GLI ARISTOCANI E I RANDAGI PROLETARI
Lungo il salotto buono di una nota località turistica montana della Calabria, nell’ora dello struscio mattutino, una giovane mamma, con una mano spinge la carrozzina con il bambino di poco più di un anno e con l’altra tiene al guinzaglio il “figlioletto” dal pelo di cashmere. Scene come questa, ormai, fanno parte della nostra quotidianità. Nel mondo postmoderno- ostaggio della globalizzazione, vittima dell’individualismo e degli egoismi, impoverito dal liberismo sfrenato e dallo strapotere del capitalismo finanziario, delle borse e delle banche – i rapporti umani stanno diventando sempre più liquidi al punto che la solidarietà e la tolleranza sono sostituiti da individualismo e rissosità. L’uomo è in cerca di nuovi modelli, di nuovi punti di riferimento, che sembra trovare in altri esseri viventi a cui riservare affetto e attenzioni, forse nel tentativo di esercitare nuove forme di dominio. Ma siamo certi che il cane (e in generale tutti gli altri animali) ricambi l’amore del padrone? Costringerlo ad adeguarsi alle abitudini di chi lo porta in giro come un trofeo limita i comportamenti naturali del migliore amico dell’uomo e lo trasforma in essere eterodiretto. Se questa non è violenza! Sulla strada principale di questo rinomato luogo di vacanze, in qualsiasi ora di una qualsiasi giornata, si può contare una grossa percentuale canina: un cane ogni dieci/quindici persone. Gli animali di compagnia aumentano, i bambini diminuiscono. Meglio l’apparire in società con un cane – bello o brutto, di razza o meno – rispetto ai sacrifici per crescere un figlio.
Anche il Sud, secondo recenti classifiche, è agli ultimi posti nella natalità nazionale. Le carrozzine con un pupo dentro, infatti, stanno diventando una rarità, al punto che nessuno, o quasi, fa più caso al passaggio di un bambino. Al contrario per i cani che molte donne tengono stretti al petto dentro un marsupio. In una sera di mezza estate tra centinaia di fedeli in processione dietro la statua della Madonna Assunta, tanti cagnolini al guinzaglio. E finanche un’elegante signora di mezza età che, tra un canto sacro e un’orazione collettiva, meccanicamente accarezzava i riccioli del cagnolino che aveva in braccio.
L’uomo e l’animale, altro capitolo della metamorfosi del mondo, intesa come modalità di cambiamento della natura dell’esistenza umana. Come tra gli uomini, anche nel mondo canino esistono situazioni di benessere e povertà. Forse il termine vi sembrerà un po’ forzato, ma non si può fare a meno di sottolineare le grandi diseguaglianze presenti anche nel mondo animale che, nel caso in esame, si divide in “aristocani” e “cani poveri”. I primi godono dei privilegi della società consumistica controllata dalle multinazionali che producono beni destinati al mondo animale: dal cibo al vestiario, dalla culletta al bagno schiuma, dai giochi ai medicinali, dai prodotti di bellezza a quelli veterinari. Provare per credere. Basta entrare in un negozio per animali per rendersi conto non solo della varietà ma anche dei prezzi degli articoli che rendono felice un qualsiasi bau: lettini, fasciatoi, passeggini, bagnetti, vestiti per ogni stagione e per tutte le occasioni, sediolini da macchina, collari e guinzagli in pelle. E tanti altri oggetti di cui un arsitocene non può fare a meno.
