DALLA CONCENTRAZIONE DEL POTERE ECONOMICO ALL’EUTANASIA DELLA DEMOCRAZIA
Con il tempo è divenuto sempre più difficile per una persona responsabile e rispettosa della legge non notare la presenza dello Stato. Nel passato si poteva varcare le frontiere senza il bisogno di presentare documenti di riconoscimento e si poteva vivere in un Paese straniero senza alcun permesso, scambiare denaro senza problemi di norme antiriciclaggio e conservare tranquillamente in banca il proprio denaro senza che la stessa potesse frugare nelle tasche degli ignari correntisti (ciò sarà consentito dalla Direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie – bail In – in vigore dal prossimo gennaio). In cento anni la società è radicalmente mutata e sarebbe impensabile solo ipotizzare il verificarsi delle medesime condizioni di libertà, però nemmeno di essere sottoposti alle attuali condizioni di libertà vigilata. Si è passati da forme sostanziali di libertà dall’intrusione dello Stato ad odierne forme di libertà verso ciò che espressamente concesso. Insomma oggi è come se si fosse liberi di galoppare in un recinto ! Nella storia si sono succeduti reggimi dittatoriali molto coercitivi, ma mai si è arrivati a controlli così invadenti come gli attuali. Tutte le invenzioni ad alta tecnologia sembrano lasciare ai propri utenti ampi spazi di libertà, ma di converso celano un alto livello di controllabilità: così per gli smartphone in grado di rendere reperibili e localizzabili i loro possessori, per non parlare delle carte di credito o lo stesso facebook, usato per carpire i pensieri più reconditi. Tv, radio, stampa, cinematografia sono utilizzati per veicolare messaggi precostituiti da chi detiene il potere e consentire il soggiogamento delle masse.
Dietro il fantasma della sicurezza nazionale si sono permesse svariate violazioni della privacy. Spesso infatti le invenzioni sona nate per scopi bellici ed in seguito sfruttate per il controllo massivo dei cittadini. Tale controllo viene quindi tollerato dalla gente comune perché indottrinato dai media a favore di un maggiore rispetto delle legge fiscali e di sicurezza generale, quindi, apparentemente, a favore dei cittadini stessi mentre invece serve alla perpetuazione del potere dei nuovi notabili sulla gente comune. Perpetuazione molto costosa se è vero com’è vero che impedisce uno sviluppo economico maggiore, accrescendo di converso nuove forme di povertà, non più solo nel terzo mondo, ma proprio in quello industrializzato. Possiamo quindi immaginare la democrazia oggi come sinonimo di eguaglianza nel godimento dei diritti tra gente comune e classe dominante? Possiamo parlare di democrazia se si camuffa la grande crisi della finanza come crisi dell’economia. Basta vedere quanto capitato nel nostro Paese dove la manovra Monti è stata presentata come stratagemma per salvare l’Italia dal default, mentre era solo un modo per introdurre nuove tasse e tagli alla spesa pubblica e al welfare, e salvare, in un tragicomico rovescio della medaglia, i bilanci di banche e caste sparse nella penisola.
Anche gli odierni accadimenti (il decreto Salvabanche adottato dal Governo italiano per risanare i bilanci di quattro banche del Centro Italia) non vanno certo a rinforzare l’idea che diritti e doveri vengano attribuiti in modo egualitario. Anzi radicalizzano nell’immaginario collettivo la convinzione che sempre meno si lavori per la tutela dei consumatori e sempre più per garantire privilegi alle caste, vieppiù ingenerando un clima di sfiducia ed insicurezza come lo stesso commissario UE, Jonathan Hill, ha tenuto a sottolineare, ritenendo le citate banche ree di avere venduto prodotti inappropriati a persone inconsapevoli. Possiamo inoltre pensare che la democrazia, fondata sui principi della sovranità popolare, è rispettata laddove i media condizionano l’opinione pubblica fino ad invertire il rapporto elettore/eletto, così che è il secondo ad indurre il voto sui temi da questo prescelto? Di sicuro più questo stato di cose si perpetua più troverà nuovi adepti che alimenteranno un interesse unico, componente strutturale della crisi attuale. Peraltro l’attuale crisi pone in evidenza proprio i limiti della democrazia. La classe politica attuale è in grado di capire la crisi e porvi rimedio o, peggio ancora, esiste l’effettiva volontà di porvi rimedio considerato che uno stato di bisogno e di libertà vigilata perpetua la stessa leadership? E quale conclusione potrà avere questo processo se non un generalizzato autoritarismo democratico dettato da governi non nascenti da consultazioni elettorali, ma dalle segreterie dei partiti, i quali sviluppano la propria azione politica a suon di mozioni di fiducia ?!? Possiamo allora definire democratico un potere che non preveda l’alternanza politica e miri alla conservazione dell’apparato burocratico e del controllo tout court? A nostro avviso si sta andando nella direzione opposta, verso l’eutanasia della democrazia, in modo dolce ed indolore e forse proprio per questo più cinico e perverso.
Davide Franceschiello – sociologo ( dirigente ANS Calabria)