I SOCIOLOGI? ULTIMA CATEGORIA DI INVISIBILI

Nei prossimi giorni, l’Associazione Sociologi Italiani, attraverso il sistema di Web Meeting, si renderà disponibile ad ascoltare gruppi di laureati in sociologia per varare la strategia di lotta per un diverso riconoscimento legale della professione del sociologo. Gli interessati possono prenotarsi inoltrando la propria e-mail a: sociologi.italiani@gmail.com

Gli invisibili del settore agricolo, le badanti ed altre categorie di lavoratori stagionali, da oggi, dispongono di nuove tutele per affrancarsi dall’antica condizione di schiavitù in cui vengono sottoposti da datori di lavoro senza scrupoli, dal caporalato e dalla malavita organizzata.

 Il provvedimento governativo, finalizzato a far ripartire il Paese dopo il disastro socio-economico del Covid-19, sulla carta, apre nuovi orizzonti di libertà per quei cittadini, italiani e/o immigrati, che svolgono lavori in settori carenti di manodopera. La nuova norma rappresenta un nuovo avamposto di libertà, teso ad impedire forme di sfruttamento dell’uomo sull’uomo e ridare così dignità a tanti lavoratori del settore agricolo e dei servizi alle persone.

Le lacrime della ministra Teresa Bellanova hanno profondamente toccato i sentimenti di solidarietà e di giustizia sociale di milioni di italiani. Le norme, al pari di altre varate in precedenza, non possono rimanere sulla carta, ma vanno applicate: costi quel che costi. La vigilanza spetta agli apparati statali ai quali è eticamente vietato “mettersi in sonno”.

E se a queste categorie di “invisibili” vengono rafforzate le possibilità di emersione, lo stesso non può dirsi per i prestatori d’opera, soprattutto intellettuale, ostaggi di un sistema baronale che, di fatto, impedisce il diritto al lavoro e, dunque, crea discriminazioni nell’ambito di una stessa professione.

 Le lacrime dell’on. Bellanova hanno provocato in noi sentimenti contrastanti: soddisfazione e delusione. Quest’ultima, integrata con un pizzico di rabbia, continua a caratterizzare il grande bacino dei laureati in sociologia. Sono loro una delle ultime categorie di “invisibili” che si batte per ottenere gli stessi diritti che lo Stato riconosce ad altre professioni, ad altri laureati e, in prospettiva, anche a quanti sono in possesso del semplice diploma di scuola media superiore.

Nessuno si accorge del loro dramma, delle mortificazioni, delle discriminazioni che sono costretti a sopportare giornalmente. In Parlamento non hanno eletti in grado di tutelarli: neanche quanti, come loro, hanno fatto lo stesso percorso di studi. Onorevoli che non rispondono alle mail di aiuto, ma che poi trovano il tempo di interessarsi di problemi di altre categorie professionali. Insensibili ed egoisti: gente che ben si presta ad esplorare spazi vergini, illudere i cittadini per poi abbandonarli nelle discariche sociali. Siamo in grado di pubblicare i loro nomi e cognomi, l’appartenenza a gruppi politici, le università dove hanno conseguito la laurea in sociologia e quali interessi accademici tutelano, nella speranza di potersi inserire non appena il popolo toglierà loro il privilegio di sedere sugli scranni di una delle due Camere. Le vendette non ci interessano, ma… da sempre ci ergiamo a strenui difensori del diritto di cronaca e di critica.

Da quando il presidente del Consiglio, Prof. Giuseppe Conte, in conferenza stampa, ha legittimato il lavoro del sociologo, ci sembra di trovarci di fronte ad una competizione per la conquista di posizioni privilegiate, di occasioni per fare business, di operazioni tese al   consolidamento di un sistema che include pochi ed esclude centinaia di migliaia di cittadini con la laurea in sociologia e, purtroppo, senza santi in Paradiso.

Negli ultimi due mesi si assiste al dilagante malcontento di migliaia di sociologi ( (inoccupati, disoccupati, precari da una vita) che chiedono un’interlocuzione con la politica, con il Governo, con il Parlamento. Niente: nessuna risposta, nessun segnale di disponibilità. Eppure si tratta di cittadini, non di fantasmi.

Adesso siamo noi a dire basta a quanti fanno finta di non sentire. Vuol dire che cambieremo strategia. Dai post, dai like, dai cinguettii passeremo a nuove e più incisive forme di lotta: in modo civile e democratico, ma con grande determinazione e tenacia. È vero, per lo Stato e per la politica siamo degli “invisibili” ma lo status di cittadini nessuno può negarcelo. Il mondo, prima o poi, avrà la meglio sull’attuale nemico. E con il ritorno alla normalità tra il resto dell’Italia e Roma scompariranno tutte le barriere e la nostra protesta assumerà un carattere fisico. Intanto ci chiediamo: c’è qualcuno disposto a chiarire perché una società di certificazione ha pubblicato un testo diverso della norma UNI 11695? Attendiamo risposte.

Antonio Latella -giornalista e sociologo


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