L’ EMIGRAZIONE OGGI, IMPATTO SOCIALE

Emanuela Ferrigno 2016Dalla seconda metà dell’Ottocento alla fine della seconda guerra mondiale, la vita sociale dell’Europa occidentale è stata segnata dal fenomeno delle emigrazioni. Il concetto emigrazione è stato storicamente discusso ed elaborato per diversi secoli. Per quanto il pensiero si ritrovi già, nei filosofi matematici dell’antica Grecia, l’idea in seguito è stata utilizzata e perfezionata dalle scienze sociali e umanistiche. Negli ultimi decenni, gli studi sull’emigrazione hanno sperimentato un perfezionamento ottenute dalle acquisizioni culturali. E’ l’inizio di una stretta collaborazione creata fra storici e sociologi. I saggi, dalle profonde radici intellettuali, hanno approfondito le diverse culture con osservazioni(1).  E con teorie (2).   Conseguendo dei risultati conclusi in paradigmi. I modelli descrivono l’emigrato venuto a Chicago, dall’estero o della campagna americana, alla fine dell’Ottocento. A tale scopo, la sociologia ha maturato la sua influenza anche belle idee riguardante l’urbanizzazione. Pertanto con la disciplina si considera la Comunità come principale elemento d’influenza sul comportamento dell’uomo.  E in conseguenza di ciò gli studiosi si peparono a prendere in esame, con ovvia raccolta della documentazione, la vita di una comunità di emigrati, rilevandone l’elemento che più influenza e ponendo l’accento sugli aspetti di partecipazione a quella vita. Dalla selezione realizzata emerge, la differenza, sia tra immigrati e i nativi della città d’origine, sia le sofferenze sorte a causa di vivere fra due culture. S’inizia una formazione intellettuale che s’identifica nel patrimonio della conoscenza sociologica. E infine, adesso i patrimoni urbani assimilati, sono mostrati alle istituzioni, con nozioni e teorie sociali. Le acquisizioni di tali concezioni nuove diviene motivo di studio e di grande interesse per erigere le fondamenta delle culture dell’emigrazione.Tuttavia durante l’osservazione sorge una problematica, come studiare un fatto sociale, assieme ad una rottura parziale, mantenendo certi legami con l’origine, ma con una ricomposizione diversa degli stessi, nella società di emigrazioni?

Alcuni autori provenienti della formazione della Scuola Chicago incominciano a parlare di tali questioni. La scuola diventa Polo che ha dominato la sociologia americana, durante gran parte dei primi quattro decenni del Novecento e soprattutto attorno agli anni Venti dando alcune risposte. Pertanto tale studio è bene esemplificato da Robert Park il quale definisce gli individui con “uomo marginale”. L’uomo marginale è chi sperimenta un’incongruenza tra il sistema culturale della Comunità da cui proviene e quello della società in arrivo.Di conseguenza l’essere umano si trova a risiedere a una perdita sia di status sia d’intuizione del proprio sé. Lo smarrimento della posizione porta il soggetto a non riconoscersi nel suo gruppo, e alla non identificazione dello specifico ruolo all’interno del gruppo. Per la prima volta vi si assiste alla particolarità dell’autore, che mette, in luce, il principio, tra identità e cultura e tra concetto di sé e forme del collettivo. Otre a ciò Park degli studi pertinenti alla città. (3) Egli saggia che il centro abitato è dotato di una sua cultura. Dall’analisi svolta, progetta la città come qualcosa di più che di un insieme di persone, istituzioni, servizi, amministrazioni e organizzazione. Lo scopo di Park è di fare rilevare lo stato d’animo di una città. Prototipo diviene una sintonia di atteggiamenti e sentimenti. Tali aspetti sono organizzati in costumi, tradizioni e modi di comportamento.

Park dalla particolare riflessione sociologica anticipa quello che poi sarà definita subcultura; Giacché egli parla dei sobborghi a carattere occupazionale dei ghetti dove vivono gli immigrati su base etnica. Circoscrive il tutto a una città che vive dentro la stessa città. Park risente del pensiero del suo maestro   Simmel che si può considerasi il primo grande studioso della modernità (4). E come tale Simmel s’impegnerà a consegnare agli inizi del Novecento il suo breve saggio, tracciando un ritratto sullo straniero.Il concetto cardine del pensiero di Simmel è “l’integrazione “, la “Wechselwirkung” o azione reciproca. L’autore pone le sue basi su una riflessione teorica formativa che lo porteranno a uno studio minuzioso attinente la diversità culturale.A dire di Simmel, lo straniero non è , né un viaggiatore né un turista , ma chi oggi arriva e domani resterà. In futuro può darsi che egli riprenda il suo viaggio per andare altrove o tornare da dove è partito. Anche se è inserito in una società alla quale non appartiene originariamente egli, apporta in essa le caratteristiche della propria diversità culturale.  Simmel nell’equivalente unisce la suddivisione.Di un concetto in due categorie, distinte e opposte. Per meglio dire di vicinanza e lontananza, dentro e fuori. Dall’analisi e con lo studio emerge che l’emigrato è membro di un gruppo sociale, all’interno del quale vive e svolge normalmente la sua attività lavorativa. Perciò egli è valutato non come elemento esterno alla struttura sociale, bensì, parte integrante di una società.

