delle sub culture devianti e marginali che seguono dei veri e propri “Codici devianti”( vedasi il codice deviante dei barboni nelle società occidentali). Detto ciò torniamo ad occuparci dei principali ruoli esistenti nei gruppi sociali prendendo in considerazione il ruolo del capro espiatorio. Il capro espiatorio è il membro del gruppo più debole sul quale si concentra l’aggressività degli altri componenti del gruppo. La caratteristica più importante del capro espiatorio è quella di non sapersi difendere dai comportamenti aggressivi degli altri componenti del gruppo, ragion per cui la sua vita e la sua condizione esistenziale sono molto tristi. Dobbiamo tuttavia dire che i ruoli all’interno dei gruppi non sono fissi e definiti una volta per tutte dal momento che tali ruoli sono soggetti a mutamento sia per l’arrivo di nuovi membri sia per i mutamenti che si verificano nel contesto sociale di appartenenza del gruppo.
Appare chiaro che i gruppi possono tanto condizionare l’ambiente esterno quanto essere condizionati dagli eventi che si verificano nel sistema sociale. Sono possibili i mutamenti della dinamica di gruppo di due tipi: endogeni ( dipendenti dalla volontà e dalle azioni dei membri del gruppo) ed esogeni ( dovuti alle influenze dell’ambiente esterno). Lewin ha classificato i gruppi in tre tipi, tenendo conto della leadership: gruppi autocratici, gruppi democratici e gruppi “lassez faire”. Nei gruppi autocratici tutte le decisioni e le valutazioni provengono dall’iter. Nei gruppi democratici il leader tiene conto del parere e della volontà degli altri membri ogni volta che deve prendere una decisione. Nei gruppi lassez faire il leader è poco interessato, è poco motivato all’esercizio del potere e per tale ragione lascia nei processi decisionali molto spazio agli altri membri, rinunciando a svolgere in maniera adeguata il proprio ruolo.
Interessante è lo studio della leadership nei gruppi patologici. Snaider mette in evidenza che nei gruppi patologici il leader che emerge spontaneamente è quasi sempre l’elemento più patologico o addirittura più criminale presente nel gruppo. Vogliamo precisare che vengono definiti patologici quei gruppi i cui membri presentano un forte livello di devianza o comportamenti criminali oppure manifestano alterazioni abbastanza gravi della personalità. A questo punto diremo qualcosa intorno alle condizioni indispensabili per un ottimale funzionamento del gruppo. In sintesi un gruppo può ottenere buoni risultati quando esistono tre condizioni: forte coesione interna, presenza di individui dotati di notevoli qualità e capacità, sufficienti motivazioni per raggiugere i fini propri del gruppo. La coesione di gruppo dipende da diversi fattori. In primo luogo riveste grande importanza il grado in cui la” morale del gruppo” influenza il comportamento dei componenti. Vogliamo mettere in evidenza che per “morale del gruppo” intendiamo l’insieme delle norme che il gruppo elabora per regolamentare i rapporti tra i membri e le relazioni con l’ambiente esterno.
In secondo luogo la coesione di gruppo dipende dal grado di lealtà esistente tra i componenti di esso. In terzo luogo la coesione di gruppo dipende anche dalla capacità e volontà di difendere i membri dagli attacchi esterni soprattutto nei momenti più difficili della vita del gruppo. In quarto luogo riveste molta importanza anche il piacere e il grado di autorealizzazione che il gruppo permette di far raggiungere ai propri membri. Per quanto riguarda le capacità dei componenti, appare chiaro che un gruppo costituito da individui dotati di notevoli risorse culturali, psicologiche, economiche e sociali sarà in grado di ottenere risultati ottimali. Tale gruppo riuscirà infatti a gestire in maniera adeguata tutte le situazioni sociali, anche quelle più complesse e complicate. Appare infatti evidente che un gruppo che desideri ottenere risultati ottimali debba essere in grado di gestire in maniera soddisfacente anche le situazioni problematiche più gravi dal momento che il valore di un gruppo si evidenzia soprattutto nei momenti difficili. Per quanto riguarda i livelli motivazionali non c’è dubbio che se i fini perseguiti dal gruppo sono in grado di motivare la maggior parte dei membri, tale gruppo otterrà risultati ottimali.
