GIORNO DELLA MEMORIA, RIFLETTIAMO SUI NAZIONALISMI: VERI INCUBATORI D’ODIO
“Meditate che questo è stato”: si legge in una poesia Primo Levi, il quale auspica che ciò che è stato non si ripeta e perché l’impossibilità della rassegnazione agli orrori del nazifascismo rimanga custodita nel tempo di chi sopravvive.Una testimonianza, quella che lo scrittore piemontese di origini ebraiche, sopravvissuto alla deportazione ad Auschwitz (morto suicida nella sua casa di Torino l’11 aprile del 1987), ci ha tramandato nelle sue opere, prima fra tutte “Se questo è un uomo”. Il tempo lenisce, ma non guarisce le ferite. Lo sostiene Liliana Segre, finita in carcere con il padre e poi internata in un lager, la quale in una recentissima intervista ha ammonito: “Il tempo travolge i fatti, il tempo passa e le cose si dimenticano. Quando saranno morti tutti gli ultimi testimoni, sia le vittime e che i carnefici della Shoah, diventerà una riga nei libri di scuola e poi neanche quello”. Un richiamo alla responsabilità che riguarda innanzitutto la scuola, tempio della memoria storica, sempre più chiusa nell’autoreferenzialità. “Da 30 anni racconto con fatica quanto accaduto ed ho incontrato una ignoranza a volte assoluta dei fatti successi in Italia”, dice ancora Liliana Segre.
Lo sterminio di milioni di ebrei da parte dei nazisti, a cui contribuì il fascismo con le leggi razziali, rappresenta la più grande mancanza di rispetto nei confronti della dignità umana. La Shoah, infatti, è stato un efferato crimine contro l’umanità scatenato dai nazionalismi che oggi, dopo 75 anni di pace, si stagliano minacciosi all’orizzonte sia dell’Europa sia degli Stati Uniti d’America. E non solo in queste aree geografiche del pianeta. Ecco perché, il giorno della Memoria non può ridursi ad un mero atto celebrativo, ma dobbiamo adoperarci affinché diventi, davvero, l’occasione per rafforzare gli anticorpi della nostra coscienza civile e sociale.I nazionalismi sono incubatori di odio, sentimento che non ha confini. Sarebbe stato l’odio contro la società e le sue strutture di espiazione della pena, il motivo dell’uccisione del sindaco di Danzica, Pawel Adamowcz, sostenitore dell’Unione Europea, accoltellato da un ex detenuto “vittima” -secondo l’omicida – di “detenzione e torture ingiuste”.
Torniamo al giorno della Memoria.Le celle speciali, il muro della morte, la camera a gas, il forno crematoio, le foto dei prigionieri – uomini donne, bambini – sono delle testimonianze storiche che Auschwitz, uno dei centri degli orrori della dittatura nazista, mette a disposizione di milioni di visitatori di questo luogo di sofferenza e di morte.E noi cittadini della post modernità, in nome della libertà e dalla pace, abbiamo il dovere di trasmetterla alle nuove generazioni e riflettere assieme sui rigurgiti di razzismo che quotidianamentetaglia trasversalmente la società-mondo, Italia compresa: dalla scuola allo sport, dalla politica all’amministrazione; e caratterizza in negativo soprattutto il comportamento di quanti rifiutano tout court accoglienza e solidarietà nei confronti di chi lascia la terra natia a causa di guerre, carestie – o perché ammaliato dal modello occidentale- e giunge in Europa attraverso la porta Italia alla ricerca di una nuova dimensione umana o per trovare migliori condizioni di vita e di lavoro.Su un binario parallelo al nazionalismo viaggia il populismo: fenomeno che prendendo a pretesto il senso di sfiducia del cittadino verso lo stato e il vecchio establishment politico e partitico, ne approfitta per guadagnarsi il consenso dell’elettore e presentarsi così come élite di governo in grado di risolvere tutti i mali delle persone e delle comunità. I nostri padri hanno conquistato la democrazia con la morte, la deportazione, la persecuzione, con il coraggio di ribellarsi all’ideologia nazifascista. Nessun negazionismo o revisionismo potrà mai cancellare gli orrori di una delle pagine più disumane della storia del mondo. L’uomo contemporaneo, purtroppo, pare abbia dimenticato quell’orrore del Secolo breve ed oggi ipotizza nuovi e riduttivi modelli di democrazia diretta: il referendum propositivo, l’uso della rete. Strumenti di dittatura delle minoranze nei confronti della maggioranza di cittadini elettori: come se il 25% di quorum referendario o se una decisione che interessi la vita di milioni di cittadini possa essere lasciata a qualche migliaio di cybernauti e alle piattaforme del web che sfuggono a qualsiasi controllo.
Libertà e democrazia sono dei beni preziosi che una volta persi difficilmente torneranno a far parte del nostro bagaglio di diritti inviolabili. E mentre, giustamente, condanniamo l’efferatezza dei crimini di cui i sistemi totalitari, presenti in molti stati del mondo, si rendono protagonisti restiamo indifferenti davanti al dramma dei profughi africani vittime degli egoismi dell’UE. Europa nata sulle ceneri di un Continente che aveva conosciuto e sofferto crimini di guerra e persecuzioni, oggi impedisce gli sbarchi di migliaia di disperati negando loro le più elementari forme di solidarietà e di accoglienza. Tutto questo mentre il Mediterraneo continua a trasformarsi in cimitero per migliaia di esseri umani.Drammi che spesso nessuno riporta. Come quello del quindicenne del Mali, uno degli ottocento africani annegati nel naufragio di una caretta del mare (aprile 2015) mentre tentava di raggiungere le coste dell’Europa. Quel ragazzo – come racconta oggi Cristina Cattaneo, medico legale incaricato di eseguire l’autopsia, aveva la pagella scolastica cucita in una tasca dei vestiti.
Anche questi sono crimini contro l’umanità.
Come del ragazzo con “la pagella cucita addosso” anche da noi, giovani lasciano l’Italia per altri paesi in cerca di un lavoro e di una migliore condizione di vita La nostra civiltà e la nostra cultura cristiana rappresentano l’antidoto contro l’avvelenamento da rassegnazione. Anzi, abbiamo il dovere di riballarleci alla costruzione di barriere, di muri in grado di dividerci dell’altro: da chi consideriamo diverso per il colore della pelle, per l’appartenenza ad altre culture. Siamo tutti spaventati dai cosiddetti demoni della paura e nel nome della sicurezza non ci accorgiamo che la civiltà del pianeta è in piena crisi. Crisi di modelli in cui il calcolo, il profitto, la standardizzazione sono diventati egemoni. Oltre al modello occidentale, anche la civiltà tradizionale è in crisi: entrambi le si legano all’ampio scenario della crisi dell’umanità “che non riesce a diventare umanità”.Se nel giorno della Memoria la condanna per gli orrori di cui fu vittima la razza ebraica deve rimanere forte, anche il dramma dell’immigrazione non può passare in secondo piano: entrambi i fenomeni, ancorché figli di epoche diverse, sono la negazione della dignità umana.
Nausica Sbarra
* Responsabile Coordinamento Donne CISL