GENITORI ANNULLATI NELLA FAMIGLIA TECNOLOGICA
Gioiosa Ionica, sabato 18 luglio 2015 cortile dell’antico palazzo Amaduri: conversazione sul tema “Genitori annullati” e contestuale presentazione del libro autobiografico “Una madre annullata” di Matilde Ciccia. Ad intrattenere il pubblico anche l’autrice del libro; Maria Grazia Muri dell’associazione Astarte” di Catanzaro e componente il direttivo dell’Ordine regionale degli Assistenti sociali; Nicodemo Vitetta ( presidente della Pro Loco) e i rappresentanti dell’Amministrazione comunale che hanno portato il saluto istituzionale.
“Genitori annullati”, il tema dell’odierno appuntamento voluto dalla Proloco di Gioiosa Ionica guidata da Nicodemo Vitetta non è nuovo alle cronache, né ai dibattiti o ai convegni, così come non è certo nuova la vicenda che la dottoressa Matilde Ciccia racconta nel suo libro autobiografico “Una madre annullata”. Temi, questi, che ci riportano alla famiglia in generale: a quello spazio primario della vita sociale inteso come terreno di formazione dell’essere umano, ma che , nel corso della storia, si è spesso trasformato in uno spazio in cui si scontrano egoismi, insofferenze, differenze socio-culturali. Gli episodi di violenza, fisica e psicologica, che quotidianamente si registrano nella famiglia, dovuti ai rapporti tra coniugi o compagni di vita – consentitemi la forzatura interpretativa – ipotizzano quasi un ritorno allo stato di natura, a quel concetto sull’uomo che Tomas Hobbes formulò nel XVII secolo condensandolo nell’espressione “Homo Homini Lupus”.
Nel corso della storia abbiamo assistito a vari modelli di famiglia, il cui nesso fondante è, comunque, sempre quello “della sua tensione naturale all’espansione e all’accoglimento di nuove speranze e opportunità di vita mutuando concettualmente dell’eccezione biologica dal suo essere cellula primaria, vitale ed importante del vivere civile o, come dicono i giuristi, del consorzio umano”. Nell’autobiografia oggetto della manifestazione di questa sera sono raccontati episodi che ci riportano ad una già ricca casistica di incomprensioni, di scontri, di diversità di vedute sull’educazione dei figli che vedono protagonisti i coniugi. Litigiosità rende difficile governare l’attuale modello di famiglia post nucleare, quella caratterizzata dai cosiddetti nativi digitali. Qui la crescita e l’educazione dei figli camminano di pari passo con l’evoluzione delle tecnologie della comunicazione che hanno portato all’attuale rivoluzione dei new media. Dunque, un modello di società liquida, tipico di quella postmodernità teorizzata dal sociologo Zygmunt Bauman che, anche a causa della grande velocità dei ritmi di vita, trancia le nostre radici socio- culturali, disgregando l’attuale società che continua a lasciare il passo all’individualismo. I conflitti familiari ci sono sempre stati – dalla famiglia patriarcale a quella nucleare per finire a quella tecnologica, cioè all’attuale – e non è sempre facile gestirli o risolverli, per quanto affetto, tolleranza o disponibilità al dialogo vi siano tra la coppia.
Alcuni di questi conflitti sono radicati profondamente nella nostra esistenza individuale. L’atmosfera familiare dipende soprattutto da come sono affrontati questi tipi di conflitti. Alcune tipologie rientrano nella fattispecie di quella lotta tesa alla conquista del potere di uno dei due coniugi: per questo le parti lottano per avere ragione a tutti i per mantenere intatto il prestigio sociale. In altri casi la flessibilità di uno dei coniugi agevolerebbe una sorta di compromesso. Ma senza la collaborazione dell’altra parte, che non intende mettere da parte neanche un pizzico d’orgoglio, tutto diventa inutile e lo scontro si radicalizza al punto da provocare gravissimi danni relazionali soprattutto nei bambini. Il rapporto conflittuale tra genitori , a volte, provoca nei figli la cosiddetta Sindrome da Alienazione Genitoriale, la cosiddetta PAS teorizzata dallo psichiatra statunitense Richard Gardiner, secondo il quale si attiverebbe un disturbo psicopatologico sui figli minori che vivono in un ambiente familiare in cui i genitori sono alla prese con situazioni di separazione o divorzio. Siamo di fronte ad una strategia che uno dei coniugi adotta per prevalere sull’altro genitore.