Infatti tutti i componenti impegneranno tutte le loro risorse nelle attività del gruppo. Chiudiamo il nostro discorso sulla dinamica di gruppo mettendo in evidenza che i fenomeni di contagio psichico giocano un ruolo importante nella dinamica di gruppo. Tale fatto è ancora più evidente nel caso dei gruppi guidati da leaders fortemente carismatici. In tali casi il contagio psichico determina nei membri del gruppo quelli che i sociologici chiamano” stati di effervescenza collettivi” che modificano la personalità, il comportamento e perfino la percezione della realtà da parte dei membri. In tali casi si verificano tra i membri del gruppo fenomeni molto forti di dipendenza psicologica nei confronti del leader carismatico. Nei casi più estremi di dipendenza psicologica nei riguardi del leader carismatico i membri del gruppo possono sviluppare alterazioni molto forti della percezione sociale della realtà che possono determinare la perdita della capacità di interpretare in maniera corretta la realtà stessa con grave pregiudizio per l’obiettività dei membri. Tale alterazione della percezione della realtà da parte dei membri soggiogati dal potere carismatico del leader prende il nome di “ visione tunnel della realtà” tipica anche delle nevrosi. Dobbiamo mettere in evidenza con chiarezza i notevoli rischi psicosociali ai quali vanno incontro i componenti del gruppo soggiogati dal forte carisma del leader. In primo luogo essi possono sviluppare una forte dipendenza psicologica da leader, cosa non esente da rischi psicosociali notevoli. Infatti come tutti sanno tutti i rapporti interpersonali basati sulla dipendenza psicologica sono ad alto rischio per gli individui che manifestano tale dipendenza. In secondo luogo gli individui che presentano la visione tunnel della realtà indotta dal carisma del leader, sono portati a sopravvalutare l’importanza del gruppo nell’universo sociale di appartenenza col rischio di mettere in atto strategie comportamentali inadeguate se non addirittura sbagliate nel loro universo sociale. In terzo luogo i membri del gruppo corrono il rischio di sminuire fortemente l’importanza dei rapporti interpersonali con gli individui che non fanno parte del loro gruppo cosicchè è possibile che essi mettano in atto strategie comportamentali che non tengano conto della reale importanza per loro delle persone esterne al gruppo.
Inoltre è possibile che i membri del gruppo soggiogati dal carisma del leader del gruppo trascurino i loro doveri sociali nei riguardi di persone esterne al gruppo. In quarto luogo i componenti del gruppo corrono l’importante rischio psicosociale di non riuscire a leggere ed interpretare in maniera adeguata le situazioni sociali nelle quali si trovano ad agire. Infatti come tutti i sociologi sanno il comportamento degli esseri umani non dipende tanto dalle caratteristiche intrinseche delle situazioni sociali nelle quali essi si trovano ad agire ma quanto dall’interpretazione e dalla lettura sociologica che gli uomini danno di tali situazioni. Di conseguenza appare evidente che se il leader col suo carisma è in grado di manipolare l’interpretazione delle situazioni sociali effettuate dai membri del gruppo è anche in grado di manipolare il comportamento dei componenti del gruppo, fatto questo pericolosissimo dal punto di vista sociologico.
In quinto luogo i membri del gruppo soggiogati dal carisma del leader possono mettere in atto processi di imitazione sociale spinti all’ennesima potenza tanto da imitare anche quei comportamenti non adeguati se non addirittura riprovevoli dal punto di vista etico e morale esibiti dal leader. Come si vede sono molti e sono forti nello stesso tempo i rischi psicosociali a cui vanno incontro i membri del gruppo che presentano una “visione tunnel” della realtà indotta dal carisma del leader, rischi che possono portare all’alienazione totale di tali individui. Infine c’è da dire anche che ci sono gruppi guidati da leader dotati si di forte carisma ma privi di principi etici e morali cosa che aumenta in maniera esponenziale i rischi psicosociali dei membri di tali gruppi. Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sulla dinamica di gruppo.
Prof. Giovanni Pellegrino
Prof.ssa Mariangela Mangieri