IL BULLISMO SCOLASTICO, I NUMERI DI QUESTO CRESCENTE FENOMENO
A settembre tanti bambini e ragazzi sono tornati sui banchi di scuola. I nostri figli avranno riabbracciato il fidato compagno di banco, raccontato all’insegnante delle avventure di un’estate oppure si saranno nascosti anche questa volta dagli sguardi del compagno bullo? Noi genitori, educatori, noi società, cosa sappiamo realmente del bullismo? Forse conosciamo solo i fatti di cronaca più noti, le notizie veicolate dai mass media. Ma quelle sono solo una minima parte dei tantissimi episodi di bullismo, che si presentano spesso in modo così sommerso e meno evidente, da non “meritare” il diritto di cronaca, ma che meritano tutta la nostra attenzione, perché sono atti di bullismo difficili da individuare e su cui diventa arduo intervenire.
Non ci sono dubbi sul fatto che il bullismo, non sia nato oggi e che sia stato un fenomeno sempre presente nei gruppi giovanili e anche infantili, ma è certamente nella società attuale che ha assunto una valenza emotivamente forte sia per le forme che ha sviluppato sia per le dimensioni che ha raggiunto. E’ uno dei fenomeni sociali più inquietanti e diffusi che coinvolgono i giovani ma anche e sempre più il modo dell’infanzia. Ciò che più allarma la società è l’amara constatazione che il fenomeno bullismo è tanto più presente nelle classi quanto più si scende nell’ordine scolastico, sicché presso i bambini di scuola elementare le manifestazioni di prepotenza appaiono in numero più elevato rispetto ai ragazzi degli altri ordini superiori di scuola, abbattendo il convincimento che queste potessero essere le tipiche forme comportamentali del periodo adolescenziale. Basti pensare ai dati ricavati dalla ricerca della Fonzi (prima indagine strutturata in Italia, svolta a Firenze nel 1992 e in Calabria, poi nelle università di Bologna, Torino, Napoli), appaiono subito davvero preoccupanti, specie se rapportati a quelli prodotti dalle indagini sugli altri paesi. Ebbene a fronte del 15% di alunni implicati in episodi di bullismo (nelle ricerche di Olweus in Norvegia) e del 27% (nelle ricerche di Smith e Thompson in Inghilterra), i dati italiani rilevano il 41,6% di bambini delle scuole elementari implicati in episodi di bullismo e il 26,4% dei ragazzi di scuola media.
Stando a questi risultati, è evidente come c’è una forte necessità di conoscere il fenomeno bullismo per prevenirlo. Per quanto concerne il bullismo scolastico, riporto i risultati di un lavoro di indagine che abbiamo svolto nel 2007 in alcune scuole di Reggio Calabria[i]. In linea generale gli esiti non si discostano marcatamente dai dati raccolti da altre ricerche nell’ambito dell’universo scolastico. Posso affermare che la presenza di episodi di bullismo è evidente e riscontrabile in tutte le scuole di Reggio Calabria che abbiamo analizzato: sul totale, infatti sono ben il 73% degli studenti a denunciarne l’esistenza (studenti che hanno assistito ad episodi di bullismo, il 18% è stato vittima e l’8% si è dichiarato bullo). E per quanto riguarda i docenti, ben il 79% dei docenti intervistati ritengono che in generale, le problematiche più ricorrenti all’interno della loro scuola siano aggressioni fisiche e verbali (spintonare, insultare, fare del male, prendere in giro in modo pesante – il cosiddetto bullismo diretto). Ma dove avvengono questi comportamenti? in quale momento? Sia gli insegnanti che gli alunni rispondono che avvengono in classe durante il cambio dell’ora (44%), nei corridoi, nei bagni, nel cortile (38%), all’entrata o uscita da scuola (25%), nel tragitto scuola-casa. Certamente sono luoghi in cui è quasi del tutto assente la presenza del docente, ma è vero pure che è assente la presenza di coloro che dovrebbero vigilare per garantire un clima il più possibile pacifico.
Quando gli episodi di bullismo si verificano in presenza degli insegnanti, gli alunni dichiarano che gli insegnanti intervengono per difendere la vittima (55%), ma è vero che una parte non si accorge di nulla (34%) e che alcuni ridono dell’accaduto, sottovalutando la cosa (11%). Gli insegnanti dal canto loro alla domanda “Cosa sente quando gli alunni litigano” dichiarano esplicitamente il senso di impotenza, di disagio, di inadeguatezza professionale (56%) e anche di rabbia (37%). Emerge chiaramente un bisogno di aiuto da parte dei docenti, un’esigenza di collaborare con i colleghi, con il capo d’istituto, con altre agenzie educative, con un esperto in materia (65%) proprio per fronteggiare e prevenire i casi di bullismo.
