Italia e povertà energetica: l’11,9% dei nuclei familiari non può permettersi il riscaldamento. Le regioni peggiori: Sardegna, Lazio e Calabria

di Emilia Urso Anfuso

Secondo i dati che sono emersi dall’ultimo rapporto realizzato dall’OIPE – l’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica – i costi che le famiglie devono mettere in bilancio per scaldare gli appartamenti negli ultimi anni sono lievitati al punto che l’11,9% dei nuclei familiari non possono permettersi di scaldare le loro case.

<<==dott.ssa Emilia Urso Anfuso

La situazione peggiora in presenza di bambini. Se poi si analizzano i dati sulle famiglie mono genitoriali, la maggior parte delle quali è composta da madre e uno o più figli, la percentuale di chi stenta a potersi permettere il riscaldamento in casa sale addirittura al 15%. L’impatto è maggiore per chi vive in affitto, e scende a una percentuale del 7,1% per chi è proprietario.

A peggiorare questa situazione nazionale conosciuta da molti anni, si è aggiunto l’aggravamento della crisi economica – che era già pesante ben prima dell’avvento della pandemia mondiale – e che le misure restrittive che coinvolgono le attività produttive nazionali hanno contribuito a peggiorare. È stato calcolato che lo scorso anno sono state 300.000 le attività costrette a chiudere i battenti, con la conseguenza di infoltire la schiera di disoccupati e poveri.

Tornando al tema centrale, nella civilissima Italia un numero troppo alto di persone non è in grado di potersi permettere inverni riscaldati tra le pareti domestiche, e a farne le spese sono i più piccoli. L’avvento del Sars Cov2 e dei conseguenti periodi di restrizione della circolazione dei cittadini, ha svelato una situazione dai contorni inquietanti.  Solo grazie alle misure che obbligano i nuclei familiari a restare in casa, anche per lavorare, è stato possibile fotografare più chiaramente il fenomeno. Essere costretti a restarsene a lungo tra le mura domestiche ha evidenziato le oggettive difficoltà abitative di molti italiani.

A livello europeo da molti anni si lavora al fine di migliorare la qualità della vita nelle abitazioni, in special modo quando si parla della condizione di vita dei minori. Nel 1989 l’ONU ratificò la Convenzione sui diritti dell’infanzia, e all’interno di questo importante documento è presente un’intera sezione dedicata al patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali dell’infanzia.  Tra gli impegni sottoscritti a livello internazionale, vi è quello di garantire di vivere in un ambiente dignitoso, riscaldato e con spazi adeguati.

L’Osservatorio italiano sulla povertà energetica, attraverso l’ultimo rapporto pubblicato, ha fatto emergere le criticità che aggrediscono milioni di famiglie che non sono in grado di sostenere i costi troppo alti delle tariffe energetiche, che rappresenta una spesa incomprimibile non potendo risparmiare su una necessità fondamentale. A questo va aggiunto un altro problema: per risolvere la situazione sarebbe urgente attuare un piano di riqualificazione delle abitazioni in cui vivono le persone meno abbienti, ma che a causa dello stato d’indigenza non possono procedere in tal senso, ed è quanto sostengono le indicazioni della SEN – la Strategia Energetica Nazionale – che suggerisce una serie di misure atte a sostenere l’abbattimento delle diversità energetiche residenziali, come per esempio quelle legate al reddito e anche alla zona climatica di residenza.

Per ciò che concerne la situazione a livello territoriale, secondo i dati Istat pubblicati nel 2018 le tre regioni che presentano le percentuali maggiori di appartamenti poco o per nulla riscaldati sono la Sardegna, la Calabria e il Lazio. Quelle con minori problemi di povertà energetica, invece, sono la Valle D’Aosta, la Lombardia e la Puglia. Le disuguaglianze non permettono al paese di essere moderno e civile. Lo siamo sulla carta, non ancora nella realtà.


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