COMUNICAZIONE E TERRORISMO GLOBALE
Racconto triste di una giornata di terrore gratuito con polemica futile annessa
Ore 3.00, mi sveglio per andare a bere un sorso d’acqua in cucina. Vado lentamente, incespicando sui passi, procedendo nel corridoio buio, con la bocca ancora profumata dal vino bianco e da una buona cena a base di pesce, degustata la sera prima, con gli amici di sempre. Bevo ed apro il balcone. Un soffio di vento autunnale e montano, filtra nella maglietta. Pacificato, rientro dentro. Domani riprenderà la solita routine “weberianamente” pianificata. Prima di reimmergermi tra le braccia di Orfeo, decido di aprire il mio portatile. Voglio controllare, se una email che aspetto da giorni, occupa finalmente il suo posto nell’archivio delle notizie importanti. Con sguardo assonnato e frettoloso, sull’homepage di un motore di ricerca famoso, poso, con fare disattento il mio sguardo, sulla parola in primo piano nella pagina. “ATTENTATI”. Preso contemporaneamente, da un meccanismo di negazione di freudiana memoria e da un assurdo schematismo della nostra occidentalità, per il quale si tende, essendo sovraccarichi di informazioni, a non processare quasi più niente, stavo per chiudere. “ Sarà il solito folle terrorista che in Siria s’è fatto saltare in aria!” ( c’è da tremare per la capacità che abbiamo acquisito di farci scivolare addosso, qualsiasi cosa, soprattutto le informazioni in qualche modo già lette o sentite). Tutto questo, in un paio di secondi.
Il sonno sarebbe ripreso, se solo la mia istintiva curiosità, non avesse stimolato i miei occhi, alla produzione di un micromovimento a destra. “ Attentati in Francia, decine di morti”. Ed in quell’attimo, come in un incubo, un film già sorbito, mi si ripresenta davanti agli occhi. Era l’11 settembre del 2001. Ero davvero giovane. Sul divano di casa, in un pomeriggio di tarda estate, stavo sorseggiando un succo all’arancia con la testa orientata fervidamente, sul viso delicato di una ragazza che occupava, all’epoca, il 99 % del mio materiale pensante, emotivo e sensitivo. Ricordo ancora, la sigla del TG1 edizione straordinaria, apparire decisamente fuori contesto. Avvertii per un attimo, un brutto presentimento ed ecco materializzarsi, il conduttore e subito le immagini, scaraventate a livello mondiale, di quella prima torre in fumo. Nella mente di un ragazzo, sostanzialmente poco cosciente, fu chiara la sensazione di trovarsi in una brutto capitolo dei libri di storia e di essere stato testimone, dell’inizio di una nuova pagina. Pagina dipinta di terrore e piena di incognite. E per un attimo, ho avvertito, qualche sera fa, la stessa aritmia strana, quel battito anomalo che dipinge sempre, una forzatura del pensiero che cerca di abbattere un emozione spiacevole, del tutto simile a quella che avvertii nel 2001. Con una differenza. La Francia è sopra casa mia. Violentandomi e quasi non volendo perdere quel senso di pace che la serata precedente mi aveva lasciato, mi sono rimesso a letto, cercando di riprendere sonno. Per non più di due minuti.