“Oh cara, ti avrei chiamata per invitarti alla festa di compleanno di Chicca, ma ora che ci siamo incontrati ti lascio l’invito. Ti aspetto in villa sabato alle 17, porta Dingo, vedrai si divertirà. Non siamo molti, solo una ventina di famiglie con cani di razza. Sono impegnata nei preparativi: mi sta seguendo il veterinario, soprattutto nella scelta del cibo”. Ovviamente, tutto selezionato e, battutaccia, forse non mancheranno i palloncini colorati, i giochi di società e i fuochi d’artificio.Cosa non si fa per rendere felice il nostro amichetto a quattro zampe. Lo sapevate che esistono anche le spa per cani? Agli aristocani è consentito tutto: alzare la gambetta per innaffiare la soglia di un negozio di souvenir; fare i bisognini all’angolo della strada sotto gli occhi compiaciuti del padrone che poi lascia gli escrementi alla mercé delle scarpe dei malcapitati passanti; irritarsi incrociando un collega che considera di blasone inferiore perché appartenente ad una famiglia nel cui stemma araldico troviamo appena tre palle. Scene a cui i padroni apparentemente si disinteressano. La realtà è diversa, come si può intuire dalla mimica facciale e dalla postura: pancia in dentro, petto in fuori e testa alta nell’intento di chiedere strada. “Fateci largo che passiamo noi” sembra dire l’incedere di un’appariscente dama che tiene al guinzaglio il suo gran bell’Alano. Amore, amore vero o status symbol? Ai margini della strada, trasformata in isola pedonale che contribuisce a restituire il senso di comunità e favorisce il nascere di nuove relazioni sociali, un anziano stende la mano e, in stretto dialetto locale, chiede l’elemosina per “un panino a Ferragosto”. La gente lo ignora per concentrarsi sul “litigio” tra un cagnolino e un altro suo simile dieci volte più grosso. Non capiamo più il mondo e la domanda sorge spontanea: “Dove è finita la solidarietà?
Tutto questo mentre all’interno di una delle tante salumerie e vendita di prodotti tipici locali, una signora con il suo cagnolino nel marsupio, dopo un paio di minuti di fila, chiede al commesso del negozio “due etti di prosciutto cotto, di quello buono” per il cucciolo che stringe al petto. “Mi dia una fetta bella grossa – dice con voce impostata – per fare dei quadratini al mio Vasco”. E domanda: “Posso lasciarla qualche giorno in frigorifero?”.Da quando gli alberghi, in ossequio alle vigenti disposizioni di legge, accettano animali da compagnia può capitare che nel cuore della notte l’ospite a quattro zampe dalla camera accanto violi il silenzio abbaiando in continuazione.Qualcuno è preda agli incubi, altri si girano su un altro fianco e riprendono a dormire, altri ancora protestano. Una volta si diceva “vita da cani”. Mah!Gli aristocani, e soprattutto i loro boriosi padroni, non tollerano la presenza di cani vagabondi (sinonimo di randagi) che vengono snobbati, guardati con disprezzo, evitati e a volte allontanati con le cattive. Se questo è amore!
Una serata di gran caldo, la luna piena che da dietro il bosco si affaccia sul retro di un ristorante, in uno dei tanti tavolini cenano un uomo in compagnia del suo cane e tre ragazze. A quell’ora e per tutta la notte, la popolazione canina aumenta per effetto del randagismo. Un cane mendicante, che in quel tratto di strada staziona anche durante la giornata, si avvina al più nobile collega, sia per annusarlo sia per racimolare resti di cibo. Il cane borghese al quale solitamente viene impedito di avere contatti con qualsiasi suo simile si lascia coccolare dal meno blasonato amico. Anche la “carne” animale è debole. A qual punto, da sotto il tavolo, compaiono le gambe del padrone che prende a calci il randagio: una, due, tre volte fino a scacciarlo via con l’aria di chi evita la plebe.
Rassegnato, con la coda tra le gambe, il cane povero prosegue il suo cammino alla ricerca di qualche resto di cibo. Le vetrine dei negozi diventano buie e gli ultimi avventori abbandonano i locali, gli aristocani e i loro padroni raggiungono le ville o le camere d’albergo, mentre decine e decine di randagi si radunano nel solito punto d’incontro e per tutta la notte si spostano da un capo all’altro della cittadina montana alla ricerca di cibo che sperano di trovare fuori da ristoranti, negozi di prodotti tipici, cassonetti dei rifiuti. Vagano per tutta la notte fino a quando il sole si affaccia da dietro degli alberi secolari per illuminare le case con ancora le persiane chiuse. Il branco rompe le righe. L’ultimo disperato tentativo per limitare i morsi della fame viene fatto andando incontro a quanti ogni mattina fanno jogging. Un appuntamento che vale un paio di biscotti. Poi il bosco diventa la loro casa e solo qualche temerario rimane sul corso principale a guardare gli aristocani che, assecondando il volere dei loro padroni, come tante mannequin sfilano annoiati tra la gente.
I fatti, realmente accaduti, confermano che anche il regno animale è fatto di classi che l’uomo, dopo secoli di lotta per eliminare quelle che lo tenevano schiavo, ha inventato per avere il dominio su altri esseri viventi. Ovviamente, appartenenti al mondo animale.
Antonio Latella, presidente nazionale ASSOCIAZIONE SOCIOLOGI ITALIANI