L’ 8 MARZO

 LA CONCEZIONE DELLA DONNA DURANTE I PRIMI DECENNI DEL ‘900 CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLA SFERA LAVORATIVA CONFRONTANDOLA CON LA SITUAZIONE ODIERNA

       INTRODUZIONE

.. “La rivoluzione più grande è, in un paese, quella che cambia le donne e il loro sistema di vita. Non si può fare la rivoluzione senza le donne. Forse le donne sono fisicamente più deboli ma moralmente hanno una forza cento volte più grande”.. O. Fallaci.

festa-della-donna-mimosaE’ con una frase semplice ma concisa della celeberrima Oriana che voglio cominciare questa mia relazione sulla concezione della donna nel contesto lavorativo, sociale e relazionale, argomento di difficile quanto emblematica comprensione poiché spesso a prevaricare sono i pregiudizi. Ebbene, l’8 Marzo, come ogni anno da qualche decennio, viene celebrata la “festa della  donna”, una ricorrenza che ha origini non molto passate, retaggio ormai di usi e costumi occidentali, appunto radicata nella nostra cultura. Per quanto la nostra cultura possa essere improntata sul maschilismo e finto “perbenismo”, fatta di pregiudizi e stereotipate celebrazioni, per tale motivo risulta molto contraddittoria poiché da un lato eleva a celebrazione il genere femminile mentre dall’altro, come si evince dai fatti di cronaca più recenti, la donna è vittima della gerarchia maschile che appunto vede al centro l’uomo che denota tutti i poteri maggiori quali politici, economici e attributi fisici o caratteriali quali forza fisica, coraggio e virilità mentre la donna viene vista come un’ essere debole da difendere in quanto non è forte fisicamente e non è in grado di dominare politicamente un paese. “Per quanto riguarda il corpo femminile, il peso del loro corpo è tale per le donne stesse. In molte società primitive le donne mestruanti sono isolate o devono tenere comportamenti particolari per non contaminare cibo, oggetti, persone. Velo, burka e altro possono essere visti come modalità di prevenzione dello scatenamento di pulsioni sessuali e dunque ritorcersi come possibili atti violenti. Il corpo femminile è nella nostra società troppo esibito ed è come se non ci fossero limiti fra castità e osceno. L’ampia letteratura pornografica, l’abuso via internet ne può costituire un indizio: è il contatto con le donne reali, contatto carnale, sessuale e sensuale con donne in carne ed ossa, corpi e menti che è minaccioso, rischioso, da evitare. La diversità è prima inscritta sui corpi stessi poi fissata nell’eternità della biologia o di una cultura biologizzata” (Pitch.T., La società della prevenzione., 2008). Sino ad oggi, la donna ha ottenuto ben poco in chiave egemone, e pertanto che si cercherà, in questa breve elaborazione, di carpire i motivi per i quali viene festeggiato proprio l’8 Marzo, giornata mondiale del genere femminile, focalizzandosi sulle origini di tale specifica data, la funzione sociale della donna, teorie sociologiche riguardati le differenziazioni di genere e i movimenti politici contro la lotta alla violenza maschile, confrontando il tutto con la situazione femminile odierna, è cambiato il sistema in qualche piccola parte?

LE ORIGINI

Secondo il Diritto di famiglia, l’uomo è considerato il “Pater Familias” ovvero colui il quale debba avere una retribuzione maggiore per garantire il sostentamento economico ed assistenziale della famiglia, detenere il potere e prendere le decisioni più importanti in capo ai membri familiari; la donna deve provvedere all’assistenza educativa ed affettuosa dei figli, garantire loro protezione ed occuparsi di faccende meramente casalinghe tra cui il pulire, cucinare, in quanto una mansione lavorativa le priverebbe del tempo con la prole e questo implicherebbe l’assenza della figura materna, fondamentale nella crescita dei figli. Bisogna fare una sintetica distinzione tra le società primitive agricole per cui la forza virile maschile era fondamentale nella vita dei campi, nell’allevamento del bestiame, per la caccia e la pesca, per le donne era più semplice dedicarsi all’assistenza e cura della prole e al mantenimento di essa, per cui la conduzione familiare era sancita dalla società patriarcale, e le società industriali in cu8 marzo 2i la suddivisione delle mansioni si adeguava agli standard stabiliti da quell’epoca.

