DIDATTICA A DISTANZA E SCUOLA INCLUSIVA
di Nelly Cantarella
L’anno scolastico volge al termine e sappiamo ormai da fonti certe che finirà così…tutti a casa con la didattica a distanza che primeggia con tutti i suoi difetti e i suoi pochi pregi.
Da educatrice, dopo due mesi dal suo utilizzo, mi sento di voler condividere delle riflessioni su ciò che sta seminando la didattica a distanza, i cui frutti li coglieremo sempre noi insegnanti nel momento in cui ci ritroveremo di nuovo in classe a dover ancora una volta mettere le toppe ad una organizzazione scolastica che è decisamente da migliorare. Certo, dal punto di vista normativo l’Italia può essere un modello da imitare, il problema consiste poi nell’attuazione delle leggi, come quella che ha previsto il Piano Nazionale Scuola Digitale che se fosse stata applicata nella sua interezza, ora in situazione di emergenza, avrebbe permesso a tutti gli alunni di passare al digitale.
E’ proprio questo il passaggio che manca: rimuovere gli ostacoli per permettere l’accessibilità totale, perché la didattica a distanza non è per tutti: non è per quelle famiglie disagiate economicamente che non possono permettersi strumenti digitali a casa, non è per gli alunni BES che non hanno chi li possa assistere, non è per le famiglie che soffrono di povertà educativa, insomma non è per una scuola inclusiva
Ma poi mi chiedo: c’è stata in questi mesi una disposizione o ordinanza o decreto o anche una parola in merito alla numerosissima categoria di alunni con Bisogni Educativi Speciali ? Mi sembra proprio di no!
Per non parlare dei contributi dati alle scuole, affinché tutti potessero avere uno strumento digitale: qual’era la procedura? Sempre burocratizzata, a carico delle famiglie che avrebbero dovuto mandare una mail per autocertificare i requisiti posseduti ed entrare in una graduatoria. Ed ecco qua il paradosso : chiedere a una famiglia non digitalizzata ancora oggi nel 2020, quindi sinonimo di povertà culturale, di mandare una mail! Cosa che la stragrande maggioranza, parlo ad esempio di una classe in cui su 24 alunni solo 7 avevano un computer o tablet, non è stata in grado di fare, rimanendo ancora più tagliati fuori anche dall’ ambiente “Scuola” . Le diseguaglianze sociali se prima c’erano, soprattutto in realtà scolastiche di periferia caratterizzate da un contesto che soffre di povertà educativa/economica/sociale con qualche minoranza che si distacca, ora si stanno accentuando con la didattica a distanza, col rischio di trovarci l’anno prossimo in classi ghetto! Certo, perché a Settembre, quando si dice si ripartirà con lezioni in presenza e online, sarà per forza di cose necessario dividere le classi, anche per ottemperare al distanziamento sociale, tra quelli che hanno partecipato a piattaforme, video lezioni e quant’altro, e quelli che sono rimasti fuori da tutto ciò e quindi indietro rispetto agli altri compagni
Qual’ è la conseguenza? Nella classe in cui insegno, ad esempio, l’anno prossimo gli alunni con Bisogni Educativi Speciali saranno paradossalmente quelli che oggi stanno andando avanti grazie alla didattica a distanza e che avranno bisogno di una didattica individualizzata perché ormai troppo distanti dalla maggioranza della classe! Ma poi mi chiedo ancora: dove sono finite le pari opportunità da tempo sbandierate per una scuola inclusiva che forse non lo è mai stata fino in fondo? Bene, in considerazione di tutto ciò e in previsione del fatto che dovremo ancora ricorrere alla didattica a distanza, sarebbe non opportuno ma necessario iniziare il prossimo anno scolastico con dei tablet , uno per ciascuno, forniti praticamente dalla scuola, cioè brevi manu senza bisogno di bandi, circolari, mail, graduatorie, in cui sia già installata la piattaforma unica ministeriale della Scuola e con i libri in formato e-book, in modo da poter quotidianamente utilizzare in classe gli strumenti digitali che così diverrebbero accessibili e di facile utilizzo per TUTTI.
Poi, per quanto riguarda la mancata socializzazione tra gli alunni, conseguenza della didattica a distanza organizzata così come sta procedendo fino ad oggi, sarà sicuramente compito degli Insegnanti dover ricucire gli strappi provocati dall’isolamento sociale, o forse (mi piace sognare) saranno chiamati in causa dei tecnici, siano essi sociologi, psicologi ed educatori, col compito di lavorare sulle relazioni interpersonali, sulla comunicazione e sulla risoluzione pacifica dei conflitti.
Nelly Cantarella : Educatrice, Musicoterapista, in formazione presso la facoltà di sociologia.