Tuttavia i concetti e i modelli d’interazione fra straniero e società elaborati dal pensiero sociologico classico, costituiranno un insieme di strumenti teorici indispensabili, alla conoscenza di un mondo animato e tormentato.L’applicazione di tali congegni faciliterà un punto d’incontro, fra le popolazioni e culture diverse, delle società americane ed europee.  Ciò nonostante i precedenti metodi utilizzati, per cui è famosa la Scuola di Chicago, posti sui criteri: dell’osservazione partecipante, all’interno di un piccolo gruppo di una comunità d’immigrati senza tetto, o l’intervista in profondità con poche persone. Adesso cedono il passo a strumenti metodologici moderni quali; i questionari standardizzati, che raccolgono dati su singoli individui con determinati attributi individuali, professione, genere, titolo di studio e altro. Il tutto aggiornati con strumenti informatici quali Internet . L’attuazione dei modelli nuovi, studiati a fondo, porterà importanti innovazioni, metodologiche e teoriche alla nuova rilevazione.Di conseguenza, oggi gli esperti sono in grado di illustrare i progressi di una trasformazione rapida avvenuta in Italia degli ultimi decenni.

L’Italia rappresentava una meta ambita per gli emigrati o di cittadini di aree arretrate. Lo straniero è disposto a svolgere mansione di bassa qualificazione lavorativa e di scarso prestigio sociale pur di lavorare. Per tutto ciò il lavoro non è vincolato da qualunque regola. Accettare la condizione significa restare nel Paese. Come poter intervenire a una tale limitazione lavorativa? Mi ritorna utile l’articolo dal prof Alberoni, scritto sul quotidiano il Giornale in data 27.09.2015. Egli scrive:” Poiché le migrazioni sono inevitabili, dobbiamo trovare il modo di ricavarne un vantaggio. La gran massa d’immigrati che arrivano dall’Africa e che teniamo a non far nulla nei centri accoglienza, o vagano nelle nostre città, dovrebbero tutti lavorare. Egli suggerisce ai nostri politici di eseguire dei programmi riguardante le scuole professionali con laboratori moderni e con i nostri esperti. Artigiani che trasmettono loro quel sapere manuale che è sempre stato un punto di forza del manifatturiero italiano ES: (Nero Giardini) e che rischiamo di perdere (5).In conseguenza di ciò Provvediamo per tempo a metterli in scuole in cui imparino la nostra lingua e i nostri lavori. Trasmettendo il nostro sapere, diamo loro un lavoro di cui essere fieri.

Tuttavia producendo, si crea la società del benessere, e L’Italia è il luogo in cui lo stato di benessere è esposto mediamente la comunicazione. I media tramite la divulgazione hanno favorito la conoscenza per incoraggiare una mobilità sociale nello straniero. Incoraggiandolo al trasferimento da un paese di provenienza ad altri regioni, nel luogo in cui egli trova l’incarico lavorativo. Gli scambi sono un’opportunità di cambiamento e di crescita economica, culturale, politico per tutti. Pertanto diventa grandioso uno sforzo educativo verso lo straniero, perché l’educazione strumento di elevata funzione sociale, diventa lo strumento idoneo a tradurre i bisogni e i valori della civiltà. I contenuti sono di estrema attualità e sicuramente frutto dei mutamenti che la cultura del presente ha apportato alle nostre vite.Infine, si pone un accenno, sul discorso del Presidente statunitense OBAMA. Elogia Il Papa Bergoglio per lo scritto dell’enciclica “Laudato si” (6). Con attuale lettera trasmette dei messaggi che richiedono un approccio integrale ai temi quali, combattere la povertà, restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo prendersi cura della natura. Tale annuncio si rende operativo, nel porgere accoglienza allo straniero, al rifugiato che scappa da una guerra civile, all’immigrato che lascia la propria casa in cerca di una città e di una vita migliore. In quest’ottica, Papa Francesco propone delle riflessioni nuove molto incisive su una possibile < teologia della città >. Unirsi a un tale cambiamento è perseverare il nostro prezioso mondo alle future generazioni. Finisco, con affermare che, la diversità delle culture costituisce la maggiore ricchezza per l’uomo.

Emanuela Ferrigno – Sociologa ANS

NOTE: 1)Park, Storia di vita studiata da straniero tra due culture; 2) Studio dei principi sull’uomo e l’influenza su comportamento nell’ambiente; 3) Park sociologo statunitense fine Ottocento; 4) Simmel, sociologo tedesco Novecento; 5) Francesco Alberoni, sociologo e scrittore moderno; 6) Discorso del Presidente americano Obama nell’incontro con il Papa (Casa Bianca 23.9.2015).

 

Riferimenti  bibliografici :

A.ABBOTT: of time and space: the contemporary relevance of Chicago School, “Social Forces “, 1997. Abbott rileva la grande differenza che divide la “storia naturale” favorita a CHICAGO, con la sua grande attenzione allo spazio e al tempo. Dall’approccio decontestualizzante largamente maggioritario fra i sociologici oggi.

Ropak, 2 Human migration and the marginal man “, American Journal of Sociology XXXIII, May 1928, 6, ristampato in Race and culture, Glencoe 1950.

G.Simmel, sociologia, Milano, 1989 (ori Berlino 19°8) e soprattutto i capitoli sulla vita metropolitana e sulla figura dello straniero.

Simonetta Abboni, Lontananza e vicinanza, ED, Franco Angeli, 1993.

Pietro Basso, Razzismo di stato, Stati Uniti, Europa , Italia, Ed. Franco Angeli, 2010.

 


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