  Molte sono le leggende legate a questa famosa data, e spesso viene collegata a due eventi storici. Il primo evento è collocato all’anno 1911 ossia l’8 Marzo di quell’anno un gruppo di operaie di un industria tessile di New York stava scioperando da giorni a cause delle condizioni lavorative in cui riversavano; accadde che per limitare tale protesta i proprietari dell’azienda bloccarono le uscite della fabbrica per impedire alle operaie di uscire; accade un incendio il quale provocò la morte di 134 lavoratrici. Una seconda riconduzione è collegata alla rivoluzione di Febbraio in Russia durante il primo conflitto mondiale, portando molte operaie russe a protestare contro lo zar gerarchico per le cattive condizioni di lavoro.

LA DONNA DEL ‘900

Il cambiamento politico ed economico che aveva caratterizzato quegli anni (fine ottocento, inizi novecento) determinò delle rinconfigurazioni ben precise riguardo la figura femminile; il fenomeno della Belle èpoque faceva emergere le caratteristiche fisiche di una donna in continua evoluzione in quel periodo a cominciare dagli indumenti molto più succinti e quasi disinibiti, abbellimento del viso, quasi con atteggiamenti provocatori nei confronti di uomini, donne che cominciano ad uscire fuori dai soliti schemi del sistema, sempre più protagoniste di teatri, cinema ed inoltre protagoniste di una lenta ma progressiva rivoluzione che parte appunto dal vestiario sino ad arrivare al raggiungimento di diritti egualitari e fondamentali nella società (diritto al voto, Suffragio Universale fino ad allora solo pertamente maschile, diritto al divorzio o all’aborto, ma di questo se ne discuterà in seguito). Ebbene, ancora i primi anni del ‘900 erano solo una piccola scintilla che scatenò il senso di ribellione in molte, affaticate dal baluardo maschilista di quell’epoca. 8 marzo 3 

