I GRUPPI DI AUTO-MUTUO AIUTO: COSA SONO ED IN QUALI CONTESTI OPERANO?

di Francesca Santostefano

Da breve periodo l’ASI (Associazione Sociologi Italiani) ha istituito la rubrica “Il filo di Arianna” promossa e trattata dallo sportello di Counseling Sociolistico costituito da professionisti competenti nel settore sociologico e psicologico. La rubrica, sin dai suoi primissimi arbori ha riscontrato considerevole acclamazione fra il pubblico telematico del social network Facebook, in virtù in particolare della molteplicità di tematiche trattate afferenti al contesto bio/psico-sociale.

<<=== dott.ssa Francesca Santostefano

Ebbene, durante i vari appuntamenti, è stata approfondita una tematica concernente un ambito a mio malgrado difficilmente conosciuto,  in particolare ignaro ad enti o associazioni le quali operano nel settore no profit, ossia i gruppi di auto mutuo aiuto. Innanzitutto la collocazione da un punto di vista storico dei gruppi di auto mutuo aiuto è avvenuta durante la metà del ventesimo secolo, peraltro la nascita di tale fenomeno coincide con la fase di consolidamento del “Welfare State” (complesso di politiche pubbliche messe in atto da uno Stato che interviene, in un’economia di mercato, per garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini, modificando in modo deliberato e regolamentato la distribuzione dei redditi generata dalle forze del mercato stesso.

Il welfare comprende pertanto il complesso di politiche pubbliche dirette a migliorare le condizioni di vita dei cittadini. L’espressione «Stato del benessere», entrata nell’uso in Gran Bretagna negli anni della Seconda guerra mondiale, è tradotta di solito in italiano come Stato assistenziale (che ha però sfumatura negativa) o Stato sociale. Secondo A. Briggs, gli obiettivi perseguiti dal welfare sono fondamentalmente tre: assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadini; dare sicurezza agli individui e alle famiglie in presenza di eventi naturali ed economici sfavorevoli di vario genere; consentire a tutti i cittadini di usufruire di alcuni servizi fondamentali, quali l’istruzione e la sanità. Definizione di carattere più generale è quella formulata da I. Gough, il quale indica il welfare come «l’uso del potere dello Stato volto a favorire l’adattamento della forza lavoro ai continui cambiamenti del mercato e a mantenere la popolazione non lavorativa in una società capitalistica. Fonte www.treccani.it/enciclopedia/welfare-state) e la cui genesi risale alla fine dell’800 caratterizzata dall’estensione della copertura assicurativa contro i rischi sociali.

Altresì l’origine dell’auto mutuo aiuto si colloca in un contesto politico e sociale che sperimenta l’intervento attivo degli stati nazionali in ambito sociale e il loro impegno nell’erogazione di tutele e servizi. Vengono individuate tre macro fasi del fenomeno dell’auto mutuo aiuto: la prima fase va dagli anni ‘30 agli anni ‘60 rivolgendosi propriamente in un contesto americano in cui avviene una sorta di prima esperienza di auto mutuo aiuto formalmente riconosciuta ossia quella degli alcolisti anonimi del 1935; la seconda fase si apre sul finire degli anni ‘60 e si conclude nel decennio degli ’80, ove  tale fenomeno si espande anche da un punto di vista territoriale in quanto avviene una sorta di declino e crisi delle politiche sociali che dimostrano di non essere adeguate ai bisogni della popolazione. La terza ed ultima fase storia che si apre nell’ultimo decennio del ventesimo secolo, i gruppi di auto mutuo aiuto divengono veri e propri attori del terzo settore e della società civile ove si costruiscono network e reti di coordinamento legato senza alcun dubbio ad una sorta di “ricalibratura” del welfare state. Inquadrato il fenomeno da un punto di vista storico la domanda cui ci si pone è la seguente: “Ma cosa sono i gruppi di auto muto aiuto ed in cosa consistono soprattutto”? I Gruppi di Auto Mutuo Aiuto (o self-help) sono piccoli gruppi volontaricostituiti da persone che condividono lo stesso disagio e/o problematica e che decidono di offrirsi supporto reciproco (“mutuo aiuto”) e di farlo contando sulle proprie risorse piuttosto che su quello di professionisti esperti (“auto-aiuto”).

  • Sono di solito formati da pari che condividono condizioni o esperienze comuni e si strutturano intorno ad una situazione problematica condivisa da tutti.
  • Il loro obiettivo è il sostegno emotivo con lo scopo di migliorare le capacità sia psicologiche che comportamentali dei partecipanti. I gruppi di self-help non solo offrono supporto a coloro che ne necessitano ma restituiscono alla persona una competenza, un senso di sé, un ruolo e al contempo costruiscono nuovi legami tra le persone.
  • I gruppi di self-help si autogestiscono seguendo un sistema condiviso di obiettivi, regole, valori.
  • Il loro scopo è quello di fornire aiuto e supporto ai suoi membri nel trattare i loro problemi e nel migliorare le loro capacità psicologiche e comportamentali.
  • La fonte d’aiuto primaria è costituita dalle capacità, conoscenze e interessamento dei suoi stessi membri.
  • Sono composti da persone che condividono un nucleo comune di esperienze e di problemi o una simile situazione di disagio.

