La critica di Pareto ai concetti di progresso ed evoluzionismo

di Giovanni Pellegrino e Mariangela Mangieri

In questo articolo esporremo le critiche di Pareto a due concetti cardine dello scientismo ovvero i concetti di evoluzionismo e di progresso.

<<== Prof. Giovanni Pellegrino                                                          

Come tutti sanno lo scientismo si basa su una visione evoluzionistica e progressista della vita collettiva. Di conseguenza il fulcro di tutta la critica di Pareto è rappresentato da un totale rifiuto delle due nozioni gemelle di progresso ed evoluzione. Presumibilmente fu proprio in seguito al disaccordo su questi due concetti che Pareto si allontanò dalle posizioni di Spencer e del darwinismo sociale. Infatti Pareto si oppose a quella particolare concezione della realtà che dava al progresso un carattere di necessità e di positività.                                                                                

Pareto era favorevole ad una complessa visione ondulatoria dei fenomeni sociali. Secondo tale visione se il ritorno dell’identico era quanto mai improbabile altrettanto lo era la possibilità di un andamento lineare e progressivo dei fenomeni sociali. Secondo Pareto l’errore metodologico presente nelle speculazioni dei darwinisti sociali risiedeva nel ricercare uniformità attraverso elaborazioni altamente immaginifiche. Come la prima astronomia cosmogonica così le teorie evoluzionistiche sono per Pareto molto più religiose ed ideologiche che scientifiche.

Allo stesso modo egli considerava anche le teorie formulate da Comte, uno dei suoi bersagli preferiti. Secondo Pareto lo sviluppo del pensiero del filosofo francese partiva da posizioni pseudo sperimentali per giungere infine ad un’interpretazione teologica della realtà prettamente connessa con la sua religione dell’umanità. Comte e Spencer d’altronde non sono lasciati soli in questa critica che riguarda l’intera tradizione evoluzionistica e progressista del pensiero sociale. La teoria vichiana dei corsi e dei ricorsi storici, quella di Spencer della moralità nonché la legge dei tre stadi di Comte sono secondo Pareto assimilabili dal momento che postulano tutte e tre un’evoluzione unitaria.

  Spencer aveva formulato una teoria unitaria assumendo un limite specifico ovvero la pace industriale verso la quale a suo avviso si sarebbero mosse le società e le istituzioni. Allo stesso modo Esiodo a suo tempo aveva concettualizzato lo sviluppo di una serie di stadi partendo da un’originaria ipotetica età dell’oro a partire dalla quale l’umanità sarebbe decaduta. In effetti secondo Paretole teorie evoluzionistiche e progressiste non avevano comportato nessun avanzamento sul piano della conoscenza scientifica della realtà sociale. A detta di Pareto tali teorie nascevano all’interno di un ambito ideologico e non sperimentale, simile a quello delle teologie e delle cosmologie dell’antichità classica e delle società tradizionali.  

La sola differenza riscontrabile risiedeva nel fatto che mentre le teologie e le cosmologie del passato consideravano positivamente il passato, le teorie evoluzionistiche proiettavano nel futuro il raggiungimento di un definitivo stadio sociale ideale. Infatti il tratto fondamentale delle ideologie della modernità è la totale rottura con la tradizione. Pareto sintetizza questo capovolgimento di prospettiva con la consueta incisività affermando che per le ideologie della modernità la perfezione è situata nel futuro invece di essere posta nel passato.   Egli individua le condizioni che avevano facilitato la nascita e lo sviluppo delle ideologie moderne dell’evoluzione del progresso nella congiuntura economica particolarmente favorevole.

Questa congiuntura aveva sostenuto la fase di trasformazione delle società che si andavano industrializzando. Tale processo ha esaltato una percezione positiva del mutamento e ha prodotto una forte sensazione di un possibile continuo miglioramento nella vita dei singoli e della collettività. Pareto mette in evidenza che del cambiamento sono stati percepiti solo gli aspetti migliori creando crescenti aspettative positive rigurdanti il nuovo e le novità. Da tali aspettative è nata l’ideologia del mutamento nonché una acritica ammirazione per l’innovazione e per il cambiamento fine a se stesso.                                   

Da tutto ciò nasceva un disprezzo verso il passato e un’avversione per tutto ciò che è consolidato e tramandato. Pareto evidenzia che gli uomini del suo tempo ritenevano che la tendenza al miglioramento non si limitava ad interessare solamente gli aspetti materiali dell’esistenza ma si estendeva fino ad includere le qualità morali degli uomini. Il clima culturale dominante in quel periodo storico era caratterizzato dalla tensione verso un futuro infinitamente perfettibile, dalla volontà di differenziarsi da un passato di oscurantismo e di oppressione. Pertanto secondo Pareto gli uomini del suo tempo consideravano positivamente solo il presente ed il futuro.                                          

Di conseguenza tutto ciò che si  presentava consolidato e stratificato nelle istituzioni e nella memoria collettiva veniva condannato in quanto considerato negativamente. Incardinato sull’evoluzionismo ingenuo e in parte confortato dai successi della tecnologia il mito del mutamento tendeva a rendere l’uomo moderno privo di consapevolezza storica e del senso del passato. Proprio in quanto mito il mutamento non si presentava con un fine preciso, con un progetto ben determinato.  Per dirla in altro modo il mutamento si autoproponeva come valore che tendeva solo a realizzare se stesso. Pareto mette in evidenza che nella sostanza il mito del mutamento moderno era paragonabile a qualsivoglia ideologia tradizionale.

Secondo Pareto come il mitologico Edipo, l’uomo moderno era diventato cieco ragion per cui non ruisciva a percepire che l’essenza dei nuovi idoli era simile agli antichi. Infatti il potere dei nuovi idoli si basava sugli stessi meccanismi profondi che muovono la mente umana. Per l’uomo moderno la Ragione, il Progresso, la Scienza e la Democrazia sono nuove divinità protettrici che procurano il bene al genere umano. Per Pareto l’efficacia delle loro immagini risiedeva nella forza dei sentimenti che evocavano. Tali sentimenti proprio per la loro indeterminatezza coprivano una vasta area di emozioni e potevano canalizzare i più diversi impulsi.                                                

Da tali immagini veniva prodotto un tipo di autorità che condizionava gran parte degli uomini moderni affascinati da tutti i tipi di novità. Per Pareto l’autorità propria dei miti moderni era decisamente intollerante nei riguardi di tutti i miti del passato. Secondo Pareto la spinta sociale alla conformità era fortemente presente nelle società moderne come presso quelle antiche. Addirittura secondo Pareto tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 le tendenze all’omogeneizzazione culturale erano in una fase ascendente.  Le nuove teologie proprie della modernità si ammantavano di scientificità e divenivano l’ideologia portante di ogni progetto finalizzato ad organizzare la vita collettiva secondo un presupposto modello di razionalità.                                                         

Pareto mette in evidenza che le moderne religioni del Progresso e della Ragione, rappresentazioni di un olimpo moderno sono religioni metafisiche, laicizzate senza dei. Per dirla in altro modo i concetti di bene, di vero e di virtù sono diventate per gli uomini moderni delle nuove divinità. La civiltà occidentale era stata caratterizzata da quel processo di  cui Weber aveva colto le caratteristiche radicali raccogliendole nella celebre forma del “ disincanto del mondo”. Pareto come Weber aveva ben colto l’essenza di questo processo proprio delle società occidentali.

Prof. Giovanni Pellegrino

Prof.ssa Mariangela Mangieri


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