 Un fenomeno senza dubbio incisivo a tale moto di ribellione venne scatenato dal movimento delle “Suffragette”, movimento di emancipazione femminile nato per ottenere il diritto di voto per le donne e non solo, anche per il riconoscimento della propria dignità, identità e lotta contro la lesione dei diritti umani. Mi soffermerei appunto sul concetto di identità, poiché in un contesto sociale come quello dei primi del ‘900 l’identità della donna era connessa ad un lavoro solo ed esclusivamente familiare, non potendo accedere ad un sistema di alfabetizzazione o istruzione, già alla tenera età adolescenziale si era costretti a relegarsi in casa ad accudire i mariti che partivano per la guerra o la propria prole, poche erano coloro le quali lavoravano, per giunta in condizioni orribili. Misera paga, condizioni non igieniche e precarie, costrette a subire violenze o avances dai loro capi (fenomeno di un’attualità similare), dunque un’ identità violata, lesa, non alla pari degli uomini. Già durante la Rivoluzione Francese vi erano echi, ancora lontani, di donne, emerse durante le assemblee incaricate di eleggere i deputati agli stati generali le quali chiesero a gran voce i Cahier De Dolèances des femmes per il riconoscimento dei propri diritti, richiesta respinta. Nel Regno Unito John Stuart Mill propose l’idea del Suffragio femminile e con la riforma del 1832 e la legge comunale Corporations Act del 1835 alle donne venne concesso il diritto di voto, nonostante fosse limitato alle elezioni locali poiché per le elezioni nazionali non era possibile. Il movimento delle suffragette nacque proprio in quel contesto e la sua fondatrice, Millicent Fawcette, cercò di coinvolgere non solo donne in questo movimento ma anche uomini, lottando per il diritto al voto, negato più volte, e tale situazione si protrasse sino al 1903. Il progresso dell’industrializzazione aveva cambiato la vita delle donne e nel 1903 Emmeline Pankhurts fondò l’Unione sociale e politica delle donne (Women’s Social and Political Union- WSPU) attuando spesso azioni dimostrative come incatenandosi alle ringhiere, incendiando le cassette postali, compiendo piccoli atti vandalici per far attirare la propria attenzione. Le partecipanti a tale movimento di protesta diffondevano la propria ideologia attraverso comizi, scritte sui muri o cartelli con slogan “votes for womenprovocando il moto delle forze dell’ordine e il conseguente arresto di alcune delle militanti. Tale movimento tuttavia non si limitò solo al Regno unito, ma anche nella Nuova Zelanda che nel 1893 fu il primo paese ad introdurre il Suffragio Universale, in Germania nel 1919, in Francia nel tardo 1945 e in Svizzera nel 1971. L’Italia visse tale situazione in modo meno progressivo causato dall’unificazione del Paese del 1861. Solo nel 1919 le donne ottennero l’emancipazione giuridica grazie anche ivi al movimento guidato da Anna Kuliscioff, ma l’avvento del fascismo sino al 1 febbraio 1945 quando il diritto al voto si estese a tutti gli italiani che avessero compiuto i 21 anni, escluse da ciò le “prostitute” donne schedate che lavoravano al di fuori delle “case chiuse”. L’anno decisivo fu il 2 Giugno del 1946 quando le donne poterono finalmente votare per l’elezione dell’Assemblea costituente e per il Referendum per la scelta tra monarchia e repubblica.

ASPETTI CULTURALI E SOCIALI DEL DIRITTO AL DIVORZIO

Dopo un excursus cominciato durante i primi anni del’900 caratterizzato da una società despota che limitava il raggio di azione della donna, connotato da proteste spesso violente, tumulti e repressioni che culminavano anche in morte, si giunge, per quanto concerne il nostro Paese, al divorzio o scioglimento del vincolo matrimoniale. Una data storica quella del 1 dicembre 1970 che disciplina la legge sul divorzio, una data senza dubbio sudata poiché il diritto romano, sino ad allora, ammetteva le seconde nozze con una discriminazione a sfavore delle donne per cui il legislatore contrastava in relazione all’adulterio maschile e femminile pertanto alle donne era vietato il diritto a risposarsi, nonostante fossero o vittime di violenze familiari, abbandono o adulterio. Tale provvedimento ha dichiarato pari opportunità femminile e i diritti che prima erano loro negati, un passo fondamentale quanto decisivo nella sfera culturale e non.

DARE UNO SGUARDO AL PASSATO PER COMPRENDERE IL PRESENTE E GETTARE LE BASI PER IL FUTURO

8 marzo 4  Oggigiorno, la situazione della donna è migliorata grazie al riconoscimento di fondamentali diritti, tuttavia ancora le increspature sono consentite grazie ad una società altamente misogina e la strada per fermare le discriminazioni di genere è ben lontana; si tende a parlare di suddivisione di ruoli (termine propriamente utilizzato nelle scienze sociali) per designare le attività cui, stereotipamente parlando, sono assegnate dalla società agli uomini e alle donne: la donna si occupa dei figli e dell’abitazione e tutto ciò connesso ad essa; l’uomo si occupa della difesa, di procacciare il necessario e provvedere al sostentamento della propria famiglia, (già detto in precedenza). Con il termine gerarchia ci si riferisce ad una subordinazione della donna rispetto all’uomo. Tuttavia bisogna tenere conto delle differenze che sussistono fra i principi stabiliti dalle società come al fatto che nonostante all’uomo viene riconosciuta la funzione di capofamiglia spesso quel ruolo è ricoperto dalle donne che sono più esperte e vicine alla casa e ai figli e che sono quindi perfettamente in grado di sostituire alla mancanza del marito.