Gli autori di questo scontro cercano – e lo fanno con ogni mezzo a loro disposizione- di accaparrarsi la simpatia dei figli al punto di avere degli alleati privilegiati nel caso in cui il conflitto esce dalle mura domestiche per spostarsi nelle aule dei tribunali, negli studi degli assistenti sociali, degli psicologi, dei pedagogisti e quant’altro rientra nella strategia degli avvocati. In questa guerra non ci sono armi convenzionali: tutto diventa “lecito” pur di sconfiggere l’altro coniuge. Il consumismo è il migliore alleato dei belligeranti, soprattutto di chi ha grossi mezzi finanziari che li utilizza per far distrarre il minore ( viaggi, regali, divertimenti) il quale vive disorientato, quasi narcotizzato, spettatore disinteressato un scontro di cui si sente estraneo. In quanto cosa da grandi
Una di queste armi è senz’altro il telefonino cellulare – con le moderne applicazioni: dall’uso della messaggistica ad internet – bagaglio che ogni nativo digitale. Questo strumento è diventato il cordone ombelicale, una sorta di guinzaglio elettronico, come lo definisce una ricerca dell’Osservatorio “ I Pinco Pallino” codificata in una pubblicazione dell’editore Donzelli, firmata da Daniela Brancati, Annamaria Ajello e Pier Cesare Rivoltella. Questo tipo di comunicazione tra genitori e figli, da un lato, contribuisce a tenere a bada le ansie dei grandi per i pericoli che insidiano i giovani, e dall’altro non solo non favorisce l’autonomia e la sicurezza ma diventa un ostacolo allo sviluppo psicologico del minore; soprattutto quando esso viene usato come strumento di pressione psicologica. Un ostacolo pressoché insuperabile, soprattutto se vengono a mancare le naturali figure di riferimento: i genitori che scandiscono il loro tempo litigando o alle prese con altri impegni, ad esempio il lavoro, o altri interessi, costringendo i loro figli ad avere come interlocutori il telefonino e le sue applicazioni, internet, la chat, la play station, la tv. E la virtualità è la peggiore nemica della prima socializzazione, quella familiare. Il bambino, invece, deve crescere relazionandosi, in modo naturale, sia con la madre, sia con il padre. Perché quello che i piccoli sperimentano, attraverso la relazione con i genitori, entra a far parte del loro Io: della loro personalità di adulto di domani.
In una famiglia alle prese con un conflitto perenne, i bambini prima degli adulti, percepiscono quello stato di tensione che poi provoca liti di vario genere e non solo verbali. C’è un modo per affrontare questo clima conflittuale? Non esiste una formula universale. Anzi, sì: il buon senso. Ognuna delle parti in causa dovrebbe, infatti, assumersi le proprie responsabilità. Facile a dirlo, ovviamente. Questo perché è molto frequente la circostanza che i genitori provengano da famiglie profondamente diverse, da situazioni socio – economiche eterogenee, da culture ed esperienze di vita diametralmente opposte, dal fallimento di precedenti esperienze matrimoniali o di convivenza. Perché – come sostiene Jesper Juul, ne “La famiglia è competente” – “nessuno possiede automaticamente l’arte di vivere proprio con la persona con cui ha scelto di creare una famiglia”. La chiama arte, perché “entrano in gioco elementi che svolgono un ruolo anche nella genesi delle opere d’arte vere e proprie: intuito, lealtà, piacere e soprattutto esercizio. Allora, possono esservi momenti in cui ci si sente totalmente appagati dal successo raggiunto”. Occorre, però, uno sforzo bipartisan, altrimenti lo scontro si radicalizza con conseguenze che fanno pendere il piatto della bilancia dalla parte del più forte, del più furbo.
