I SOCIOLOGI CALABRESI DELL’ANS RIPARTONO DA LAMEZIA TERME
“Nuove prospettive per i sociologi calabresi”, al titolo di questo nostro incontro, cari colleghi, consentitemi di aggiungere l’occhiello: “Il Dipartimento ANS Calabria riparte da Lamezia Terme”. Questo non significa che dal congresso di Pizzo dell’agosto 2013 siamo rimasti fermi. Tutt’altro, perché l’impegno del direttivo in carica ha consentito alla nostra associazione di uscire da una fase di grande confusione che l’aveva costretta segnare il passo.
Ripartiamo da Lamezia dopo il riconoscimento ottenuto dall’ANS da parte del Ministero della Giustizia che, con un decreto, assieme ad altri sodalizi, l’ha inserita, applicando una direttiva comunitaria recepita dal nostro Paese, nell’elenco delle Associazioni non regolamentate, cioè sprovviste di ordine.
Si è concluso così un iter che i vertici dell’Associazione Nazionale Sociologi, con il presidente Pietro Zocconali e con il segretario Antonio Polifroni, hanno seguito con passione e con certosina pazienza. Un percorso lungo, complesso e travagliato che ha dovuto fare i conti con lobby, diffidenze, interessi corporativi e con una burocrazia sempre meno disposta a perdere vecchi e nuovi privilegi che rappresentano un ostac
Come abbiamo scritto in un comunicato subito dopo la pubblicazione del decreto ministeriale, il n.49 del 7 agosto 2014, è stata sanata una situazione paradossale che aveva negato la speranza a tanti giovani laureati in sociologia e creaato precarietà, confusione di ruoli e abusivismo.
Si riparte da Lamezia per rilanciare l’Associazione in Calabria attraverso il coinvolgimento di tutti gli iscritti, sociologi professionisti e cultori della materia. E’ finito il tempo delle contrapposizioni, delle cariche ad honorem, dei campanilismi, dei personalismi e di quella sorta di “guerra di tutti contro tutti” che ha impedito la crescita professionale e culturale dell’ANS.
Tutti i nostri iscritti, oggi come in passato, hanno pari dignità e pari opportunità sia in seno all’ associazione, come nella vita professionale. Come organizzazione, ripartiamo da questa “conditio sine qua non”. Oggi, siamo qui, a Lamezia, anche per presentare il libro di un caro amico e collega, Alessandro Di Virgilio, vecchio socio dell’ANS Calabria. Orgogliosi di poter adempiere a questo preciso dovere – sia come amico personale del caposervizio della sede AGI di Catanzaro sia nella qualità di presidente del Dipartimento – perché il libro “Le quattro giornate di Catanzaro”, è un documento storico che ci aiuta, nonostante molto sia stato detto o scritto, a leggere con rinnovata obiettività le aspirazioni di due Città, Catanzaro e Reggio, a diventare capoluogo di regione. Un lavoro, quello di De Virgilio, che mette in risalto la scrupolosità del giornalista d’altri tempi, il quale non si è lasciato coinvolgere dai campanilismi, che pure hanno fortemente caratterizzato gli avvenimenti di un periodo difficile per la Calabria. Il libro, a nostro modestissimo parere, è una ricostruzione serena e obiettiva.
Cari colleghi,
viviamo in una società dell’incertezza, grande nemica della stabilità in cui si preferisce l’apparenza alla sostanza – si dimentica cioè l’importanza dell’essere e si lotta per avere sempre di più –, mentre lo scorrere del tempo si frammenta in tanti piccoli episodi che – come sottolinea Bauman – ci fanno credere che l’espressione massima della nostra libertà sia riconducibile allo zapping.
Come non essere preoccupati, come cittadini innanzitutto, dal disordine mondiale, dagli effetti della deregulation universale, dalla delocalizzazione, dai fondamentalismi, dagli effetti disumani del capitalismo finanziario, dalle macerie del vecchio ordine politico che hanno seppellito importanti valori che regolavano la convivenza umana.
Di fronte al mondo liquido, caratterizzato dall’incertezza, dalla precarietà e dall’isolamento, per noi calabresi, le paure assumono l’aspetto di una montagna invalicabile per via della litigiosità ( con punte che interessano anche la nostra associazione. Ma su questo detteremo un telegramma prima della fine del nostro intervento), della contrapposizione politica, anche all’interno degli stessi schieramenti, della rissosità della classe dirigente che mira più all’utilitarismo che al bene comune.
In una regione sottosviluppata come la nostra, le discariche sociali sono ormai sature di scarti e l’uomo, il cittadino – anche nello stesso segmento di società in cui vive ed opera – diventa uno straniero che incute paura e da cui guardarsi. Ecco perché, come dicono eminenti studiosi di scienze sociali, si sente il bisogno di scrollarsi di dosso l’individualismo di cui siamo diventati ostaggio, per recuperare il senso della comunità perduta.
Questo quadro di precarietà diventa lo spazio in cui dovrà muoversi il sociologo: punto di riferimento per leggere i fatti sociali senza pregiudizio, evitando di ergersi a giudice e, soprattutto, ascoltando. Ma bisogna sapere ascoltare. Il sociologo è come il pompiere che, attraverso lo studio delle dinamiche che caratterizzano il territorio, contribuisce a spegnere il grande incendio della contrapposizione socio- politica, elimina la pericolosità dei focolai e attraverso l’analisi di contesto offre un contributo alla politica e alla classe dirigente deputate a fare scelte per lo sviluppo sociale ed economico del territorio. Interpretando i fatti in modo obiettivo diventa possibile il recupero della nostra identità.