8 marzo 5La funzione sociale e culturale della donna del ventunesimo secolo è stata senza dubbio influenzata dal notevole mutamento economico ed industriale, per cui si può denotare un matriarcato in lenta espansione, da non sottovalutare o confondere in un’accezione virile del termine. La società attuale tende a mettere in risalto l’aspetto fisico della donna del ventunesimo secolo a dispetto delle doti intellettive o delle competenze di cui dispongono per cui una donna giovane e bella ha a disposizioni maggiori disponibilità per emergere in campo lavorativo rispetto ad una donna per cui la bellezza esteriore passa in secondo piano. Tutto ciò acuito dai cartelloni pubblicitari cui esaltano la bellezza femminile con abiti a dir poco sobri, spesso raffigurate con capi intimi, come per attirare e provocare pulsioni sessuali negli uomini facendo attirare la loro attenzione, la simbologia delle immagini in tal senso mira all’esaltazione del corpo femminile. In campo lavorativo spesso le donne subiscono recriminazioni in quanto si trovano a svolgere un lavoro non al pari livello con i loro studi, o ancora la maternità le costringe a farle rimanere in casa per cui dopo di ciò perderanno sicuramente il posto lavorativo, o ancora avances che subiscono in silenzio pur di non perdere quel determinato posto. Camminano in silenzio, di notte, magari con una gamba poco scoperta, vengono giudicate per questo, subiscono molestie, violenze efferate che spesso non denunciano, per amore dei figli. Colui o colei il quale subisce una lesione, di qualunque genere, diviene VITTIMA. Si è vittima di qualcuno o qualcosa che è facilmente identificabile  cui è possibile imputare la responsabilità della nostra vittimizzazione. L’omogeneità dei gruppi di vittime è data dall’aver subito lo stesso tipo di danno. Bauman parla di comunità di complici per indicare quelle aggregazioni di cittadini che si formano sulla base della paura di qualcosa o per evitare qualcos’altro. (Pitch T., La società della prevenzione, 2008). Parliamo ancora, nonostante i progressi, di stupri perché lei lo ha provocato, vestita così per forza di cause maggiori ha subito quella violenza, il tutto come se fosse scontato. Nei Paesi del mondo meno industrializzati, come nel continente africano, pratiche primitive vengono effettuate su piccole adolescenti durante la pubertà come la “mutilazione dei genitali” una pratica culturale retaggio di una società misogina, o ancora considerate impure essendo mestruate, date in sposa alla tenera età di 13-14 anni, muoiono spesso di parto a causa di queste pratiche. I danni psicologici a ciò ricondotti innescano in queste giovani donne spesso atti suicidi e danni morali con conseguente ansia o depressione. Anche nella società giapponese vengono considerati impuri e immorali i fluidi corporei come appunto le donne mestruate. Il fenomeno delle spose bambine è maggiormente diffuso in zone povere del pianeta, società primitive e culturalmente arretrate, nelle famiglie impoverite dare una figlia in sposa ad un uomo di veneranda età è considerato un atto di cui andarne fieri dal momento che la famiglia non può farsi più carico di loro e vengono accudite da uomini maturi e di età inoltrata, un fenomeno a dir poco scandaloso. Nella società occidentale i fattori che incidono notevolmente sulle violenze in famiglia sono:

  • Condizioni economiche sfavorevoli e precarie;
  • La madre guadagna maggiormente del marito, per cui egli, come figura egemone, non sopporta ciò, provocando rabbia repressa in lui;
  • Gelosie se frequenta ambienti al di fuori delle mura domestiche (semplici uscite con le amiche, fotografie o messaggi con colleghi di lavoro);
  • Gelosia nelle modalità del vestiario della donna;
  • Infine si giunge alla privazione e violenza fisica e non solo (spesso i danni psicologici fanno più male rispetto a quelli fisici).

