ETICA E POLITICA NELL’ERA DELLA VIDEOCRAZIA

LatellAntonio La degenerazione della politica ha raggiunto picchi talmente alti da minare l’affidabilità del nostro sistema democratico. Un pericolo invisibile che non possiamo non avvertire nei comportamenti di certi leader nazionali e locali.Nell’era della “videocrazia”, che contribuisce a devastare le barriere mentali, morali e culturali dei singoli e dei gruppi, assistiamo, a volte compiaciuti, alla demonizzazionedell’avversario politico che la classe dominante, per legittimare scelte e comportamenti, indica, sempre e comunque, come la genesi di tutti i mali di cui soffre una regione o la nazione.

Le maggioranze di governo, spesso,   non accettano le critiche o i rilievi mossi   loro dalla minoranza politica o, addirittura,   dall’opposizione interna agli schieramenti   partitici e dalla stessa     coalizione di cui sono espressione.   Un siffatto comportamento mira a sottomettere   gli altri , che sono ritenuti subalterni perché l’elettorato o il congresso   ne hanno sancito la sconfitta.   Da ciò nasce la bramosia del potere   con   la conseguente   necessità   di “eliminare”   chiunque sia di ostacolo al soddisfacimento dei propri   interessi.

Quasi un ritorno a quello stato di natura che Hobbes descrisse oltre quattrocento anni fa nel suo “Bellum omnium contra omnes” (guerra di tutti contro tutti).     Siamo alla dittatura delle élite di governo che impediscono la formazione di un nuovo ordine sociale e la stessa rigenerazione della politica.   Il “diritto” di chi amministra prevale su ognuno di noi. E quando qualcuno osa disturbare il manovratore, scatta il piano di preservazione della specie.

La politica è anche responsabilità: guai a scaricare sul “nemico” colpe connesse al nostro comportamento pubblico. Riconoscere gli errori commessi nell’esercizio di governo   fa onore ad una classe dirigente fatta di uomini che, per natura, possono anche sbagliare.   Spesso ci domandiamo   se esista ancora un’etica della politica o quel sentimento estetico   che poi si trasforma in cultura etica che assiste la politica e l’amministrazione   nel difficile compito di gestire la cosa pubblica.   L’uomo ,è giusto ribadirlo, non è perfetto: può sbagliare, soprattutto quando è chiamato ad assumere decisioni strettamente connesse   al mandato ricevuto dal corpo elettorale.

Politici, classe dirigente, società civile , singoli cittadini   farebbero   bene ricordare l’epitaffio scritto sulla   tomba di Immanuel Kant: quella legge morale che sta dentro di noi e che spesso, nella vita di tutti i giorni,   omettiamo di osservare.   Nei comizi, sui giornali, in tv o sugli altri mezzi della comunicazione sociale, la parola etica viene pronunciata in modo ampolloso da questo o quell’esponente politico.

Ma di quale etica parlano?   Un richiamo a Max Weber, dunque, è   d’obbligo,     perché   fino a quando non sarà possibile   coniugare l’etica della convinzione con l’etica della responsabilità sarà davvero   difficile, se non impossibile,   aspirare o programmare la rinascita   sociale, culturale e economica   di una regione o di una nazione.


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