Con la nascita di un figlio la coppia diventa famiglia e la presenza della prole stempera il conflitto, a volte lo elimina. Altre volte l’evento della maternità/paternità, ancorché supportato dalla mediazione, non produce l’effettuo di ammortizzatore perché elementi estranei – come l’ex coniuge o compagno, i figli nati dal precedente matrimonio o della pregressa convivenza, i nonni – diventano elemento di disturbo per l’armonia della nuova coppia e per l’educazione dei figli. A volte – sempre secondo la mia analisi generale – uno dei due coniugi, reduce da precedente esperienza familiare, soprattutto a causa di tratti di personalità derivanti da variabili negative della condizione esistenziale, affettiva e più genericamente relazionale, diventa protagonista di un comportamento ambivalente: di vittima e di carnefice. Un ruolo che trova rifugio, forse conforto, nell’egoismo umano, nell’apparire che annulla l’essere padre, l’essere marito, l’essere moglie, l’essere l’ex. Da un lato, dunque, si preferisce l’apparenza alla sostanza ( in molti casi per riparare ad errori passati), dall’altro ci si comporta in modo possessivo.
Ecco perché, in una famiglia di fatto allargata, occorre equilibrio, responsabilità, rispetto: sia del passato e che presente. Equilibrio e responsabilità anche nell’educazione dei figli, senza interferenze per non vedersi limitato il diritto di essere genitore. Ritengo, pertanto, essenziale riflettere sui comportamenti che si voglio promuovere nell’educazione dei figli, di primo e/o secondo letto, ancora minorenni, ed è con i comportamenti imparziali che li aiutiamo a diventare persone consapevoli del proprio valore, aiutandoli a capire i fenomeni che caratterizzano l’attuale società consumistica. I genitori non devono diventare ostaggio dei figli, oppure considerarli una loro proprietà, mentre sono un meraviglioso regalo della vita. Non è certo debolezza dire di no quando è il momento di farlo, senza soggiacere ai cosiddetti piccoli tiranni, siano essi bambini che adolescenti. La responsabilità dei loro comportamenti dipende esclusivamente dagli adulti. Ci sono segnali che non bisogna accettare passivamente, ma decodificarli per attuare adeguati correttivi in grado neutralizzare possibili conflittualità. E le cause che le determinano.
“Nella causa di separazione – si legge nell’autobiografia dell’ex campionessa di pattinaggio su ghiaccio – primi nemici dei bambini sono i genitori stessi. Come ben sappiamo, usano queste creature come oggetto di scambio per ottenere alimenti, alloggi e quant’altro, coinvolgendoli in battaglie legali che i figli non possono comprendere , poiché loro amano, di solito, in egual misura, sia il padre che la madre. Il problema – sottolinea facendo così una grossa denuncia – sono i giudici, gli avvocati, i periti psichiatrici, gli assistenti sociali che permettono a questi genitori di perseverare nelle guerre all’ultimo sangue”.Una guerra in cui non c’è un vincitore, perché la sconfitta riguarda tutti: i papà, le mamme, i figli e finanche l’istituzione famiglia che continua a subire le trasformazioni economiche, tecnologiche e culturali di una società caratterizzata dalla solitudine del cittadino globale.
Antonio Latella – giornalista e sociologo – ( Presidente del Dipartimento Calabria dell’Associazione Nazionale Sociologi)
Bibliografia:
- Enzo Montemurno – Dalla famiglia patriarcale, alla nucleare e tecnologica;
- Daniela Brancati, Anna Maira Ajello e Pier Cesare Rivoltella – Guinzaglio elettronico;
- Giovanni Bollea – Genitori grandi Maestri di Felicità;
- Jesper Juuli – La famiglia e competente;
- Cooperativa sociale “Maggio 82” – I sociologi e la famiglia.