Non è presente un controllo esterno: la struttura e le attività del gruppo sono sotto il controllo degli stessi membri. C’è assenza di ruoli tecnici e rigidi. Occasionalmente può essere richiesta la consulenza o la supervisione di esperti. La forza dei Gruppi di Auto Mutuo Aiuto risiede nei processi che si attivano al loro interno.

  • Identificazionecon i pari e con i gruppi primari di riferimento.
  • L’interazione all’interno del gruppo permette di acquisire nuovi strumenti conoscitivi che abilitano a leggere e interpretare i problemi in modo nuovo, mentre incrementano la creatività e l’autonoma soluzione dei problemi da parte dei membri.
  • L’appartenenza al gruppo in quanto affermazione di un’identità aumenta l’accettazione del soggetto, riabilitando contemporaneamente la sua collocazione sociale.
  • Principio dell’helper: chi aiuta riceve egli stesso un aiuto principio sussidiario.
  • Condivisione dell’esperienza, che attiva un duplice processo di destrutturazione e di ricostruzione.
    • La destrutturazioneavviene in tre fasi:
      • Riconoscimentodel problema attraverso la definizione del problema reale.
      • Condivisionedi informazioni e di strategie di soluzione del problema e delle difficoltà ad esso connesse.
      • Destigmatizzazione, cioè il tentativo di eliminare l’etichettamento sociale percepito dai membri.
    • La ristrutturazione riguarda tutti i processi e le attività finalizzate al raggiungimento di una nuova definizione di sé e di nuovi stili di vita soddisfacenti.

Tipologie di Gruppi di Auto Mutuo Aiuto

Esistono diversi tipidi Gruppi di Auto Mutuo Aiuto.

  • Gruppi per il controllo del comportamento: sono composti da persone che vogliono eliminare o controllare alcuni loro comportamenti problematici (ad esempio gli Alcolisti Anonimi).
  • Gruppi di portatori di handicap o malattie croniche.
  • Gruppi di parentidi persone con problemi gravi,
  • Gruppi di persone che attraversano un periodo di crisi: per cambiamenti improvvisi negativi (es. un lutto) o positivi (es. nascita di un figlio) o per un cambiamento previsto ma che incide sulla propria identità (es. pensionamento).

Inoltre sono condotti da enti privati riconosciuti, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e gruppi di self help, cooperative sociali, fondazioni sociali ed associazioni di promozione sociale. I gruppi possono essere costituiti da persone le quali soffrono di dipendenze (alcoliche, tossicodipendenti, tabagismo, dipendenze dal gioco), o da coloro i quali vivono un particolare disagio sociale (lutti, esclusione sociale, casi di violenza) ed infine anche per quanto riguarda i degenti vi è un particolare riguardo, per chi soffre di disturbi di ansia e depressione. Al gruppo chi vi può partecipare? Le persone accomunate dalla stessa condizione ma anche esistono gruppi solo per i bambini e gli adolescenti figli dei membri del gruppo o gruppi per soli familiari. L’interazione comunicativa è fondamentale all’interno di questi gruppi ove avviene una sorta di Focus Group molto acceso, ognuno parla della propria esperienza, del proprio vissuto, cerca di mettersi a nudo in modo da liberarsi del mostro interiore il quale lo attanaglia, le catene a cui è legato. Il gruppo si dispone a cerchio e vi è un conduttore (un professionista quale psicologo, psicoterapeuta, sociologo, counselor)l’inizio di questi incontri è eterogeneo fra di essi, le modalità variano a secondo in primis delle esigenze dei partecipanti e alle modalità di organizzazione sancite dal professionista in questione. Ovviamente il professionista deve essere un esperto del mondo dell’aiuto relazionale “sociolostico” della persona, ad esempio laconsulenza sociolistica  fornita dai sociologi è: ASCOLTO, COMPRENSIONE, AIUTO. Il Counselor  cerca di aiutare il soggetto a rimettere al centro le proprie potenzialità per far fronte alle difficoltà quotidiane. Il Counselor è “OLISTICO” poiché appunto considera il soggetto nella sua totalità secondo il nuovo approccio salutogenico, e “SOCIO” perché si concentra in particolare sull’aspetto relazionale con un metodo afferente alla sociologia e alla psicologia sociale.

Dott.ssa Francesca Santostefano – Sociologa, specializzanda in SAOC (Scienze delle amministrazioni e delle organizzazioni complesse, Counselor Sociolostico ASI.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Barbuto F., Gruppi di auto mutuo aiuto, cosa sono

Giarelli G., Nigris D., Spina E. La sfida dell’auto mutuo aiuto. Associazionismo di cittadinanza e sistema socio sanitario, Carocci Editore, Roma. 

 


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