CORONAVIRUS, UNA PALESTRA PER L’EMPATIA.
Corre l’anno 2020 e l’OMS si è trovata a dichiarare la seconda pandemia del secolo a causa di un nuovo etereo agente patogeno chiamato COVID-19 che è tornato a minacciare, con la sua elevata trasmissibilità piuttosto che con il suo tasso di mortalità, la nostra salute. Per pandemia, infatti, si intende una aumentata e prolungata trasmissione di un virus nella popolazione generale, causando anche morte e con una inevitabile comparsa di casi in tutti il mondo. Di conseguenza, ogni paese deve predisporre un piano aggiornato continuamente in base alle linee guida dell’OMS circa la riorganizzazione del proprio sistema sanitario e farmaceutico. In risposta a ciò, la società è chiamata a partecipare nella sua totalità, coinvolgendo direttamente i singoli individui, perché ormai il gioco è fatto, bisogna accettare che, ancora una volta, è tutto cambiato all’improvviso.
Secondo George Ivanovich Gurdjieff un gruppo deve essere consapevole di essere tale, al suo interno ogni membro deve esserne cosciente e la totalità deve essere unita da un unico fine attraverso la collaborazione fra le parti: ognuno provvede autonomamente a qualcosa che aiuti tutti e ciascuno dipende necessariamente dall’esito degli altri così che ci sia interdipendenza.L’isterismo collettivo è sempre esistito e nel suo esordio potrebbero essere coinvolti i neuroni specchio: secondo Yao-Thung Lee e Shih-Jen Tsai, psichiatri di Taiwan, il sistema inibitorio automatico delle azioni riconosciute come inappropriate non funziona bene in alcune persone ed avvia un comportamento di imitazione di massa degenerando in una isteria generale.
Noi facciamo costantemente esperienza di cambiamenti di stati d’animo da una situazione all’altra, Francisco J. Varela chiama “breakdown” il passaggio, spesso brusco, da un dominio cognitivo all’altro da cui deriva, ad esempio, lo shock improvviso di fronte a qualcosa che si manifesta inaspettatamente e determina in risposta comportamenti impropri, come assaltare i supermercati anche di notte nonostante le rassicurazioni sul fatto che gli approvvigionamenti non saranno bloccati o prendere alla leggera delle restrizioni che prevedono il restare a casa pur sapendo che si potrebbe mettere in pericolo la vita altrui permettendo al virus di diffondersi ulteriormente.
Attualmente il mutamento sociale è costante perciò bisogna rispondere ad esso quasi simultaneamente, all’improvviso le persone si sono ritrovate a dover ripensare in maniera diversa la loro routine ordinaria, a mettere in discussione abitudini che sono quasi un automatismo inconsapevole a livello di azione e molte di loro non erano pronte. Si stanno trasformando le relazioni sociali in cui vengono proiettate le paure di entrare in contatto e contaminarsi, ma bisogna considerare che esse non sono impedite del tutto, si può ancora uscire per fare la spesa e provvedere alle necessità più urgenti, come andare al lavoro ove possibile, assistere i propri cari, portare fuori gli animali domestici che, per fortuna non sono fonte di contagio ma una buona compagnia per chi, ad esempio, vive solo. Mai come adesso, è necessario trovare il bello in qualcosa, restare positivi … più facile a dirsi che a farsi, ma ognuno di noi ha questo dovere verso il prossimo.
Dobbiamo cercare di restare auto-centrati, con la resilienza è possibile rompere l’istintiva identificazione nelle proprie credenze e metterle in discussione, la sicurezza prima che dall’esterno deve provenire da dentro la persona, perché attraverso i suoi conflitti interiori sarà possibile destrutturare le convinzioni radicate per poterne sviluppare nuove. A portare all’evoluzione non è il cambiamento in sé, ma come lo si affronta, le condizioni normali di vita, in particolare le difficoltà rivelano le potenzialità insite in ogni individuo. Stanno cambiando i modi di comunicare cercando di mantenersi in isolamento, bisogna ripensare in modo diverso il concetto di quest’ultimo, anche a distanza di un metro e mezzo possiamo ancora guardarci negli occhi, possiamo attraverso essi mostrare che c’è un sorriso nascosto dietro una mascherina, perché il virus non può infettare la nostra empatia, che poi è ciò che ci rende esseri umani. L’organizzazione sociale e culturale, secondo Ulrich Beck, si realizza sempre rispetto a un rischio che influenza tutte le dimensioni della nostra vita, il problema non è la sua comprensione e misurazione tecnica ma l’imprevedibilità delle sue conseguenze. Il rischio nasce dalle nostre azioni, condizionate prima che dai suoi effetti, dalla percezione di pericolo e dall’attribuzione di possibili scenari non ancora verificatisi. Queste dinamiche dipendono dalla posizione sociale degli attori nel loro contesto di riferimento e dai loro interessi. Per Beck si realizza un processo invisibile e silente di amplificazione del rischio che coinvolge tutti gli individui indipendentemente dalla loro libera scelta e inoltre, a causa della non linearità della relazione tra il danno e l’intensità dell’evento stressante si produce vulnerabilità, cioè indeterminatezza ed incertezza.
