I GIORNI DELLA MEMORIA
“Ricordare le donne nella Shoah significa mantenere viva l’ attenzione e rendere omaggio al sacrificio silenzioso di una parte numerosa delle vittime dell’ olocausto. Le donne rappresentarono oltre il 50 per cento delle vittime deportate e furono oggetto di un accanimento spietato da parte dei nazisti, in quanto nel progetto della distruzione di massa di una razza era importante colpire direttamente chi generava. Il genocidio si perpetuò quindi agendo innanzitutto sulla caratteristica femminile per eccellenza la maternità, operando ogni sorta di sopruso e di tortura sia sul corpo che sulla psiche delle donne che furono sottoposte ad esperimenti di genetica e non solo crudeli ed efferrati.La violazione non avvenne solo attraverso la disumanizzazione della persona per la fame, il lavoro, la cattive condizioni igieniche e la morte ma la condizione femminile divenne oggetto di violenze e di molestie in primis il denudamento in pubblico.Le maternità violate, una gravidanza evidente era sinonimo di morte certa, gli aborti obbligati, la forza di genere che diviene vulnerabilità, la celebrazione della vita che diviene morte, come si sopravvive? Trovando la forza dentro di sé e mantenendo viva, per quanto poteva essere possibile proprio la propria femminilità, resiste alla perdita dell’ identità e alla disumanizzazione del campo di concentramento non cedendo all’ abiezione di essere ridotte a cavie di laboratorio.
Molte sono le donne che hanno cambiato il mondo, lo hanno cambiato nel silenzio di una vita apparentemente anonima, animata invece da un forte senso critico e da un decisionismo eroico in una guerra combattuta quotidianamente esorcizzando il presente dando un senso al futuro e costruendolo utilizzando la memoria del passato .Esercizio utile è usare la memoria non solo per correttezza storica, la Shoah è un evento inconfutabile, ma soprattutto per dovere civile, etico e morale, cosa rimane del sacrificio di tante donne tramandato attraverso i racconti delle loro esperienze, di tante vite spezzate, di tanti mondi violati?Il raccontarsi agli altri esprime il bisogno di condividere la propria esperienza e di coinvolgere chi ascolta donando una parte di sé ma cosa rimane di questo dono se non una memoria ferita da un errore reiterato, da un insegnamento non colto e valorizzato?Quanti affronti alla vita vengono ancora perpetuati nell’ indifferenza collettiva e nel nome di una vita migliore, offendendo e profanando chi non ha permesso che la propria forza fosse degradata a vulnerabilità.”
Sono queste le parole dell’intervento dettagliato e mirato di Luciana Costa, presidente Irsem, che ha introdotto e moderato l’evento “Mnemosine.la memoria è il dono di sé delle donne nella Shoah”, presso il Museo Ferramonti. Un evento che ha visto la partecipazione di istituzioni e società civile, fulcro della memoria storica e del genocidio degli ebrei.La figura della donna nella Shoah è stata oggetti di analisi e di laboratori sensoriali:spesso la donna doveva nascondere di essere incinta, per evitare di essere sterminata insieme al nascituro.La nudità esposta era il simbolo dell’annullamento della persona, un’atrocità unica in un andirivieni di immagini macabre:adattare ai corpi femminili gli indumenti con aghi fatti da schegge di legno, mentre gli uomini li mettevano e basta.Immagini forti e strazianti hanno caratterizzato la vita delle donne nella Shoah, un delirio di tormenti e raccapriccianti momenti.Le donne ebree spesso, ma anche non ebree venivano colpite nella loro femminilità, con il taglio dei capelli, quasi a negarsi e a negare. Il negazionismo è stato l’effetto del nazismo, dello sterminio di massa, perpetrato a dismisura: non si può vivere se viene negata l’umanità.L’associazione Irsem ha fatto un buon lavoro di analisi, investendo il suo tempo sulla ricerca di senso, basata sulla scoperta dell’io, attraverso il ricordo della storia, la memoria che torna e che non va mia via.
Matteo Spagnuolo