Torniamo al Dipartimento ANS Calabria, alla luce del riconoscimento ministeriale, per affermare, con convinzione, che la nostra associazione non può essere ritenuta una sorta di ufficio di collocamento.
Guai a pensarlo.
Nessuno dei sociologi che abbiamo conosciuto e che frequento nell’ultimo anno si sente parte di una categoria che ha “ come principale attività il procacciare danaro”.
Certi giudizi trancianti non appartengono all’ANS nata dal congresso di Pizzo. In questo speriamo di non cavalcare una senile utopia.
Certe ingenerose frecciate di neologismi, come “imprenditoria sociologica”, partite dall’arco di chi appare poco incline al confronto, riportano alla mente la bellissima utilizzata da Giovanni XXIII, Papa della nostra giovinezza, oggi santo,: “Lasciate cantare le passere” che usiamo come messaggio per “il colto e l’inclita”.
Il nostro impegno dovrà proseguire nel solco già tracciato, cioè mirato alla crescita della nostra associazione e all’arricchimento professionale e culturale dei suoi iscritti.
Nessuno è perfetto e la pagliuzza nell’occhio altri diventa una trave solo se la dialettica, tanto necessaria quando democratica, poggia il suo essere sul preconcetto, sulle gelosie, su qualche invidia di genere.
Il dibattito democratico interno è un fatto fisiologico. Solo in questo caso si apre uno scenario diverso in cui c’è spazio per aspirazioni, gratificazioni, di natura umana e professionale.
Intanto l’impegno apre le porte ai crediti formativi, cinquanta annui, la cui acquisizione è stata già codificata dalla segreteria nazionale, da riportare in una dichiarazione annuale da allegare al rinnovo della tessera; dichiarazione soggetta al controllo di merito sia da parte del Ministero della Giustizia che dalla stessa ANS Nazionale.
E qui nessuno s’ illuda, perché non ci saranno favoritismi o benevolenze di sorta.
I sociologi – come si evince dal libro di Zygmunt Bauman dal titolo “La Scienza della libertà. A cosa serve la sociologia? – non devono limitarsi a condurre studi oggettivi e quantificabili come i fisici e i geologi, ma devono guardare invece al vissuto più intimo delle persone e, entrando in conversazione con loro, aiutarle a comprendere come le loro vicende umane vissute singolarmente si riflettano in contesti sociali più ampi e ne siano irrimediabilmente influenzati”.
Questo incontro pubblico diventa anche l’occasione per un breve passaggio dedicato alla politica che, come associazione, ci vede equidistanti da qualsiasi appartenenza.
Gli spazi della politica diventano sempre più incerti, caratterizzati da modelli di partiti senza società e leader senza partiti. Manca il rapporto diretto che è diventato una sorta di monopolio dei mass media, soprattutto del piccolo schermo. Con gli operatori dell’informazione, della carta stampata, del settore radiotelevisivo e del web, sempre più orientati a mettere in atto quel giornalismo di trascrizione che produce effetti narcotizzanti in seno all’opinione pubblica: c’è poi poi la cosiddetta società civile che a volte è affetta da strabismo; ed ancora: le associazioni antimafia la cui azione appare sempre più finalizzata al rilascio della patente di buono o cattivo ; la Chiesa che dovrebbe incominciare a guardarsi al suo interno; e, infine, i rappresentanti della magistratura – nei cui confronti riponiamo incondizionata fiducia e referente rispetto – che a volte, soprattutto partecipando a manifestazione pubbliche, si lasciano andare in giudizi e in analisi sociologiche che esaltano più la referenzialità personale che il ruolo assegnato loro dalla Costituzione repubblicana
Per tornare alla politica notiamo che è stato tranciato quel legame di fiducia tra leader, partiti e società; un rapporto che la crisi economica ha logorato al massimo. Assistiamo alla fine dei cosiddetti partiti personali assieme ai soggetti che li hanno generati.
La Calabria è un classico esempio, come testimonia la vicenda che ha caratterizzato l’attuale legislatura regionale con l’ascesa a la caduta di uomini politici dal grande consenso iniziale, azzerato in poco più di mille giorni.
I sociologi calabresi, quelli che operano nelle università e quanti fanno parte di associazioni come l’ANS, tutte queste cose le conoscono bene, ma alle analisi, a volte, preferiscono il silenzio. Che forse è più comodo rispetto al rischio di un dibattito sui cambiamenti che la Calabria, dove non è tutto ‘ndrangheta, ha il dovere di avviare per preparare la via al cambiamento. Siamo convinti che noi calabresi, prima di tanti altri cittadini italiani, abbiamo il dovere di ammazzare davvero il Gattopardo. Vorremmo, questa è la nostro proposta, che la Calabria diventasse un laboratorio nazionale per dibattere le problematiche che investono il Paese ed eventualmente ricercare importanti correttivi in grado di limitare gli effetti disastrosi prodotti delle dinamiche del nostro tempo. Un laboratorio da localizzare qui a Lamezia, baricentro della Regione, capace non per proseguire con le storiche lamentazioni, ma per programmare e costruire.
E ai colleghi sociologi dell’ANS, soprattutto ai giovani, ci permettiamo di rivolgere l’invito a non rimanere estranei alla crociata per il cambiamento evitando di rimanere a vita dei semplici laureati in sociologia.
Al governo regionale che uscirà dalla competizione del prossimo novembre, ma anche alle amministrazioni in carica, il Dipartimento Calabria dell’Associazione Nazionale Sociologi offre la propria disponibilità a collaborazione a 365 gradi, convinti come siamo che solo attraverso un nuovo patto sociale il futuro dei nostri giovani sarà meno incerto di quello di oggi.