Purtroppo non possiamo rimuovere il rischio dalla nostra vita, ma possiamo diventare consapevoli di esso, come sostiene Domenico De Masi, quello che sta accadendo oggi è l’esplosione della globalizzazione come cassa di risonanza mondiale, in cui ciò che si è originato in un punto remoto della Cina è rimbalzato ovunque. Bisogna essere pronti a reagire con ottimismo e con la voglia di farcela, al posto di vivere in preda all’ansia dobbiamo essere solidali ed aver fiducia nel fatto che, attenendoci man mano alle regole ne verremo fuori più forti di prima e forse anche più maturi, sicuramente diversi. Le norme guidano le azioni, quelle sociali, in particolare, sono costituite da un insieme di regole prescrittive che indicano ad individuo e gruppi come comportarsi in maniera specifica, appropriata ed accettabile nelle diverse situazioni, rendendo prevedibile e comprensibile la vita sociale. Senza regole non è possibile trovare risoluzione alle problematiche della vita quotidiana, per questo è importante che in una società esistano ed è ancora più rilevante che vengano rispettate.
Nel caso della pandemia che ci stiamo trovando ad affrontare, nonostante sia molto pesante psicologicamente doversi rinchiudere e limitare i contatti sociali, anch’essi di vitale importanza per l’individuo, è necessario sforzarsi per non cadere in situazioni depressive che potrebbero aumentare ulteriormente questo stato di stress.Quando si sente di portare un peso enorme ci si potrebbe soffermare sul fatto che qualcun altro ne sta portando uno ancora più grande del nostro nel cercare di gestire questa grande emergenza.
Il virus non fa distinzioni, a lui non importa come le persone vivono il caos che ha portato nelle loro vite, lui non discrimina tra altruismo ed egoismo, ma noi si, noi possiamo usare questa capacità per aiutarci e per aiutare gli altri. Associati alle norme ci sono i valori, che forniscono indicatori di condotta molto più generali contribuendo alla formazione della cultura e prendono forma durante il processo di socializzazione, in modo da formare dei criteri di guida per le azioni circa indirizzi e ordini che possono diventare potenzialmente basilari.
Come sostiene Max Weber i valori orientano le scelte connettendosi con la realtà sociale, l’organizzazione economica e giuridica,le tradizioni, i costumi e i simboli di una società. Norme e valori dipendono dalle particolari condizioni sociali e storiche che una collettività si trova a vivere, perciò sono in continuo mutamento, alla fine di questo momento critico ne emergeranno sicuramente di nuovi in quanto è stata influenzata la totalità dei meccanismi di funzionamento della società. Ora è di fondamentale importanza abbracciare valori come empatia, solidarietà, ottimismo e farli risuonare in maniera tale che, passata la tempesta, ne resti la loro buona influenza futura per un mondo provato, ma sicuramente migliore. E allora, come si può diventare portatori di un ascendente positivo per il cambiamento futuro? Magari iniziando a darsi spontaneamente delle buone regole e a condividerle col prossimo, soprattutto attraverso l’esempio pratico. Nell’immediato non si può modificare ciò che sta accadendo né decidere quali prescrizioni a livello di vita sociale bisogna adottare, però è possibile intervenire sul proprio contesto privato dove necessariamente bisogna passare il tempo, in modo da predisporsi a rispondere con una certa attitudine a ciò che il contesto pubblico ci pone di fronte. Alcuni spunti potrebbero essere:
- Coltivare delle relazioni sociali di qualità pur non potendo uscire: il telefono oggi ci da la possibilità anche di videochiamare, in modo da vedere il proprio interlocutore. Piuttosto che passare ore ed ore su internet a chattare con più persone o a commentare post anche di sconosciuti o conoscenti, molto meglio farsi delle lunghe chiacchierate coi propri familiari, con gli amici più cari, con i colleghi costretti a restare a casa. Condividere la stessa situazione sarà meno pesante per tutti, parlando si può entrare in connessione molto più che scrivendo su un social, inoltre utilizzando gli auricolari ci si può dedicare anche ad altre attività in casa.
