IL DRAMMA DI PARIGI È IL FALLIMENTO DEL MULTICULTURALISMO BUONISTA

MAURIZIO BONANNO 9 GIUGNO 2015Questa mattina il mondo – ciascuno di noi – si è svegliato triste, ancor più preoccupato, carico di rabbia a stento repressa, fors’anche impaurito. Il dramma di Parigi rende attoniti, sconcertati, angosciati. Ma questo è il momento della riflessione piuttosto che della reazione rabbiosa, è il momento della preghiera: che ognuno preghi il proprio Dio (che sarà un Dio solo se non istiga all’odio) o invochi la propria legge morale fatta di tolleranza (quella per cui Voltaire scriveva e si rivolgeva all’uomo)… e con il cuore gonfio e con la ragione, pensiamo di essere tutti a Parigi. Ma non bisogna cadere nella trappola che i terroristi stanno preparando con cinismo e barbarie. Perché, se la risposta immediata a questi attacchi integralisti deve essere decisa e chiara nell’immediato per fermare questa condizione di pericolo venutasi a creare, è il progetto a lungo termine che deve essere realizzato secondo i valori, i principi e le azioni che il mondo occidentale ha fatto propri attraverso secoli di storia e di cultura.

L’Europa ha bisogno di svegliarsi per quanto riguarda ciò che sta succedendo nei suoi paesi. Bisogna, innanzitutto, andare alla radice del problema, per chiarire quale sia l’origine di questi attacchi terroristici: l’esistenza di un’ideologia, l’islamismo radicale.Bisogna essere molto chiari anche su cosa significhi questa espressione, e distinguerla dall’islam, che è una religione professata in maniera pacifica da oltre un miliardo di persone.L’islamismo radicale è un’ideologia politica portata avanti da una minoranza, ai cui estremi ci sono quelli che si servono del terrorismo per raggiungere il loro obiettivo definitivo: un regno islamico, governato secondo l’interpretazione della sharia.

La distinzione tra ideologia politica e religione è fondamentale. La gente le mette sullo stesso piano, pensando che quanto più uno è osservante, tanto più sarà estremista. Ma si può benissimo essere un musulmano devoto e non essere un estremista: l’estremismo degli islamisti e l’islam non sono la stessa cosa.L’ideologia estremista è il problema, l’Islam non lo è… nella maniera più assoluta.Un altro concetto ha necessità di essere chiarito: il multiculturalismo è fallito.

Qualche tempo fa, in un editoriale del Corriere della Sera, Ernesto Galli Della Loggia, ha attaccato il multiculturalismo inseguito testardamente dall’Occidente in nome di un’ideologia inutilmente buonista. Il ragionamento è stato molto semplice: non si può pensare di tenere insieme società, religioni e culture così diverse solo in nome dell’esistenza di una legge. Non è sufficiente che vi siano regole capaci di assicurare la pacifica convivenza. Perché in questo modo si dà per scontato due assunti che non sono affatto scontati: che le regole, (Della Loggia citava la parità dei sessi) “siano in qualche modo neutrali, universalmente accettate e accettabili, e non siano invece, come sono, il prodotto di valori storici propri di certe culture ma non di altre“. L’altro assunto è che le società siano tenute insieme principalmente dalle regole, dai codici e dalle Costituzione “piuttosto che da legami identitari profondi, dalla condivisione innanzitutto psicologica ed emotiva di valori storici di cui sopra“.

È verosimile considerare che con la dottrina del multiculturalismo si è finiti con l’incoraggiare le diverse culture a vivere in modo separato, sia l’una rispetto all’altra, sia rispetto a quella principale. Così, quando una persona di razza bianca esprime opinioni inaccettabili, come ad esempio teorie razziste, noi, giustamente, la critichiamo e la condanniamo. Ma quando opinioni altrettanto inaccettabili sono espresse da una persona di razza diversa, siamo estremamente cauti, per non dire timorosi, nel condannarla.Perciò, se vogliamo davvero sconfiggere la minaccia terroristica, è necessario voltare pagina ed abbandonare le politiche adottate finora: invece di incoraggiare le diverse comunità a vivere separate l’una dall’altra, gli Stati devono creare un senso di identità nazionale comune che sia aperto a tutti.

Bisogna abbandonare la tolleranza passiva degli ultimi anni ed assumere un atteggiamento più attivo e di energico liberalismo. Una società passivamente tollerante ai propri cittadini dice: finché obbedite alla legge vi lasciamo fare ciò che volete. Mantiene una posizione neutrale di fronte a tutti i diversi valori. Invece, una società realmente liberale deve fare molto di più: poiché crede in certi valori, si adopera attivamente per promuoverli: la libertà di parola, la libertà di culto, la democrazia, lo stato di diritto, la parità dei diritti indipendentemente dalla razza, dal sesso o dall’orientamento sessuale. Una società di questo tipo ai propri cittadini dice: questi sono i valori che ci definiscono come società; per appartenervi bisogna credere in essi. Ognuno di noi, nel proprio paese, deve mantenere un atteggiamento chiaro e deciso su questa difesa della nostra libertà. Ed ancora, bisogna che i singoli Stati si impegnino affinché tutti gli immigrati parlino la lingua della loro nuova patria e che siano istruiti secondo gli elementi di una cultura comune e nei termini di un medesimo percorso di studi.

È questo senso di identità, il sentimento di appartenenza al proprio paese, la chiave per ottenere una autentica integrazione e coesione, rafforzando l’orgoglio per la propria identità locale, appunto perché ognuno si possa sentire libero di dire: “Sì, sono un musulmano – oppure un indù o un cristiano – ma anche un italiano, un londinese o un berlinese… un europeo”.

Reagire al terrorismo con l’intolleranza è dare ragione ai terroristi!

 

 

Maurizio Bonanno – giornalista e sociologo ( Dirigente del Dipartimento Calabria dell’Associazione Nazionale Sociologi)

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