 

TEORIE SOCIOLOGICHE SULLE DIFFERENZE DI GENERE

  • Innanzitutto con il termine “sesso” ci si riferisce agli attributi fisici-biologici che differenziano gli uomini dalle donne;
  • Il termine GENERE indica il contesto culturale che determina determinati ruoli alle donne e agli uomini.

Identità di genere: Il termine genere deriva dal termine inglese GENDER: la percezione sessuata di sè stessi come il sentirsi femmine o maschi, parte da una base organica ma si completa con elementi culturali. Il genere è un processo che trasforma le differenze biologiche in differenze sociali; è una sorta di rivestimento sociale della base sessuale. E’ un concetto sia culturale (varia tra le culture del mondo) e relazionale ( si riferisce al modo di interagire tra uomini e donne). Bourdieu (Il Dominio Maschile, 1999) legge le regole sociali come succubi di un ordine simbolico sedimentato nell’inconscio collettivo e costitutivo dalle differenze sessuali palesandosi a più livelli:

° Il corpo;

° Il linguaggio;

° Le strutture della società

I quali agiscono su tre traiettorie differenti come: Il dominio sul corpo, la divisione del lavoro sessuale, divisione tra pubblico/privato. L’essere femminile è un solo “essere percepito”, laddove la mascolinità primeggia come onore e gloria del corpo. Questa “violenza simbolica” che colpisce le donne è strutturata anche dal linguaggio radicato nel parlare comune. Il sessismo è comunemente considerato una forma di discriminazione tra gli essere umani basata sul genere sessuale. Il sessismo contro le donne è conosciuto come misoginia (odio verso le femmine). Tale termine venne coniato dalle femministe statunitensi verso la fine degli anni Settanta laddove intende sottolineare il carattere sociale e politico di questo sistema: dagli argomenti di tipo biologico sono stati storicamente usati per giustificare sistemi di discriminazione, subordinazione e devalorizzazione.

Per quanto concerne il termine stereotipo, Lippman (1922), parla di immagini nelle nostre testa, definendolo un insieme di convinzioni di diversa natura (dal comportamento alla personalità) associate ad un gruppo di persone che condividono determinati tratti, raffigurazioni di gruppi, largamente condivise, che nascono da relazioni di intergruppo e guidano conoscenze e comportamenti sociali delle persone. Lo stereotipo è connesso all’attività conoscitiva dell’essere umano, è la rielaborazione di elementi selezionati in descrizioni coerenti della “realtà”, ed è quindi impossibile non avere stereotipi.

Ruoli di genere: L’insieme di aspettative e ruoli su come gli uomini e le donne si debbano comportare, tali aspettative variano da una società all’altra e da un periodo storico all’altro (M. Mead, 1949).

CONCLUSIONI

Si è cercato di rielaborare i motivi per cui viene festeggiata la donna durante l’8 Marzo, le lotte e i moti di ribellione di donne che hanno segnato la storia con i loro gesti, delle vittorie ottenute, nonostante tutt’oggi la lotta contro la lesione di particolari diritti umani sia lontana, concludo con alcune brevi e significative citazioni della scrittrice Simone de Beauvoir;

“Dobbiamo ben proporci la domanda: che cosa è una donna? … se io voglio definirmi sono obbligata anzitutto a dichiarare sono una donna; questa verità costituisce il fondo sul quale si ancorerà ogni altra affermazione. Un uomo non comincia mai col classificarsi come un individuo di un certo sesso: che sia un uomo è sottinteso”.

“Nessuna frattura della società in sessi è possibile. Ecco ciò che essenzialmente definisce la donna: essa è l’Altro nel senso di una totalità, i cui due termini sono indispensabili l’uno all’altro”.

8 marzo 1 foto santostefano

Dott.ssa Francesca Santostefano– Sociologa specializzanda in SAOC (Scienze delle Amministrazioni e delle organizzazioni complesse)


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