Un ultimo dato che vorrei brevemente condividere è la percezione che hanno del bullo e della vittima sia gli insegnanti che gli alunni. Innanzitutto, per gli insegnanti, i bulli non sempre provengono da famiglie cosiddette “a rischio” (solo nel 24%). Anche i dati della nostra ricerca infatti sfatano alcuni luoghi comuni che tendono a porre il bullismo in relazione a particolari fattori socio-ambientali e a svantaggi socio-economici. Sempre per gli insegnanti i bulli sono fondamentalmente rispettati, ammirati, stimati da tutti o da alcuni (35 %), sono anche per molti temuti (27 %), sono tollerati (20%), sono isolati, disapprovati, emarginati, solo (18%). Ancora gli insegnanti ci dicono che gli alunni che assistono alle prepotenze, in genere, non intervengono direttamente con il ragazzo aggressivo per paura, ma sono solidali con la vittima (36%), oppure intervengono in piccoli gruppi per difendere la vittima (26%), ma che tuttavia si evidenzia anche una certa omertà, per cui i ragazzi non denunciano per paura nemmeno gli episodi più gravi di bullismo. (36% ) E invece gli alunni che percezione hanno del bullo? Qual è il loro atteggiamento? Dicono di essere indifferenti verso il bullo (46%), oppure sono contenti quando si trova in difficoltà o reagiscono alle prepotenze (35%), anche se alcuni alunni sembrano avere atteggiamenti di ammirazione verso il bullo o lo evitano perché hanno paura (15%). Poi davanti a scene di prepotenza del bullo nei confronti di altri compagni, i ragazzi dichiarano di aiutare il più debole (48%), ma c’è chi si diverte e fa il tifo per il bullo (22%) o chi fa finta di nulla (30%).
Diverso è l’atteggiamento degli studenti nei confronti delle vittime di bullismo. La maggioranza (71%) cerca di aiutare la vittima nei momenti di calma, ma c’è anche chi fa finta di niente (16%) o peggio ancora chi prende in giro la vittima, perché “Merita di essere trattato cosi”, “Non fa parte del mio gruppo” “non mi interessa”. (13%). Per gli insegnanti la vittima del bullismo è in genere un alunno più piccolo di età o più debole fisicamente (50%), queste caratteristiche si individuano in letteratura come descrittori tipici di chi subisce prepotenze. O ancora la vittima può essere un ragazzo con difficoltà scolastiche (16%), o un ragazzo con handicap o difetti fisici (12%) ; e infine per gli insegnanti la vittima è un ragazzo che provoca, suscitando comportamenti aggressivi (22%). Potrebbe sembrare un’affermazione errata ma invece esiste proprio in letteratura la cosiddetta “vittima provocatrice”, che si caratterizza per la combinazione di due modelli reattivi, quello ansioso-insicuro proprio della vittima passiva e quello aggressivo proprio del bullo.
Non è possibile comprendere la dinamica del fenomeno se non si considera la relazione nel suo insieme che vede come protagonisti: i bulli, le vittime e infine gli spettatori sia che si tratti di sostenitori del bullo, o di difensori della vittima o della “maggioranza silenziosa” (che davanti alle prepotenze non fa nulla e cerca di rimanere al di fuori della situazione). Proprio quest’ultima costituisce una grande risorsa per chi combatte contro il bullismo, per chi vuol fare prevenzione, perché circa l’85% degli episodi di bullismo avviene in presenza del gruppo e la “maggioranza silenziosa, invece può contribuire a ridurre la portata del fenomeno se opportunamente educata ed opporsi così alla logica dell’omertà che legittima comportamenti prepotenti.
Non esiste “la” soluzione che possa andar bene per tutte le situazioni o il metodo “migliore” in assoluto. E’ importante, prima di tutto, la decisione di intervenire per ridurre le prepotenze, perché in questo modo si può migliorare la vita scolastica dei ragazzi. Bisogna intervenire in maniera continuativa e con il coinvolgimento di tutti i soggetti che, a vario titolo, nella scuola operano e vivono (insegnati, alunni, dirigenti, personale scolastico, genitori) così da ottenere risultati positivi. In primis è necessario, aumentare il benessere degli alunni e rendere la scuola un luogo sicuro, piacevole e stimolante, in cui imparare a stare con gli altri e a crescere nel rispetto di sé e della comunità in cui si vive.
Annamaria Bruzzese – Sociologa ANS
[i] “Fenomeno bullismo: conoscerlo per prevenirlo” pubblicato nel 2007 dall’Amministrazione comunale di Reggio Calabria nell’ambito del Servizio Civile Nazionale. Parte II- La Ricerca territoriale. Capitolo 1-La Nostra storia, pp.47-49; Capitolo 3-La Ricerca, pp.60-75. (http://www.reggiocal.it/online/Home/ComunicatiUfficioStampa/articolo14875.html)