Con fare repentino mi sono rigirato e sceso. Ho indossato una felpa e mi sono riposizionato, davanti al pc, aprendo la TV. La notte, sarebbe passata insonne e carica di tensione, una tensione che si sarebbe allargata, ora dopo ora al luccichio artificiale di quel piccolo schermo. Arriva presto l’alba. La sveglia di mio padre, suona, si alza ed arriva in cucina. Una routine che va avanti sin da quando ne ho memoria. Entra e dice: “buongiorno Giuseppe, non capisco perché non dormi, quando potresti dormire un’ora in più!” e quasi svelto, si avvia verso la dispensa per preparare il caffè e dare alla giornata il primo profumo e sapore familiare. Ed io, con fare quasi sadico e preoccupato: “ papà, siamo in guerra!” ed alzo il volume della televisione. Nel giro di pochi attimi, i social, i media, la stampa, le chiacchiere e tutto ciò che concerne la comunicazione in una palla planetaria, piantata nel vuoto dello spazio, si velocizza a dismisura, si amplifica minuto dopo minuto, sempre più velocemente. Ok, ci siamo, anche in Italia ( in altri paesi a causa del fuso orario, sarà iniziato già da molto prima) ha inizio lo spettacolo del terrore cucito come un film hollywoodiano, sulle menti già abbondantemente caricate e destabilizzate dalle altre centinaia di precarietà quotidiane. Come quasi in una danza, tutti i social si spalmano di bandiere francesi e di fiocchi neri e cupi, tutte le televisioni di stato e private, iniziano un bombardamento vorace e deciso, carico di sguardi pieni di terrore, di parole cariche di tensione, di spari, di scene rubate a telecamere ambientali, in cui nulla si vede, ma tutto si immagina.
Fantasie, che riempiono assassine il nostro mondo interiore, caricandolo di fiabe di orchi e di lupi e di streghe, oramai prossime alla nostra sicura “casetta”. Opinionisti, strateghi, conduttori, sangue, barbe lunghe e minacciose e poi Hollande ed Obama. Con fare quasi imbarazzato, ecco apparire alcuni dei volti “mummificati” dei nostri abili fantocci della politica. Ed ecco, con qualche ingentilimento lessicale, fare capolino, le prime strumentalizzazioni, orientate a spostare voti e consensi ( l’occasione per quanto drammatica potrebbe essere ghiotta). Li guardo e li trovo poco interessanti. Un signore magrolino, che ci rappresenta presso l’UE, intesse un ricamo colto di verbi colorati di sobrietà: “dovremo, avremmo dovuto, ci stiamo organizzando, bisogna intervenire etc.). Ed ecco affiorare a livello di subconscio un mio :“ MA VAFF….O!”, rinforzato interiormente e ripetuto compulsivamente a cantilena. Sono in preda alle emozioni. Tutto questo è il diritto di cronaca, sacrosantamente sancito dalle carte costituzionali, di tutti i paesi civili. Diritto alla libera informazione che giudico una delle conquiste più grandi dei paesi civili. Conquista veramente eccelsa se solo fosse orientata soltanto all’informazione e non al controllo delle menti. Alle 10.00 del mattino, rifletto e decido. Una decisione lucida e radicale. Decido di leggere, soltanto le notizie dalle agenzie di stampa.
Decido di informarmi sui fatti, regolando la mia curiosità, non certo per fasciarmi gli occhi, ma per mantenermi libero, puro, nel mio pensiero critico. Decido di chiudere la televisione e meno che mai guardarla, durante i pasti. Decido, di riflettere e di farmi delle domande orientate al mio possibile se pur improbabile, infinitamente piccolo ruolo, rispetto a questa triste dinamica storica ed al ruolo di ognuno di noi in termini di confronto e di raffinazione della coscienza. Decido di non farmi schiacciare indifeso dalla mole di TERRORE che si sta piantando a livello planetario. “E’ quello che vogliono i terroristi!”, mi dico. Desiderano inquinare il mio quotidiano, il mio agire, il mio spostarmi liberamente nello spazio e nel tempo. Desiderano prendersi la mia libertà. Ma probabilmente, questo desiderio di rubare la mia anima, visto lo stile pornografico che spesso orienta e spettacolarizza i fatti accaduti, è proprio anche dei media e dei gruppi politici, delle intelligence internazionali, che spesso orientano, filtrano e stimolano i flussi informativi. Se fosse davvero così, non riuscirei a spiegarmi per quale oscuro motivo, si rinforzerebbe gratuitamente la strategia mediatica dei terroristi, orientata proprio alla disseminazione del terrore. Come un ventaglio, si aprono davanti al mio “piccolo professore interno” infinite domande. Ma sono solo un granellino di sabbia. Non so e non posso rispondere. Forse non voglio.
Giuseppe Bianco
SOCIOLOGO ANS Dipartimento Calabria
Formatore e Coach
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