- Usare i social in maniera intelligente, ancora più che nei giorni scorsi: va benissimo tenersi informati sull’evoluzione della pandemia,selezionando solo le informazioni realmente attendibili che provengono da fonti ufficiali, ma è giunto il momento di andare oltre. Al posto di condividere sempre gli stessi post ironici, catastrofici o polemici, si può iniziare a notare le belle iniziative, le informazioni sui servizi utili e i buoni suggerimenti per impiegare il tempo davanti allo schermo in maniera costruttiva. Fare rete con chi si preoccupa anche del prossimo e mette a disposizione un po’ delle sue competenze per dare spunti positivi agli altri o anche solo per tirare su il morale. Ancora, di tanto in tanto fare semplicemente silenzio potrebbe essere più produttivo.
- Utilizzare internet per imparare cose nuove, per cercare nuovi interessi da coltivare e per migliorarsi sia a livello professionale che a livello di crescita personale. Ci sono dei corsi online che si possono seguire, colleghi e gruppi di lavoro a distanza con cui confrontarsi, e-book che si possono scaricare in tempo reale e potenzialmente una infinità di suggerimenti per dedicarsi a qualsiasi attività.
- Cercare di entrare nell’ottica dello smart working anche se non si è costretti a farlo. Nelle piccole realtà il coronavirus sta facendo emergere molte criticità in questo senso, soprattutto quella di essere colti impreparati ad utilizzare questa utilissima modalità di lavoro. Se non è possibile lavorare all’esterno, si può cercare di capire se c’è qualcosa nel proprio lavoro che si può adattare o trasformare in modo da farlo da casa, oppure portare del lavoro dall’ufficio per vedere se adottare la forma agile può essere fattibile in futuro (una buona alternativa al prendersi forzatamente le ferie!).
- Apprezzare i pochi momenti in cui si può uscire di casa ed anche il tempo che bisogna passare dentro: dedicarsi agli animali domestici, coltivare fiori, pulire a fondo la casa, una stanza per volta, un armadio per volta … ordinare fuori può portare ordine anche interiormente. Evitare di restare in tuta o peggio, in pigiama per la maggior parte del tempo ma curare lo stesso la propria immagine, cercare di muoversi facendo esercizio fisico in salotto, cucinare in modo sano, leggere libri e guardare film e documentari.
Mantenendo una vibrazione positiva si può affrontare meglio qualsiasi ostacolo e si rinforza anche il sistema immunitario, bisogna tenersi pronti a tornare nella normalità più fiduciosi di prima, perché quel momento arriverà e sarà bellissimo. La quotidianità non sarà più immediatamente percepita come scontata e probabilmente ci saranno delle nuove potenzialità da cui prendere spunto per ripartire e perché no, creare qualcosa di innovativo. La sociologia nello studiare progressivamente ciò che sta accadendo oggi mette in evidenza che è un periodo di transizione verso una riorganizzazione totale della società, alla fine di questa epidemia l’apporto delle singole persone probabilmente sarà importantissimo per riprogettare tutti i settori di vita, dalla politica al lavoro, dalla famiglia al tempo libero.
Sicuramente, anche dal punto di vista della sociologia clinica in particolare, un punto fermo resta l’importanza della prevenzione di stati di panico ed ansiogeni come reazione di fronte a fenomeni imprevedibili. Incoraggiare la consapevolezza, la compassione e la condivisione di emozioni e pensieri, sia negativi che positivi, può essere utile per aiutare l’individuo a sviluppare un autocontrollo emotivo in grado di renderlo competente nel rispondere in maniera consona alle esperienze negative e recuperare più velocemente di fronte a situazioni destabilizzanti.
Dott.ssa Federica Ucci, Sociologa specialista in Organizzazione e Relazioni sociali